[19/01/2010] News

L’economia sostenibile

NAPOLI. Nel suo primo numero del 2010 la rivista Ecological Economics affida ai tedeschi Stefan Baumgärtner, dell'università Leuphana di Lüneburg, e Martin Quaas, dell'università di Kiel, una domanda che - a vent'anni dalla nascita della rivista e a quasi quaranta dalle prime riunioni delle Nazioni Unite sull'argomento - non ha ancora una risposta esaustiva: cosa dobbiamo intendere per "economia sostenibile"?

Stefan Baumgärtner e Martin Quaas non si tirano indietro. Ricordano come, all'inizio degli anni '90, la società internazionale dell'Ecological Economics e l'omonima rivista scientifica nascevano dalla constatazione che l'economia dell'uomo non teneva nella debita considerazione le relazioni con la natura, compromettendo la sostenibilità della sua azione. L'Ecological Economics si pose, dunque, due obiettivi. Uno meramente analitico: studiare, per dirla con Robert Costanza, le «interrelazione tra gli ecosistemi e l'economia dell'uomo». L'altro più politico: delineare un modello economico di sviluppo sostenibile.

Ma cosa dobbiamo intendere per sostenibilità? Il termine ha avuto infinite interpretazioni. E, secondo alcuni, anche infinite degenerazioni. Tuttavia, sostengono Stefan Baumgärtner e Martin Quaas, non ne abbiamo ancora una definizione scientificamente accettabile. Ed è un peccato, aggiungiamo noi, perché - per quanto deteriorata - non c'è nessun altra parola in grado di esprimere i concetti che essa contiene. Quali, precisamente?

I due tedeschi provano a definirli. Ecco, in sintesi, la loro proposta.       L'economia sostenibile si interessa delle relazioni tra l'uomo e la natura. Si tratta di relazioni complesse, che si sviluppano con modalità complesse in svariate dimensioni, a ogni livello, locale e globale. L'economia sostenibile richiede, dunque, un approccio di studio aperto e transdisciplinare, capace di tener conto delle infinite relazioni, dei feedbacks, delle emergenze tipiche dei sistemi complessi.

L'economia sostenibile riguarda il lungo periodo, il futuro dell'uomo e della Terra. E poiché la dinamica dei sistemi complessi nel lungo periodo è largamente segnata dall'incertezza, l'economia sostenibile deve assumere una cultura della gestione dell'incertezza.

L'economia sostenibile si fonda su una visione etica (e, quindi, politica aggiungiamo noi) del futuro, a sua volta fondata su tre obiettivi normativi: la soddisfazione dei bisogni e dei desideri dell'uomo; la giustizia riferita alle relazioni tra gli uomini che oggi vivono sul pianeta; alle relazioni intergenerazionali e alle relazioni con la stessa natura; l'efficienza, ovvero la capacità di usare le risorse naturali senza consumarle e la capacità di non produrre rifiuti.

L'economia sostenibile, dunque, ha una doppia funzione: una cognitiva e una politica, che riguarda il governo dei rapporti tra uomo e natura. Le due funzioni sono largamente sovrapposte. Una politica senza conoscenza non può essere, per definizione, sostenibile. Una conoscenza dei rapporti tra uomo e natura, ove anche fosse possibile, senza un obiettivo politico sarebbe arida.

È scientificamente convincente la definizione di Stefan Baumgärtner e Martin Quaas? Non lo sappiamo. Lasciamo che siano gli studiosi di professione a esprimersi. Il tentativo ha, tuttavia, un merito indubbio. Quello di rilanciare il dibattito sulla ricerca dei fondamenti dell'economia e dell'ecologia. Senza il quale ogni prassi diventa cieca e si riduce a mero pragmatismo.

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