[02/02/2010] News

Malta frena l’azione dell'Ue sui cambiamenti climatici (e l’Italia guarda compiaciuta)

LIVORNO. La minuscola Malta ha assunto il ruolo del disturbatore delle politiche ambientali del gigante Unione europea: l'isola non ne vuole sapere di osservare le regole sulla caccia e le Zps (un po' come l'Italia) e ora sta facendo di tutto per frenare l'impegno dell'Ue nel fissare obiettivi ambiziosi per limitare il cambiamento climatico. Secondo il Times of Malta questo atteggiamento «Ha provocato sorpresa e rabbia, e preoccupazioni perche è nell'interesse del Paese limitare la sua vulnerabilità alle mutevoli condizioni meteorologiche». Ma la Camera di Commercio di Malta, le imprese e l'industria hanno appoggiato gli standard di riduzione dei gas serra proposti dal governo di centro-destra che secondo loro garantirebbero la competitività dell'economia maltese.

«In occasione dell'ambassadors' meeting dell'Ue la scorsa settimana a Bruxelles è stato deciso che i 27 Paesi del blocco non si impegneranno nel prossimo decennio a ridurre le emissioni del 30% rispetto ai livelli del 1990 - scrive il Times of Malta - Questo perché Malta, insieme a Polonia, Italia e Cipro, si è opposta ed  ha insistito che l'Ue dovrebbe impegnarsi per non più del 20% a causa delle preoccupazioni per i costi troppo alti per l'industria. La posizione di Malta è stata una sorpresa, soprattutto dopo le dichiarazioni rilasciate dal primo ministro Lawrence Gonzi alla conferenza sui cambiamenti climatici a Copenaghen il mese scorso. Lì, il governo ha detto al mondo che Malta è in prima linea per gli impatti dei cambiamenti climatici e ha invitato i leader mondiali a fare tutto il possibile per limitare il problema».

Razzolare bene e praticare male in campo ambientale è una costante di Malta, Edward Mallia, uno scienziato ed esperto di cambiamenti climatici è scoraggiato: «L'impegno di Malta sui cambiamenti climatici è sempre stato costantemente evasivo, soprattutto interessato a ricordare all'intera galassia che siamo stati noi ad allertare il pianeta su questo business del cambiamento climatico. Nel 1988, Malta ha messo al centro dei negoziati internazionali l'idea del cambiamento climatico come "preoccupazione comune dell'umanità', nella prima risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Eppure il Paese non ha messo in pratica quelle parole».

Leo Brincat, il portavoce per il climate change dell'opposizione del Partito laburista, ha detto che il governo nazionalista ha riportato la situazione a 20 anni fa: «E come se gli egiziani dicessero: una  volta avevamo i Faraoni». I laburisti chiedono che il premier Gonzi rispetti gli impegni presi adottando subito iniziative coraggiose e radicali. Secondo Brincat «Le performance nel settore climatico di Malta e di questi altri tre Paesi, sono inferiori alle richieste dell'Ue, sono inferiori ai suoi obiettivi e tra le peggiori nell'Ue. Dimostrano che c'è un enorme divario tra la banalità dette dal governo e la realtà sul terreno».

La maggioranza di centrodestra del Partito nazionalista cristiano democratico, ha votato alla Camera contro tutte le misure dell'Ue che, secondo i deputati nazionalisti, potrebbero pesare sulle imprese e sull'industria con obblighi di natura ambientale, e perché altri "Paesi concorrenti"non sarebbero disposti ad assumere impegni analoghi. Il direttore generale della Camera maltese, Kevin Borg, ha spiegato al Times of Malta che "La creazione di un "level playing field" per le imprese in tutta l'Europa e in tutto il mondo è di fondamentale importanza, in particolare nel clima economico attuale, in cui gli obiettivi a breve termine dell'economia, quali la salvaguardia posti di lavoro, sono una priorità assoluta. La competitività non deve essere compromessa»..

Martin Galea de Giovanni. Il presidente di Friends of the Earth Malta, critica duramente le proposte del governo: «Malta può solo avere beneficio da riduzioni più alte delle emissioni. Ma il governo è convinto che Malta non possa tenere il passo con i maggiori impegni dell'Ue. Votare con questo atteggiamento sul cambiamento climatico è fortemente irresponsabile». L'unica concessione fatta dalla maggioranza di centro-destra maltese è quella di un sostegno a progetti per l'efficienza energetica, implementando le iniziative locali. Lo stesso Commissario europeo alla pesca a ed agli affari marittimi, il maltese Joe Borg, anche lui del Christian Democrat Nationalist Party, evidenzia che «Malta per il suo rifornimento energetico dipende eccessivamente dai combustibili fossili» e  che le possibilità per l'industria di passare a tecnologie più pulite o alla produzione di energie alternativa sono limitati «I tempi di adattamento devono essere presi in considerazione». Eppure, un recente rapporto della Commissione europea sottolinea che Malta è uno dei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici di tutta l'Unione europea. La "furbizia" di impedire agli altri Paesi dell'Ue di ridurre maggiormente le loro emissioni alla lunga potrebbe costarle molto cara ed essere molto più onerosa dei discutibili (e tutti da verificare) effimeri vantaggi a breve termine. Quello che è certo secondo tutte le previsioni è che nell'hot-spot del cambiamento climatico del Mediterraneo, il global warming colpirà più forte le isole e un piccolo Stato insulare come Malta (ma anche un bel pezzo di Italia) dovrebbe prepararsi, non rimandare tutto a tempi economicamente migliori.

Così, mentre la Maldive e gli altri piccoli Stati insulari puntano a dare l'esempio con forti politiche che arrivano alle emissioni zero ed al carbon neutral, il ministero delle risorse di Malta sfiora il ridicolo dicendo che, siccome giganti come Usa, Cina, India e Brasile non hanno adottato obiettivi efficaci a Copenaghen, un accordo più ambizioso da parte dell'Unione europea limiterebbe la competitività del minuscolo arcipelago maltese rispetto a questi Paesi, ma che, naturalmente «Se ci fosse uno sforzo globale per ridurre le emissioni, Malta sarebbe la prima ad accettare un aumento degli obiettivi dell'Ue». Sembra proprio che questo David al contrario faccia da avanguardia e scudo per i Golia eco-scettici dell'Ue, a cominciare dalla vicinissima Italia.

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