[26/01/2010] News

Anche in Mali spunta "l’eco-inceneritore" ad emissioni zero che produce elettricità

LIVORNO. Tutto il mondo è paese e se il sindaco del comune di Campi Bisenzio, Adriano Chini, propone dalla ricca Toscana che a Sesto Fiorentino si faccia l'eco-inceneritore, dalla poverissima capitale del Mali Bamako arriva la notizia che ne faranno uno anche li, e forse ancora più miracoloso e risolutivo dell'inceneritore al plasma campigiano.
Le città di Bamako e di Koulikoro saranno presto alimentate dall'elettricità prodotta da una centrale termica da 30 Megawatt che funzionerà bruciando i rifiuti solidi urbani. E' il Complexe écologique et énergétique de Bamako (Beec), installato nella discarica di Noumoubougou (nella foto), a 30 km dalla capitale, che costerà 58 miliardi di franchi Cfa (118 milioni di dollari). Un impianto privato realizzato dalla società statunitense Vica Technology LLC, che verrà ceduto al governo del Mali dopo 15 anni di funzionamento.

Di cosa si tratti lo spiega bene il comunicato del Consiglio dei ministri del Mali che nel novembre 2009 ha dato il via libera al Beec «Il progetto di una centrale di produzione di elettricità a partire dai rifiuti urbani delle città di Bamako e di Koulikoro, denominato Complexe Ecologique et Energétique de Bamako, si iscrive nel quadro della messa in opera della politica energetica nazionale e punta a promuovere l'economia nazionale attraverso lo sviluppo del settore energetico.Avrà una capacità di trattamento di circa 800 tonnellate/giorno di rifiuti. Produrrà compost, blocchi di cemento, metalli riciclati, elettricità così come calore che sarà utilizzato per i bisogni di funzionamento. La realizzazione del progetto del Complexe Ecologique et Energétique de Bamako contribuirà al risanamento delle città di Bamako e di Koulikoro, all'accrescimento dell'offerta di energia della rete nazionale interconnessa, alla riduzione della fattura petrolifera legata all'elettricità, alla protezione dell'ambiente ad alla creazione di posti di lavoro».

Hyancinth Anyian, uno dei responsabili della Vica Technology LLC in Mali, spiega che «Questo progetto permetterà di creare dei posti di lavoro, di proteggere l'ambiente di ridurre l'inquinamento atmosferico, quindi di migliorare la qualità della vita e la salute della popolazione».

Le 8.000 tonnellate di rifiuti che finiranno ogni giorno nell'impianto in maniera indifferenziata comprendono plastica, pneumatici, rifiuti solidi urbani, rifiuti bio-medici ed industriali con i quali si conta di produrre da subito 15 megawatt di elettricità. «Questo procedimento - assicurano i costruttori americani - permette di trasformare il 100% dei rifiuti in prodotti commerciali con lo zero per cento di produzione di gas». Quindi siamo al miracolo e alla quadratura del cerchio: un impianto che brucia e non emette gas serra e scorie di nessun tipo, ma trasforma tutto in nuova materia ed energia.

Secondo i costruttori-gestori americani la termovalorizzazione fornirà energia a circa 16.000 famiglie, con una capacità produttiva dell'impianto che potrebbe portare a coprire il fabbisogno di 24.000 abitazioni.


Il ministero delle miniere, dell'energia e dell'acqua del Mali Mamadou Igor Diarra spiega che «Questo progetto creerà 208 posti di lavoro fissi. Circa un migliaio di altri posti di lavoro sono previsti entro 5 anni grazie all'ammodernamento ed al miglioramento del sistema di gestione dei rifiuti solidi».

Secondo Diarra la firma dell'accordo «Segna la fine di un lungo e difficile processo di studi e di negoziati tra il gruppo americano dei promotori VICA technologie e i competenti servizi del Mali, il cui obiettivo globale è quello di accordarsi su un progetto tecnicamente ed economicamente percorribile, salvaguardando al meglio gli interessi di tutte le parti».

Con il Beec il Mali punta a diventare il "pioniere" nel campo della valorizzazione energetica dei rifiuti in Africa, ma soprattutto l'inceneritore servirà a bonificare finalmente la scandalosa discarica di Noumoubougou e a liberare il distretto di Bamako dall'incubo delle milioni di tonnellate di rifiuti prodotte dalla capitale, la cui gestione era fino ad ora un irrisolvibile rompicapo per la municipalità. Circa l'81% dell'elettricità del Paese viene dagli impianti idroelettrici sui fiumi Senegal e Niger che avrebbero un potenziale di 1.000 MW, ma Il Mali attualmente soddisfa l'80% dei suoi bisogni energetici sfruttando preziosi beni naturali, soprattutto il legname ed il carbone di legna, con un forte impatto sull'ambiente semidesertico, per questo l'inceneritore è visto come una infrastruttura ambientale: «Così, optando per questa nuova fonte di energia, il Mali potrebbe, alla lunga, limitare la deforestazione ed altre forme di degrado ambientale», si legge sui giornali del Mali.

Per questo in Mali si può parlare tranquillamente di bio-energia riferendosi alla termovalorizzazione e nemmeno le associazioni ambientaliste si oppongono alla realizzazione del Beec. Il Beec infatti assicurerà anche la raccolta ed il trasporto dei rifiuti solidi urbani nelle due città interessate dal progetto. Per questo il sindaco del distretto di Bamako deve mettere in atto un piano di azione per il recupero dei rifiuti della durata di 10 anni ed assicura che «Con questo nuovo progetto, Bamako può infine diventare una città pulita entro l'anniversario del cinquantenario», dell'indipendenza del Mali..

Un'operazione che si annuncia titanica, visto che lo stesso ministero dell'ambiente del Mali spiega: «E' frequente constatare, nelle nostre città, che dei siti inizialmente progettati come spazi verdi e piazze pubbliche o comunitarie si trasformano in depositi anarchici di rifiuti. A Bamako, 434 siti di questo tipo sono stati censiti nel 2005. Su 17.089 tonnellate di materie plastiche, solo 1.720 t sono riciclate. Delle città come Bamako, Kayes, Koulikoro, Ségou e Gao sversano quotidianamente 74.874 m3 di reflui urbani. Questo volume non è trattato adeguatamente perché le opere di depurazione individuali e collettive sono carenti».

 

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