[02/02/2010] News toscana

Pm10 Toscana: dal 2005 al 2009 -40% di giorni di sforamento, e -15% in media

FIRENZE. Nel quadriennio 2005-2009 (un tempo stimato da Arpat come «sufficientemente lungo per evidenziare tendenze depurate della variabilità annuale delle condizioni meteorologiche») la qualità dell'aria toscana è migliorata dal punto di vista di quel parametro fondamentale di inquinamento rappresentato dal Pm10: il direttore generale di Arpat Sonia Cantoni, in una conferenza stampa tenutasi oggi a Firenze alla presenza dell'assessore regionale all'Ambiente Anna Rita Bramerini e del presidente di Legambiente Toscana Piero Baronti, ha infatti reso noti i dati aggregati per il periodo citato, evidenziando come dal 2005 si sia avuta una riduzione del 40% dei giorni di superamento della soglia dei 50 µg/mc (da 377 a 223 giorni, dato cumulativo riferito alle 25 stazioni comprese nella rete regionale di rilevamento)  e una riduzione del 15% della media delle medie giornaliere (da 33,8 a 28,3 µg/mc).

Entrambi i dati sono riferiti alle stazioni di rilevamento definite "urbane di fondo", che monitorano cioè i valori del "rumore di fondo" dell'inquinamento urbano: ad esse si contrappongono le stazioni urbane e non situate in strade trafficate e in aree industriali. Il valore "di fondo" è però considerato più importante non solo per l'ovvia maggiore variabilità che contraddistingue i rilevamenti effettuati in aree trafficate, ma proprio per il fatto che l'impatto delle sostanze inquinanti sulla salute e sulla qualità di vita del cittadino è da valutarsi secondo la qualità dell'aria in cui esso "vive", più che nelle zone che "attraversa" nei suoi quotidiani spostamenti.

Insomma, sapere in che aria siamo immersi è più significativo rispetto al sapere con che aria veniamo a contatto in situazioni (o in luoghi) critici: e in questo senso va riportato le procedure di valutazione dell'Unione europea per l'impatto degli inquinanti sulla salute della cittadinanza sono riferite proprio alle stazioni urbane di fondo. A questo proposito appare interessante, tra gli altri, un dato citato da Mario Romanelli, responsabile settore qualità dell'aria presso la direzione generale delle politiche ambientali della Regione, che indica in 12-20 µg/mc di Pm10 il «background regionale costante», cioè la qualità media (possiamo definirla "di default") dell'aria che respira un cittadino toscano. Questo valore è dato per circa 5-10 µg/mc da emissioni interne alla regione, per un analogo valore dal contributo extraregionale, e per 4-8 µg/mc da emissioni di polveri di provenienza naturale, come l'aerosol marino, la sabbia sahariana che giunge sui cieli toscani durante le ondate di calore, eccetera. E' chiaro come questi valori siano riferiti alle medie, mentre a livello locale si ha una notevole variabilità nel mix delle tre fonti citate.

Evidenziato comunque il trend al ribasso del Pm10 (che è peraltro parallelo alla diminuzione di vari altri inquinanti: dal 1995 al 2007, secondo dati mostrati da Romanelli, si è avuta una diminuizione del 62% del CO, del 24% del Pm2,5, dell'82% per gli SOx e del 13% per l'ammoniaca) restano comunque svariate criticità: anzitutto, comunica Arpat, «resta pressoché invariato negli anni il numero di stazioni che superano la soglia di 40 µg/mc per la media annuale (per il 2008 e 2009 sono 2 su 25, stazioni ubicate a Firenze, classificate Urbana traffico), e nonostante il trend di diminuizione restano ancora 10 stazioni su 25 oltre la soglia dei 35 superamenti giornalieri del valore di 50 µg/mc, di cui due stazioni classificate Urbana fondo».

Secondo l'assessore Bramerini, i dati presentati («che da un lato appaiono migliori rispetto a qualche anno fa, dall'altro non ci tranquillizzano») mostrano comunque la validità del far prevalere interventi strutturali - in primo luogo il rinnovamento del parco veicoli pubblico e privato e l'incremento dell'efficienza energetica degli impianti di riscaldamento - rispetto alle misure emergenziali, pur necessarie in casi critici. Bramerini ha ricordato i complessivi 143,5 milioni di euro (33 di interventi diretti, 110 per interventi indiretti come i finanziamenti per la tramvia fiorentina) investiti dalla Regione per il miglioramento della qualità dell'aria, e ha richiamato la perdurante assenza di una pianificazione nazionale che, su indicazione dell'Ue, avrebbe dovuto fornire un quadro organico agli interventi da parte degli enti locali.

L'assessore regionale ha anche ricordato la recente approvazione della nuova legge regionale sulla qualità dell'aria, che è in procinto di entrare in vigore e che, tra le altre cose, renderà obbligatori i Piani di azione comunali, che finora prevedono globalmente 1224 interventi, di cui circa 300 sono stati già realizzati. Inoltre, è stato sottolineato che la riduzione del Pm10 è stata del 40% (in termini di giorni di superamento della soglia massima) anche in riferimento al periodo 2002-2009: si ha quindi una riduzione analoga sia dal 2002 sia dal 2005, e questo si spiega col fatto che il trend al ribasso avutosi dal 2005 (più ancora dal 2006) ha fatto seguito ad un triennio, quello 2002-2005, caratterizzato da una sostanziale stabilità dell'indicatore citato.

Prudente soddisfazione è stata espressa anche da Piero Baronti, che davanti ai trend in miglioramento ha giustamente rivendicato il «ruolo di pressione nei confronti delle P.A.» svolto da associazioni come Legambiente per far mettere in atto le azioni di contrasto all'inquinamento, ma che si è detto anche preoccupato per le 10 centraline che tuttora sforano i limiti di emissione. Baronti ha quindi indicato nel traffico, nelle emissioni industriali e nel riscaldamento domestico («solitamente "scordato", e solo in questi giorni riscoperto dai media per il suo ruolo nel produrre emissioni») gli ambiti prioritari su cui intervenire. "Intervenire", secondo Legambiente, significa agire sulla rottamazione dei mezzi pubblici inquinanti e delle caldaie inefficienti, sui limiti di velocità nelle strade (come previsto anche dal Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell'aria approvato lo scorso giugno, nda), sui filtri anti-particolato, su una «maggiore integrazione con le politiche energetiche ed urbanistiche», anch'essa auspicata pure all'interno del Prrm, e sulle «grandi opere come tramvia e metroferrotramvia».

Sui blocchi temporanei del traffico (ritornati in auge in questi giorni per quanto avvenuto a Milano), infine, Baronti non si è mostrato particolarmente entusiasta, preferendo anch'egli le misure strutturali: comunque, i blocchi «vanno fatti solo in alcuni giorni, solo in alcune ore, e soprattutto devono essere omogenei sul territorio». E a questo proposito Bramerini, pur chiarendo di condividere l'impostazione basata sulle misure strutturali sopra citate, ha spiegato anche quali misure siano, secondo la Regione, da attuarsi in casi emergenziali: a titolo esemplificativo sono stati citati «gli incentivi (parcheggi gratuiti, biglietti a prezzo ridotto) all'uso del trasporto pubblico, la circolazione dei veicoli privati riservata a quelli con almeno 3 passeggeri, l'istituzione di fasce/aree in cui limitare la circolazione dei veicoli e infine la riduzione della temperatura negli edifici, o del periodo di funzionamento giornaliero degli impianti di riscaldamento».

Torna all'archivio