[04/02/2010] News

Il difficile viaggio della balia nera per riprodursi ai tempi del global warming

LIVORNO. Secondo lo studio" Flexibility of Timing of Avian Migration to Climate Change Masked by Environmental Constraints En Route", pubblicato su "Current Biology", «Nel corso degli ultimi decenni, la fenologia di molti organismi è spostata in avanti, in risposta ai cambiamenti climatici. Anticipi del'arrivo di migratori su lunga distanza sono stati riportati frequentemente, ma gli anticipi negli arrivi e nell'allevamento non sono sempre sufficienti per far corrispondere la fenologia ad altri livelli trofici. Ciò ha portato a un aumento della selezione per l'allevamento dei primi nati e al declino delle popolazioni. Questa risposta inadeguata è stata spiegata con un inflessibile inizio della migrazione, governato da episodi non collegati al cambiamento climatico, come il fotoperiodo. È stato ipotizzato che l'evoluzione a livello genetico sia necessaria per un cambiamento di "photoresponsiveness". Recentemente, è stato ipotizzato un cambiamento evolutivo dei  periodi di migrazione. Qui risulta che i periodi della migrazione primaverile della balia nera (Ficedula hypoleuca) hanno risposto in modo flessibile ai cambiamenti climatici. La raccolta di dati durante la migrazione primaverile in nord Africa, anticipata di 10 giorni  tra il 1980 e il 2002, lo spiega con il miglioramento delle precipitazioni nel Sahel e con un effetto fenotipico della data di nascita.  Il mancato anticipo per motivi di allevamento è una causa più probabile dei vincoli ambientali durante la migrazione. L'adeguamento della data di arrivo dei migratori ai cambiamenti climatici potrebbe dunque essere rapido, ma solo se ci sono circostanze positive per il cambiamento durante tutto il viaggio».

La balia nera è una delle specie di migratori più studiate da 50 anni per capire i meccanismi dell'evoluzione degli uccelli, soprattutto in rapporto all'effetto che i cambiamenti climatici potrebbero avere sui modelli riproduttivi. Lo studio condotto da ricercatori dell'università olandese di Groningen guidati da Christiaan Both, mette in discussione la convinzione che gli uccelli migratori non siano in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici, perché seguono rigidamente i tempi delle migrazioni, almeno la balia nera (con qualche difficoltà) ci starebbe riuscendo: dimostra la capacità di anticipare la migrazione e un potenziale di adattabilità a lungo termine. Però anche gli ornitologi olandesi pensano che «Tuttavia, a fronte di condizioni meteorologiche avverse gli uccelli potrebbero ritardare l'ultimo tratto migratorio».

La Ficedula hypoleuca vive nei boschi e questo permette di studiare anche le modificazioni nel suo modello alimentare con il variare delle stagioni di quell'ambiente. Both spiega che «Le foreste sono caratterizzate da un influsso di insetti all'inizio della primavera. Se gli uccelli non riescono ad individuare il picco massimo di presenza di insetti, con cui nutrire la prole, sarà impossibile mantenere la giusta proporzione di popolazione.

Una sincronizzazione  che rischia di saltare con l'aumento degli "incidenti climatici" lungo il percorso migratorio: il bollettino scientifico dell'Ue Cordis spiega che «Nel corso della migrazione primaverile le balie nere devono viaggiare tra i 5000 e i 9000 chilometri dal loro rifugio invernale in l'Africa occidentale per raggiungere le zone di riproduzione in vari paesi d'Europa e in regioni della Siberia e della Russia. Una parte dello studio si conclude con la considerazione che gli uccelli hanno impiegato sei giorni per viaggiare dall'Africa occidentale ai Paesi Bassi, ed ulteriori sei giorni per raggiungere la Svezia centrale. Solo un numero esiguo di questi uccelli sopravvive al viaggio, che è veramente estenuante». I ricercatori hanno osservato che nel 2002 gli uccelli hanno iniziato la migrazione ed hanno raggiunto l'Africa settentrionale 10 giorni prima di quanto accadesse nel 1980, ma  nonostante la partenza anticipata gli uccelli non sono riusciti a raggiungere le zone di riproduzione prima di quanto avvenisse 20  anni prima ai loro antenati.

«Il ritardo nel viaggio indica che il tragitto attraverso l'Europa si è rivelato meteorologicamente difficile - spiega Both - Gli uccelli rispondono ai cambiamenti climatici con una maggiore flessibilità riguardo al momento della migrazione. La risposta ai cambiamenti climatici in natura è meno diretta; gli uccelli stanno ad esempio anticipando gradualmente la cova, da cui risulta la nascita della prole in anticipo nel periodo primaverile. Per un certo periodo abbiamo pensato che gli uccelli migratori non riuscissero ad adattarsi ai cambiamenti climatici proprio per i loro tempi migratori primaverili, rigidi e piuttosto inflessibili. Ora abbiamo dimostrato che la nascita prematura della prole è anche causa di una migrazione anticipata e che negli ultimi 25 anni i tempi della migrazioni si sono spostati in avanti. Quindi, il motivo per cui gli uccelli non anticipano il proprio arrivo non è dovuto ad una partenza posticipata, ma alle circostanze contingenti durante il passaggio sull'Europa meridionale, che certamente non sono migliorate».

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