[20/01/2010] News toscana

L'aumento della temperatura di 1 grado avrà un impatto sul Pil toscano del -0,77% annuo

FIRENZE. Il rapporto "Toscana CO2" è, come abbiamo visto in queste settimane, strutturato intorno alla "raccolta" dei vari fattori (sia per gli effetti del gw, sia per gli impatti delle possibili misure di adattamento: in primis agricoltura, turismo e utilizzo dell'energia) che più hanno e avranno influenza sulle dinamiche economiche della regione. Per ovvi motivi metodologici legati all'esplicita natura sperimentale del rapporto, alcuni elementi non sono stati presi - volutamente - in considerazione: tra di essi rientrano gli aspetti relativi a salute e spesa sanitaria, ma viene anche sottolineato, in riferimento alle possibili misure di mitigazione/adattamento, che «interventi come quelli orientati al miglioramento infrastrutturale, al risparmio energetico, alla riconversione energetica non vengono colti e interiorizzati appieno nelle loro potenzialità».

Se si aggiunge il fatto che le stime di impatto economico, già di per sé potenzialmente molto variabili e ardue da calcolare, sono funzioni di valutazioni di "impatto climatico" che investono un range di scenari possibili molto ampio, si capisce come "Toscana CO2" sia quindi da considerarsi un esercizio analitico propedeutico a studi successivi, più che un documento indicativo.

Ma ciò non ne diminuisce la forte natura innovativa in direzione di una sistematica quantificazione economica a livello regionale dei possibili impatti del gw.

Veniamo quindi ai numeri: secondo Irpet, ipotizzando che si abbia un «aumento di 1° C della temperatura media nel periodo 2000 - 2050», si può stimare che l'impatto sul Pil regionale degli effetti del cambiamento climatico in agricoltura, turismo e fabbisogno energetico, sia del  -0,53% al 2030. Questo valore è riferito agli effetti diretti del gw nei settori economici citati. Se aggiungiamo poi gli effetti indiretti per l'economia regionale dati dagli impatti del gw nelle altre regioni italiane, stimati in un -0,24% del Pil, si ottiene «come stima complessiva dell'impatto sul prodotto interno lordo regionale un -0,8%», o più precisamente quello 0,77% già citato da "Toscana 2030". Il dato è su base annua (vedi immagine).

Il citato -0,53% annuale del prodotto interno lordo derivante dagli effetti regionali del cambiamento climatico è dovuto «per -0,34 punti percentuali alla riduzione delle presenze turistiche, per -0,16 punti % alla riduzione della produzione agricola e per -0,03 punti al mutato fabbisogno energetico».

A questo proposito va però sottolineata un'apparente discrepanza tra le stime di impatto produttivo presentate nei giorni scorsi e quelle prese come determinante per il calcolo degli impatti sul Pil: per l'agricoltura, anche se i dati disponibili non erano del tutto omogenei e alcuni davano stime più incoraggianti, Irpet ha citato tra gli altri uno studio su scala europea che stimava che «l'incremento di temperatura di 2°C previsto per la seconda metà del secolo» (quindi un incremento non molto dissimile dalla stima di +1° al 2050 preso come variabile per i calcoli di impatto sul Pil) «potrebbe determinare la riduzione della produzione agricola media del 20%».

Eppure, nel calcolare l'impatto sul Pil, viene preso come fattore determinante «una riduzione di produzione agricola di circa il 3% al 2030»: quindi, con +1° si avrebbe una riduzione del 3%, mentre con 2° essa sarebbe del 20%, e su questa discrepanza sorgono appunto dei dubbi.

Analogo ragionamento vale per il turismo, il cui impatto sul Pil è stimato ipotizzando «una riduzione del 7% circa delle presenze turistiche al 2030, che è stato tradotto in una riduzione della stessa entità anche della spesa turistica». Ma era stata Irpet stessa a riportare dati che stimavano una riduzione che poteva andare dal 12,8 al 13,3% al 2030, a seconda dello scenario climatico considerato.

Discrepanze, quelle citate, che non sembrano di poco conto davanti all'importanza (politica, economica, comunicativa) del dato di impatto del global warming sul Pil al 2030 presentato in chiusura di "Toscana CO2", e ripreso anche in "Toscana 2030". Simone Bertini di Irpet, uno dei principali curatori del rapporto ha spiegato che, per quanto riguarda il turismo, la citata differenza tra i due valori si spiega con il fatto che la riduzione attesa dell'afflusso turistico dai paesi esteri sia effettivamente molto forte (anche del 20-25%), ma che essa, nelle stime, sarà controbilanciata da un aumento (di circa il 4%) della mobilità turistica nazionale verso la Toscana. Ed essendo l'afflusso di italiani molto più importante, in termini economici per la Toscana, rispetto a quello di stranieri, ecco spiegata l'apparente discrepanza.

Riguardo all'agricoltura, invece, la divergenza di cui abbiamo discusso è motivata dalla grande varietà (e contraddittorietà riguardo alle conseguenze - positive o negative -del gw sull'agricoltura) degli studi accademici disponibili. La riduzione del 3% al 2030 è il valore ritenuto più probabile, perché si basa sulle stime (calcolate per emissioni medio-basse, cioè per quelle che l'Ipcc riteneva più probabili nel suo rapporto "Sres" del 2000) relative al settore "C3 summer", che comprende il 95% delle specie conosciute tra cui grano e girasole. Inoltre, i dati più preoccupanti (su scala europea) cui abbiamo accennato sono da interpretarsi anche, però, alla luce della favorevole composizione delle colture toscane, cosa che fa sì che la regione sia per vari versi più "pronta" rispetto ad altre realtà europee ad affrontare il probabile, futuro riscaldamento. Riguardo all'agricoltura, ha concluso Bertini, il punto fondamentale resta comunque l'effettiva disponibilità idrica che si avrà nei prossimi anni: sarà questo il fondamentale discriminante degli effetti del gw sull'agricoltura toscana.

Comunque sia, viene presentato anche l'impatto che, secondo le stime, già il global warming sta avendo sulla produzione regionale di beni e servizi, un impatto quantificato nello 0,2% di riduzione per l'anno 2010.

Questi valori sono messi a confronto con gli investimenti che, secondo i vari documenti di programmazione ambientale ed economica della regione (il Prs, il Praa, il Pier ecc.), andranno messi in campo per la mitigazione e per l'adattamento al gw: Irpet stima che «l'impatto complessivo che ne è risultato è stato stimato in una misura di poco inferiore allo 0,1% del prodotto interno lordo regionale annuale, gran parte del quale ottenuto per effetto delle azioni di adattamento. Questo valore, che sembra molto contenuto, costituisce però la decima parte della variazione media annuale del PIL stimata per i prossimi vent'anni».

La conclusione cui Irpet giunge è quindi che «a livello aggregato regionale gli effetti del cambiamento climatico non appaiono eccessivamente penalizzanti», anche se «occorre considerare che essi si presentano come concentrati in alcuni settori e in alcune zone del territorio». Comunque, «oggi la distanza tra effetti del cambiamento stimabili e misure previste non è molto elevata: occorre che tale distanza non aumenti nel prossimo futuro».

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