[27/07/2009] News toscana

Foche e centrali nucleari

Pare sempre più difficile difendere il mare italiano, in attesa da decenni di una grande area marina protetta nell'arcipelago toscano che ne faccia finalmente la più grande non solo del Mediterraneo, ma del mondo intero. L'argomento è stato anche oggetto di una polemica nazionale a mezzo stampa in cui l'attuale Ministro dell'Ambiente rivendicava, almeno a parole, la sua volontà di proteggere la biodiversità marina come sostenuto dalla Carta di Siracusa approvata nel recente G8 ambientale. Ma poi non metteva in atto alcuna pratica concreta per passare ai fatti. La querelle è stata infine alimentata da alcuni interventi in cui era difficile riconoscere il prevalere dell'ignoranza o della malafede. Il Ministro Matteoli aveva fatto in questo senso un gran lavoro: istituite molte aree marine protette, progettate altre, sulla carta, appoggiandole a criteri scientifici e con una regolamentazione complessivamente buona. Il Ministro Pecoraro aveva confermato il lavoro del suo predecessore a dimostrazione che non si tratta di questione partitica, ma di interesse nazionale su cui c'era ampia concordia.

Però le amp rimangono sulla carta anche quando, come è il caso dell'isola del Giglio, le amministrazioni redigono progetti sensati e questi vengono  discussi ai tavoli tecnici con il Ministero. Chiediamo al Ministro Prestigiacomo di rilanciare subito l'area marina protetta del Giglio, a meno che non si voglia cedere alle pressioni della nuova maggioranza politica comunale, che sembra voler cancellare la delibera di quella precedente. Abbassare i livelli di tutela non ha alcun senso perché il mare non sta meglio di prima e le amp sono l'unica risposta, anche preventiva, al mare malato. Poi l'avvistamento di una foca monaca al largo del Campese ha confermato che ci vorrebbe un scatto di buona volontà. Nelle isole Sporadi settentrionali la (presunta) presenza della foca monaca ha messo in moto un movimento economico fatto di ospitalità, avvistamento e merchandising che funziona a pieno ritmo otto mesi all'anno, pure se la foca si riproduce solo in una di quelle isole. Nessuno degli abitanti si è risentito per quell'avvistamento, anzi, ne hanno tutti visto occasione di sviluppo (e nessuno lo ha messo in dubbio).

Purtroppo la miopia di molti amministratori locali è spesso pari alla loro ignoranza in materia scientifica e ambientale (fatte le dovute eccezioni, ovviamente): per molti di essi l'eccezionalità naturalistica è solo un problema, non un'occasione. E i vincoli possono essere trasformati in opportunità, se qualcuno avesse l'acume e la lungimiranza di pensare anche non dico a suo figlio, ma almeno a suo nipote.  Ci sono poi ragioni di interesse nazionale che dovrebbero imporre scelte più decise in materia di protezione ambientale: in Italia, invece, si imporranno le servitù delle centrali nucleari senza consultare nessuno, anche se qualche problema i materiali radioattivi comunque lo danno. Non si impongono invece le riserve naturali, riparandosi dietro l'alibi del consenso locale: ma come, per l'atomo sì, per la natura no ?

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