[21/01/2010] News

Ecco la nuovissima bufala climatoscettica di importazione: stavolta sarebbe la Nasa ad “aver truccato i dati"

FIRENZE. La "notizia" (o meglio la bufala clamorosa) è del 14 gennaio, ma è solo oggi che essa è entrata nel mainstream dell'informazione generalista americana: dopo l'inglese Climate research unit (Cru) col caso Climategate, e dopo l'Ipcc con il caso-Himalaya, ecco che ora è il turno della Nasa ad essere (per l'ennesima volta, in maniera pretestuosa) al centro del mirino degli scettici.

L'ultima accusa che viene fatta all'ente spaziale e climatologico americano è quella di aver artatamente manipolato i dati del global warming in modo da far sembrare il 2005, e non il 1998, l'anno più caldo dall'inizio delle misurazioni attendibili. Una questione, quella del 1998-2005, che greenreport ha discusso più volte: anche se dal punto di vista scientifico essa ha la stessa importanza della lana caprina (le valutazioni puntuali - cioè annuali - di temperatura non hanno significato in termini di serie storiche: ciò che conta è il fatto che, come afferma la Nasa stessa sul suo sito http://climate.nasa.gov, «di tutti gli anni più caldi dal 1850, 13 si sono verificati negli ultimi 14 anni»), ben diverso è l'aspetto comunicativo: è infatti da attendersi che nei prossimi giorni i titoli di una "certa stampa", e probabilmente anche quelli della stampa generalista di maggior livello, anche in Italia, conterranno appaiate le parole "Nasa" e "truffa" (o "imbroglio", o "inganno", e così via).

E il vero inganno (cioè quello basato sulla strategia negazionista della "doppia verità", che ha raggiunto la sua massima efficacia comunicativa nei giorni del Climategate) avrà così piazzato l'ennesimo colpo ad effetto all'interno dell'opinione pubblica.

Veniamo ai fatti: il 14 gennaio, durante una trasmissione sulla rete tv californiana "Kusi tv" (media di impronta decisamente scettica, come testimonia il roboante "dossier sull'altra faccia del global warming" che spicca sulla relativa homepage) il meteorologo in pensione ed ex-docente di meteorologia Joseph d'Aleo ha sostenuto che sia il database del Goddard center for space studies (Giss) della Nasa, sia quello del National climate data center (Ncdc) della Noaa sono stati manipolati dagli scienziati: il trucco starebbe nell'aver ridotto da 6000 (negli anni '70) all'attuale 1000 circa il numero di stazioni prese in considerazione per analizzare la dinamica della temperatura superficiale del pianeta.

E' attraverso questa riduzione del numero di stazioni che, secondo d'Aleo, è stato compiuto l'inganno: «si lascia gran parte del mondo senza misurazioni - ha dichiarato - ed è come sommare le mele con le arance».

Per capire quale livello scientifico sia messo sotto accusa, è utile ricordare che i database Giss e Ncdc sono, insieme a quello della Cru, utilizzati come fonti di prova dall'organizzazione mondiale della meteorologia (Wmo): l'immagine a fianco, infatti, è proprio il grafico che la Wmo ha pubblicato l'8 dicembre scorso nella sua annuale analisi dello stato del clima planetario. Come si vede, mentre per la Cru (linea nera e campitura azzurra, nell'immagine) l'anno più caldo degli ultimi 150 anni è stato il 1998, per l'Ncdc (linea rossa) e per il Giss (linea blu) questo record è effettivamente da attribuire - anche se per pochi centesimi di grado C° - al 2005.

Quindi, secondo lo scettico americano, due dei tre principali database climatici mondiali sono stati artatamente manipolati, peraltro non al fine di modificare informazioni di reale valore scientifico (e quindi di potenziale effettivo impatto sulla politica del clima), ma per una questione che ha significato solo a livello di discussione da bar, per il motivo sopra spiegato.

Ma l'obiettivo, come sempre in questi casi, non è certo quello di rendere giustizia all'anno 1998 e defenestrare il 2005 dal suo "ingiusto" record: già alcuni blog scettici americani hanno potuto titolare "la Nasa manipola i dati del clima", ed è pressoché certo che, una volta che la notizia avrà preso piede in Italia, i titoli sui giornali, sulla rete "ufficiale" e sul web 2.0 non saranno molto dissimili.

Il paradosso è che, se il Goddard space giudica effettivamente il 2005 come anno più caldo, la sua "nave madre" (cioè la Nasa, e il già citato sito dove sono riassunti tutti i principali indicatori di gw) utilizza esplicitamente i dati della Cru, cioè quelli che indicano il 1998 come anno più caldo. In termini comunicativi, e considerando che climate.nasa.gov è "la voce ufficiale della Nasa" per i dati climatologici, si può dire cioè che secondo la Nasa l'anno più caldo è stato il 1998.

Eppure, dai prossimi giorni circolerà la notizia che "la Nasa ha truccato i dati per dimostrare che l'anno più caldo è stato il 2005". Qualcuno andrà a controllare ciò che dice davvero ("ufficialmente", cioè) la Nasa, e scoprirà quindi che la "notizia" è in realtà una bufala? Qualcuno evidenzierà che è piuttosto difficile credere che la Nasa manipoli dati climatici, e soprattutto che lo faccia per smentire sé stessa? Entrambe le ipotesi appaiono piuttosto improbabili.

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