[01/02/2010] News toscana

Il riuso delle acque reflue stenta ad affermarsi e viene spesso pił citato che realizzato

FIRENZE. In una sala delle Collezioni di Palazzo Bastogi stracolma di persone si è svolto il convegno "Il riuso della acque reflue, realizzazioni e prospettive", a dimostrazione di come, nonostante l'argomento tecnico, il tema sia di notevole interesse. Di riuso dell'acqua nei vari settori idroesigenti, come affermato da diversi relatori, se ne parla molto ma le realizzazioni scarseggiano, nel Paese e anche in Toscana dove le esperienze di rilievo affermate ad oggi non raggiungono la decina.

«Il convegno nasce dalla valutazione che la carenza di risorsa idrica è una delle maggiori criticità del nostro tempo, in tante parti del mondo, ma anche da noi- ha introdotto la presidente della commissione Ambiente del Consiglio regionale, Rosanna Pugnalini (Pd), che ha voluto l'organizzazione della giornata realizzata in collaborazione con Airba (Associazione italiana ricerca biologica ambientale) - I problemi relativi alla risorsa idrica sono noti, seguiti dall'Onu e da altre istituzioni internazionali. Ma i programmi per il superamento del problema sono ancora oggi inadeguati, e ognuno di noi, ogni istituzione, deve fare la sua parte».

Insieme alla riduzione dei consumi, al risparmio idrico cioè all'incremento dell'efficienza di utilizzo, il riuso delle acque reflue (ed anche il riciclo nello stesso ambito dove l'acqua è prodotta) è una strada obbligata che va resa maggiormente accessibile. «Con la crescita della sensibilità ambientale questo tema si è diffuso in molti paesi, da un decennio è entrato anche nei documenti di programmazione economica europea - ha continuato Pugnalini - ma in Italia il riuso stenta ad affermarsi e viene spesso più citato che realizzato».

A limitare questa pratica sono diversi fattori, tra cui le carenze normative che non obbligano al riuso in modo cogente e impongono invece parametri con limiti eccessivamente prudenziali per l'acqua proveniente da riuso salvo poi, come avviene nel settore agricolo, immettere sul mercato prodotti che provengono da aree europee ed extraeuropee che hanno limiti meno restrittivi dei nostri.

Inoltre a scoraggiare questa pratica sono i costi elevati dell'acqua di riuso rispetto a quella primaria e anche resistenze di natura psicologica e sociale. Come noto e ribadito durante il convegno dal ministero dell'ambiente, il decreto legislativo 152/06 è in fase di revisione e si attendono modifiche (anche) su questo tema per superare le criticità. Tra le esperienze di riuso più interessanti che si sono affermate in questi anni in Toscana, quelle in campo agricolo svolte con la guida tecnica di Arsia e alcune in campo industriale.

Asa (gestore del servizio idrico nell'area livornese), ha realizzato un acquedotto per il riuso delle acque reflue dei depuratori di Venturina e San Vincenzo e per quello di Piombino, con l'invio all'acciaieria Lucchini di oltre 3 Milioni di mc/a di acqua complessivi, provenienti da depurazione.

Sempre in provincia di Livorno molto interessante è il progetto Aretusa che coinvolge la Solvay come utilizzatore finale, con circa 4 milioni di mc di acque reflue provenienti dai depuratori di Cecina e di Rosignano che arrivano all'industria chimica. Ancora in ambito industriale è ormai attiva da anni l'esperienza di riuso dell'acquedotto dell'area pratese che invia all'industria tessile 4milioni di metri cubi di acqua sui 12 che servono al settore.

Con la crisi economica che ha coinvolto anche il tessile le richieste di acqua di riuso sono diminuite, ed il gestore sta cercando altri utilizzatori finali (autolavaggi, piccole aziende artigianali, impianti di betonaggio) che se allacciati all'acquedotto industriale trovano incentivi nel regolamento edilizio del comune di Prato; contemporaneamente la provincia ha aumentato i costi delle concessioni di acqua primaria, a dimostrazione che solo azioni sinergiche, compiute a vari livelli, vengono incontro alle esigenze ambientali.

Le esperienze virtuose toscane riguardano soprattutto l'ambito agricolo e industriale, mentre la possibilità di riuso in ambito urbano non è stata valutata con un livello di approfondimento necessario all'effettiva applicazione. Per cercare di colmare questa lacuna la Regione Toscana ha affidato uno studio (in corso di esecuzione) ad HydrogeGea vision s.rl. per un approfondimento sul riuso urbano, che vedrà come momento conclusivo la realizzazione di un'esperienza pilota nella città di Prato.

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