[20/01/2010] News

La Sicilia dice no al nucleare senza se e senza ma

GROSSETO. Al gruppo ormai di maggioranza (15 su 20) delle regioni che non sarebbero disponibili-almeno nei termini previsti dalle norme inserite nel Decreto Sviluppo - ad impianti per energia nucleare, si è aggiunta anche la Sicilia.
L'assemblea regionale siciliana, al termine della seduta sulle dichiarazioni del presidente della Regione Raffaele Lombardo, ha infatti registrato l'approvazione all'unanimità dell'ordine del giorno, presentato da alcuni deputati del Pd, contro la costruzione di una centrale nucleare nella loro regione.

Una posizione trasversale, sostenuta dallo stesso Lombardo che ha chiuso la seduta in aula dicendo che «c'è un'ampia convergenza sul tema del nucleare. Ci batteremo perché in Sicilia non si parli più nemmeno lontanamente di nucleare» e mettendo una pietra sopra anche all'ipotesi di indire un referendum sul tema, ipotesi verso la quale il presidente siciliano si era invece, in precedenza, espresso favorevolmente.

Il tema è adesso il decreto che individua i criteri per la scelta dei siti dove realizzare le centrali e per la creazione della Agenzia di sicurezza nucleare che verrà analizzato congiuntamente dalle commissioni Ambiente e Attività produttive a partire da oggi alla Camera incardinato anche con la commissione industria al Senato senza aver accolto ancora il parere da parte delle regioni e Consiglio di Stato, che invece per legge dovrebbero esserci; pertanto le relative commissioni non potranno dare un parere sino a che questo non ci sarà.

Non è un caso che il governo abbia convocato proprio ieri la conferenza Stato-regioni per il 28 gennaio, dato che i termini per l'emanazione dei decreti attuativi è prevista dalla legge delega per il 15 febbraio. Anche se la scelta dei siti nei quali costruire le centrali nucleari in Italia non si potrà comunque conoscere - come era scontato- non solo prima delle prossime elezioni regionali ma addirittura «non prima di un anno» secondo quanto ha dichiarato oggi il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, a margine del convegno sul nucleare organizzato dall'Enea nei laboratori della Casaccia ad Anguillara (Roma).

«Per il momento sono state individuate soltanto delle macroaree - ha detto Saglia - e l'individuazione dei siti è un processo che ha ancora bisogno di tempo.
«Il decreto legislativo indica infatti- ha osservato il sottosegretario- le aree che hanno la vocazione per ospitare una centrale nucleare».

Saglia ha anche sottolineato la necessità che la localizzazione di una centrale nucleare vada fatta «d'intesa con le Regioni interessate, alle quali va assicurato il massimo coinvolgimento».
Ma questo coinvolgimento è stato invece piuttosto latente sino ad ora, e le regioni si stanno nel frattempo esprimendo in maniera non certo favorevole. Lo hanno fatto e lo continuano a fare come oggi la Sicilia nelle proprie sedi regionali, con una maggioranza schiacciante di parei contrari.

C'è poi da vedere quale sarà l'esito del ricorso alla Consulta da parte di 11 regioni contro la legge delega, cioè quella varata all'inizio del luglio scorso che rilancia il nucleare e di cui il decreto sulla localizzazione è uno di quelli attuativi previsti.

Le regioni che hanno presentato il ricorso sostengono che il provvedimento di delega al governo in materia nucleare non rispetti il Titolo V della Costituzione sui poteri regionali sulla produzione di energia e sul governo del territorio, che l'amministratore di Enel Fulvio Conti, ha detto ieri che sarebbe meglio rivedere così da riportare in seno al governo le scelte energetiche.

Se la Consulta dovesse accogliere il ricorso, significherebbe allungare ancora di più i termini che il governo avrebbe voluto (e vorrebbe ancora) accorciare, così da porre il mattone della prima centrale nucleare nell'ambito della legislatura in corso e costruire come ha ricordato stamani Saia almeno 8 reattori in 20, ma la strada che dovrà percorre, per ora, non sembra né corta né priva di ostacoli.

Torna all'archivio