[19/01/2010] News

Commercio illegale di avorio: il Congo arresta 4 commercianti cinesi

LIVORNO. Stavolta in Congo nelle reti della giustizia non sono finiti i soliti bracconieri di avorio ma probabilmente i basisti che riforniscono il mercato asiatico: quattro cittadini cinesi sono stati arrestati nella Repubblica del Congo (Brazzaville) per aver trattato illegalmente una partita di avorio. La polizia ha fatto irruzione in locali gestiti da cinesi nel centro della capitale Brazzaville ed ha sequestrato monili, statue ed altri beni in avorio.

La polizia congolese ha detto che si tratta del primo arresto di cinesi nel Paese connesso al commercio di avorio. I quattro  rischiano fino a 5 anni di carcere e multe fino a 10.000 dollari. Il commercio di avorio in Congo è particolarmente grave perché le popolazioni di elefanti dell'Africa centrale sono a rischio estinzione e il commercio di avorio è vietato dal 1989, proprio per mettere fine ad un bracconaggio che era diventato endemico e che in tutta l'Africa ha dimezzato il numero degli elefanti. 

Secondo le autorità congolesi la ripresa del bracconaggio e della vendita illegale di avorio è l'altra faccia della crescente immigrazione cinese nel continente nero: i lavoratori cinesi comprano avorio illegale a buon prezzo durante la loro permanenza in Africa e lo rivendono con un forte guadagno al loro ritorno o in patria.

Ora si è scoperto che tutto questo era sostenuto e gestito da una nascente avorio-connection cinese che ha cominciato a mettere basi in Congo.

Un altro dei sospetti è che i commercianti cinesi trattino direttamente l'acquisto di avorio con le bande ribelli che infestano la confinante Repubblica democratica del Congo (Rdc Kinshasa) e che cacciano i pachidermi (ed altri animali rari) fin dentro i parchi nazionali per rivendere le zanne sul mercato nero dei prodotti animali.

Probabilmente gli arresti sono anche un segnale alla ancora piccola comunità cinese in Congo: circa duemila persone che in gran parte lavorano nel settore dell'edilizia e delle infrastrutture, nel taglio del legname, nella ristorazione e nel commercio al dettaglio, con prezzi molto bassi ed apprezzati dalla povera popolazione locale.

Il rischio è che, di fronte ad uno Stato con strutture deboli ed una rete commerciale "primitiva", i cinesi si "allarghino" troppo e comincino a gestire soprattutto lucrosi traffici illegali delle risorse naturali più rare del Paese, facendo così esplodere le tensioni latenti con una parte della popolazione congolese.

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