[01/02/2010] News toscana

3400 ettari in cerca d'autore: sarà approvato oggi il masterplan del parco della Piana

POGGIO A CAIANO (PO). Un parco che «deve essere elemento ordinatorio sul piano urbanistico, cioè che "detti le regole", da questo punto di vista». Un parco che «sia riconosciuto come vera e propria funzione, che stia alla Piana come il Prater sta a Vienna, e va ricordato come all'interno del Prater siano situati un termovalorizzatore e una linea ferroviaria»: in questo senso siamo davanti ad un «grande progetto territoriale che, fra le varie infrastrutture presenti, e quelle che sono in corso di progettazione nell'area, si ponga come grande infrastruttura verde che dia forma urbana e coordinata a tutto il resto: tutto questo ha molto a che fare con le strategie che la Toscana deve perseguire per uscire dalla crisi: il "fare", anzitutto, ma il "fare" in un modo sostenibile, in un'ottica di green economy, di innovazione, di qualità. E questo "fare" comprende anche la realizzazione delle infrastrutture previste, ma inserite in questa grande infrastruttura verde».

E' in queste dichiarazioni rese stamani dall'assessore regionale alle Infrastrutture Riccardo Conti che si può ben intendere la forma che avranno i 3400 ettari che, nell'attuale pianificazione, diventeranno parte integrante del parco della Piana, il cui Masterplan sarà approvato oggi in Giunta e di cui si è discusso nel seminario "Il parco come progetto culturale".

Secondo Conti, non si deve commettere l'errore di «fare il lunedì un attestato di buone intenzioni - il parco, la tutela, il paesaggio - e poi il martedì scontrarsi con la "dura realtà" rappresentata dalle esigenze di sviluppo del territorio: occorre invece un salto nella capacità di governo che ci porti ad unire i due temi, in un progetto unico». E l'efficienza di questo processo sarà rafforzata - e anche verificata - attraverso la partecipazione, come indicato non solo dalla legge 69 ma anche «dalla legge 1/2005, che apre una strada che prevede di sperimentare le pratiche partecipative anche in altri grandi progetti territoriali, come lo scolmatore e le grandi piattaforme logistiche».

Il parco come funzione urbanistica prevalente sulle altre, quindi. Il parco come connessione tra le esigenze e le pratiche di sviluppo del sistema infrastrutturale e produttivo e quelle di reperimento (e reciproco collegamento sia fisico sia immateriale) di aree da destinarsi alla qualità della vita, alla tutela/valorizzazione del patrimonio artistico-archeologico-culturale, dei sistemi paesaggistici e della biodiversità. Un "ponte", insomma, tra gli aspetti di tutela e quelli di sviluppo, tra un vero e proprio "parco" comunemente inteso e un sistema di vincoli e limiti di impronta urbanistica.

E non va dimenticato anche il ruolo determinante che la creazione del parco della Piana potrà svolgere nel percorso di uniformazione delle attività pianificatorie e gestionali tra i vari centri decisionali presenti nella Piana: in questo senso l'assessore al Commercio e alle Politiche culturali della Regione, Paolo Cocchi, ha sostenuto («a titolo di provocazione») che «la regione ha bisogno soprattutto di un "sindaco": qualcuno, cioè, che non abbia come principale obiettivo l'azione di sintesi o collegamento che oggi è propria delle politiche regionali, ma che attui vere e proprie "scelte" per il territorio, allo stesso modo - appunto - in cui lavora un sindaco di un comune».

Con l'odierna approvazione del Masterplan per il parco (sui cui contenuti ritorneremo nei prossimi giorni) si passa quindi dalla (ormai ventennale) fase di dibattito a quella operativa, che peraltro ha già visto l'attivazione dei primi stanziamenti finalizzati alla realizzazione di un collegamento ciclabile tra il Polo scientifico di Sesto fiorentino e il parco di villa Montalvo a Campi Bisenzio.

La sfida fondamentale, come spiegato dal garante regionale per la comunicazione Massimo Morisi, è naturalmente quella di individuare il migliore punto di equilibrio tra gli ambiti di sviluppo sopra citati, rendendo il parco della Piana una «sperimentazione dei possibili collegamenti tra gli aspetti culturali, ambientali e produttivi», che secondo Morisi è «forse la ricetta per la stessa Toscana del futuro» e che - aggiungiamo - forse altro non è che un altro nome per la più ampia sfida rappresentata dal perseguimento della sostenibilità.

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