[19/01/2010] News

Demolizioni navi: quando l'incentivo è davvero "eco"

LIVORNO. Sulla Gazzetta ufficiale del 16 gennaio è stato pubblicato il decreto con cui il governo riconosce un contributo alle imprese che nei due anni appena trascorsi hanno demolito o iniziato a demolire in Italia (o in Paesi Ocse)  navi da trasporto passeggeri con più di venti anni di attività.

Il beneficio riguarda di fatto i traghetti, visto che il bando è limitato alle unità navali addette alla navigazione marittima o a quella interna, destinate a  svolgere servizi pubblici di trasporto regionale e locale, che operano in modo continuativo o periodico, con itinerari, orari, frequenze e tariffe prestabiliti.

Si tratta di un decreto che può apparire come una cosa normale, di limitato interesse per addetti ai lavori e per questo degno di un trafiletto sui giornali, eppure è un esempio di buona governance, ed è un incentivo effettivamente "eco", assai più importante dal punto di vista della sostenibilità rispetto per esempio ai falsi (eco)incentivi destinati alla rottamazione delle auto, che non fanno altro che ritardare la riconversione ecologica di un mercato ormai asfittico (in occidente).

In questo caso invece incentivare la demolizione di traghetti risponde a una serie di necessità ambientali fondamentali: innanzitutto si fornisce un contributo economico che dovrebbe rendere meno conveniente mandare vecchie navi e traghetti a essere demoliti dall'altra parte del mondo, spesso in Paesi poveri, dove la manodopera utilizzata lavora priva di garanzie di sicurezza, dove le norme ambientali sono deboli e/o calpestate, dove appunto il costo reale dello smaltimento di un'unità navale lo pagano gli abitanti, i lavoratori e l'ambiente circostante.

Anche perché le unità navali rottamabili, oggi, sono spesso piene di materiali e sostanze fortemente inquinanti (ma anche molti materiali recuperabili), basti pensare all'amianto che a lungo ha costituito uno dei principali elementi con cui veniva costruite le navi fino agli anni Ottanta. Rottamare una nave in Italia è (almeno in teoria) una garanzia dal punto di vista ambientale, ma è anche una grande risorsa dal punto di vista occupazionale, considerando tutto l'indotto delle manutenzioni navali, considerando la quantità di materiale che può essere effettivamente riciclato e riavviato a nuovo uso industriale, considerando infine la manodopera altamente specializzata che si è formata in Italia sul fronte della bonifica di materiali pericolosi come l'amianto.

Altra cosa, casomai, è ricordare che una volta bonificata un unità navale e incapsulato l'amianto in essa contenuta, si presenta il problema di dove smaltire l'amianto, visto che l'Italia non ha molte discariche realizzate all'uopo, e quindi la maggior parte delle volte deve inviare il materiale all'estero, soprattutto in Francia e Germania, dove l'amianto italiano viene tranquillamente ospitato in moduli sotterranei dietro ovviamente un lauto compenso, che il nostro Paese potrebbe risparmiare solo dotandosi di strutture simili.

In ogni caso incassiamo questo decreto, che mette in campo un contributo massimo erogabile pari a 700mila euro: l'importo del beneficio è stato stimato pari a duemila euro  per ogni passeggero trasportabile fino a un limite massimo di 350 passeggeri. La capacità massima di trasporto passeggeri è quella ricavabile dai certificati di sicurezza della unità navale oggetto di demolizione. Il contributo massimo erogabile è pari a 700mila euro. 

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