[27/07/2009] News toscana

Firenze: la provincia coinvolge allevatori e istituti di ricerca per un progetto sul lupo

FIRENZE. La provincia di Firenze mette insieme "cane e gatto" per un progetto sul lupo. I due soggetti in questione sono l'Associazione interprovinciale allevatori di Firenze e Prato (Apa), e il Centro per lo studio e la documentazione sul lupo di Firenzuola (Csdl), realtà apparentemente in conflitto, a cui invece è stata chiesta la collaborazione per un'azione di  mediazione tra le proteste degli allevatori e l'esigenza di protezione e tutela del lupo.
Secondo i monitoraggi dall'estate 2005 sono ricomparsi i lupi nelle zone vallive della provincia di Firenze, in particolare  in Mugello, ma anche in altre zone del territorio come il Chianti, la Val di Sieve e l'Empolese Valdelsa.

Questo dato rileva  un aspetto positivo visto che questa specie non compariva nel fiorentino dalla fine del ‘600: ciò segnale un miglioramento delle condizioni ecologiche nelle zone vicine ai centri urbani e l'aumento delle prede dei lupi (es. caprioli e cinghiali), nelle aree prossime alle città, dato anche questo ormai acclarato scientificamente. I lupi limitano la presenza di ungulati ma sono anche fonte di preoccupazione per gli allevatori che subiscono attacchi agli animali da pascolo con danni di tipo economico per le attività. Questa situazione di disagio ha anche favorito il "fai da te" attraverso la diffusione di mezzi illegali per contrastare il fenomeno, come la dispersione sul territorio di bocconi avvelenati che ha portato al rinvenimento di otto lupi che, in meno di tre anni, hanno subito un tragico destino.

Per tutelare gli allevatori e i lupi la provincia finanzierà attività di informazione e monitoraggio, e soprattutto la realizzazione di impianti di recinzione elettrificata a vasto raggio, in modo da consentire agli allevatori, nel periodo primaverile ed estivo, di portare gli animali al pascolo in zone più alte. «L'iniziativa che promuoviamo da oggi - ha dichiarato la vicepresidente della provincia e assessore alla caccia laura Cantini - è l'applicazione su tutto il territorio provinciale di una sperimentazione fatta nell'Alto Mugello, quando apparvero i primi lupi. Al posto di reazioni timorose o provvedimenti temporanei, la provincia ha portato avanti una serie di studi e ideato interventi sperimentali di protezione. I risultati di questi studi ci hanno dato modo di capire quanti lupi ci sono nel nostro territorio e dove si trovano, mentre l'intervento campione ci ha fatto capire che la sperimentazione funziona».

Alcuni dati sono stati portati dall'assessore all'agricoltura Pietro Roselli: «dall'incrocio dei dati provenienti dai rilievi genetici, dal monitoraggio con la tecnica del wolf-howling (ululato indotto) e dalla segnalazione degli episodi di predazione, si ipotizza una popolazione oscillante tra i 25 e i 40 capi presenti sull'arco appenninico, in alcuni rilievi a nord di Firenze (Monte Morello, Calvana e Monte Giovi) sul Pratomagno e sui monti del Chianti. In dubbio invece l'eventuale presenza di qualche capo nell'empolese, in particolare nel comune di Castelfiorentino». Il progetto, della durata di un anno, riguarderà tutto il territorio della provincia di Firenze, e sarà rivolto alle molteplici realtà che la compongono, dalle grandi aziende agricole ai piccoli contadini. Sarà distribuito materiale informativo,  contenente nozioni  generali sulla problematica, le tecniche di prevenzione e le norme a riguardo. Per sensibilizzare la cittadinanza, nei luoghi maggiormente colpiti dal fenomeno (Calenzano, Chianti, Valdelsa), verranno organizzati incontri serali per confrontarsi sul problema.

«Un'iniziativa importante, risolutiva - ha sottolineato il presidente dell'Apa Giuseppe Pietracito - che va incontro alla sensibilità degli allevatori di vedere tutelate le biodiversità, ma soprattutto crea i presupposti perché possano svolgere il loro lavoro anche in luoghi marginali, difficili, vicini ai boschi, dove l'esistenza degli allevatori è tanto più importante, pena l'abbandono stesso di queste zone. Ringrazio la provincia perché ha capito che gli allevatori non possono farsi interamente carico di un'iniziativa che va poi a beneficio della collettività. Gli allevatori devono mantenere il loro ruolo di presidio e difesa dell'ambiente faunistico, che è interesse di tutti, ma anche il loro reddito, pena la cessazione dell'attività. Dobbiamo evitare che le specie viventi in via d'estinzione nei territori più difficili, diventino gli allevatori stessi» ha concluso Pietracito.

Per la protezione diretta degli allevamenti durante i pascoli estivi oltre alle recinzioni elettrificate di vasto raggio (gli impianti dovranno coprire un'area di circa 10 ettari), verranno anche acquistati 8 cuccioli di mastino abruzzese, che saranno affidati ad aziende ed allevatori interessati. L'importanza di questi cani per la protezione del gregge è stata riconosciuta a livello istituzionale a partire dal 1997, quando all'interno del Parco nazionale d'Abruzzo si decise per la prima volta di valorizzare la specie con il finanziamento dell'Unione europea. Le qualità del mastino abruzzese sono riconosciute anche in altri paesi: negli Stati Uniti vengono impiegati per contrastare i coyote, mentre in Norvegia hanno il compito di difendere gli ovini dall'attacco degli orsi.

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