[24/07/2009] News

Pachauri agli Usa: state attenti, le carbon tariffs potrebbero far fallire Copenhagen

LIVORNO. Il premio nobel per la pace e capo del Intergovernmental panel on climate change dell'Onu (Ipcc), Rajendra Pachauri, è molto perplesso sulla legge sulle emissioni di gas serra approvata dalla Casa Bianca, secondo lui le limitazioni commerciali volute da Obama  come "penalizzazione " dei prodotti e dei Paesi che non limitano le emissioni, in questo momento servono solo ad irritare i negoziatori internazionali e a minare gli sforzi per convincere i Paesi in via di sviluppo a firmare un trattato per il post-Kyoto sul riscaldamento globale.

Pachauri ha detto all'Associated Press che i legislatori Usa dovrebbero eliminare la "tariff provision" che impone entro il 2020 un "border adjustment" per le merci provenienti da paesi che non limitano i gas serra.

Secondo il capo dell'Ipcc questa clausola potrebbe rivolgersi contro gli stessi statunitensi, visto che i Paesi in via di sviluppo potrebbero a loro volta imporre dazi sulle merci statunitensi che probabilmente hanno tra la più alta intensità di CO2 al mondo.

«Questa è una cosa pericolosa - ha detto Pachauri in una conferenza stampa al National Press Club di Washington - e penso che la gente del Congresso dovrebbe capirlo. Li prego di non utilizzare questa arma. Ho paura che coloro che stanno probabilmente spingendo per queste disposizioni non si accorgano che tutto questo può provocare una grave reazione negativa. Gli Stati Uniti si sono sempre distinti per un sistema di libero mercato. Una legge che rischia di allontanarsi da tale principio è chiaramente controproducente».

Pachauri comunque spera che il Senato Usa modifichi la versione della legge proposta dalla Casa Bianca e spera che le altre misure contenute nella proposta di Obama passino prima del meeting Onu sul clima di Copenhagen a dicembre.

Il presidente Usa Barack Obama probabilmente non sarà in grado di accettare i suggerimenti dell'Ipcc, visto che sono un "compromesso-scudo" contro le critiche dei repubblicani e di una parte dei democratici che lo accusano di diminuire la competitività usa assumendo impegni obbligatori di tagli dei gas serra che Cina ed India non accettano per loro. Infatti, Il codicillo contro le importazioni di prodotti "global warming" è stato inserito all'ultimora per garantirsi il voto di Rust Belt, molto legato alla lobby Usa delle industrie dell'acciaio, dell'alluminio e di altre ad alta intensità energetica che vedono nella legge proposta da Obama un possibile svantaggio competitivo.

Per Obama questa legge è necessaria perché vuole che gli Usa assumano ruolo guida nei negoziati climatici, non a caso, il giorno dopo la votazione del Parlamento Usa ha espresso preoccupazione per l'approvazione delle border tariff provision, dicendo che le politiche protezionistiche sono segnali che inviano un messaggio sbagliato durante una fase di recessione che ha causato un crollo del commercio mondiale.

Ma i dubbi di Obama non bastano e l'approvazione dell'emendamento "doganale" ha già sollevato una levata di scudi nei Paesi in via di sviluppo e sembra già essere diventato il nuovo e principale ostacolo per il raggiungimento di un accordo internazionale efficace ed obbligatorio a Copenhagen. 

Dopo il G8 de L'Aquila che ha chiesto ai Paesi emergenti di accettare limiti vincolanti per le loro crescenti emissioni di gas serra, il governo indiano ha detto direttamente al Segretario di Stato Usa  Hillary Rodham Clinton in visita a New Delhi che l'India non è disposta ad accettare obiettivi vincolanti per le sue emissioni ed il ministro dell'ambiente e delle foreste, Jairam Ramesh, ha citato proprio le carbon tariffs proposte dai parlamentari Usa come uno dei peggiori esempi di pressione sui Paesi in via di sviluppo: «Non è semplicemente il caso che voi facciate pressioni su di noi, che abbiamo tra le più basse emissioni procapite, per ridurre le nostre attuali emissioni. E come se questa pressione non fosse sufficiente, ora dobbiamo anche affrontare la minaccia delle carbon tariffs per le nostre esportazioni in Paesi come il vostro»

Anche la Cina, ormai diventata il più grande inquinatore del pianeta superando gli Usa, non vuole sentir parlare delle nuove tasse sulle esportazioni: i cinesi hanno ammonito i ricchi Paesi importatori di merci cinesi ed hanno sottolineato che una buona parte delle emissioni di gas serra della Cina sono provocate dalle multinazionali occidentali che hanno costruito le loro fabbriche nella Repubblica Popolare per avere merce a basso prezzo da esportare negli Usa e in Europa. 

L'Ipcc e la stessa Onu si trovano nel bel mezzo di questo scontro: da una parte sanno che senza India e Cina non si va da nessuna parte, dall'altra non possono indebolire la leadership Usa che è essenziale per arrivare ad un accordo a Copenhagen. Per questo Pachauri sottolinea rivolto agli Usa: «A questo no si arriva  con atti di prepotenza. Potete farlo solo dando l'esempio. Se gli Usa iniziano a muoversi nella giusta direzione ed a prendersi alcuni impegni, questo servirebbe da modello per il resto del mondo ed avrebbe un grande impatto in termini di cambiamento di valori tra i popoli e per le loro intenzioni».

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