[24/07/2009] News

Una continua ricerca adattativa per perseguire la sostenibilità

ROMA. Nel febbraio scorso si è tenuto in Giappone presso l'Università di Tokyo il primo Congresso internazionale di Sustainability Science, la "scienza della sostenibilità" (vedasi il sito www.adm.u-tokyo.ac.jp/res/res5/ICSS2009.html ).  L'Università di Tokyo ha avviato da qualche anno un Integrated Research System for Sustainability Science (vedasi www.ir3s.u-tokyo.ac.jp  )  e dal 2006, insieme all'Università delle Nazioni Unite che ha sede sempre a Tokyo, ha avviato anche la pubblicazione della rivista "Sustainability Science". Il prossimo congresso internazionale si terrà in Italia nel giugno 2009 a Roma, curato dal CIRPS, il Centro interuniversitario per lo sviluppo sostenibile dell'Università di Roma La Sapienza, dall'Università di Tokyo e dall'Arizona State University.

Questo importante evento ci documenta come ormai questa disciplina stia sempre di più interessando una comunità scientifica vasta ed eterogenea, interessata alle forti contaminazioni provocate dall'analisi e dallo studio, sempre più approfondito e accurato, delle relazioni esistenti tra i nostri sistemi sociali ed i sistemi naturali da cui proveniamo e dipendiamo e senza i quali, fino a prova contraria, non possiamo vivere. 

La scienza della sostenibilità non è una scienza costituita e fondata con definiti confini disciplinari, ma piuttosto la convergenza di un insieme di avanzamenti transdiciplinari. E' una scienza difficile ma molto affascinante e intrigante, una scienza nutrita dagli straordinari avanzamenti concettuali ed operativi di discipline diverse (dalla fisica all'ecologia, dall'economia alla sociologia, dall'antropologia alla politica) e di molte discipline innovative e recenti (come l'economia ecologica, la biologia della conservazione, l'ecologia del paesaggio, l'ecologia del ripristino, ecc.), che cerca di tracciare "mappe" utili e praticabili per far sì che le nostre società possano vivere in armonia con i sistemi naturali.

Una scienza che si nutre della continua analisi integrata dei sistemi naturali e sociali, dello stretto legame che esiste tra natura ed essere umano, del tenere sempre in conto la stretta relazione esistente tra evoluzione naturale ed evoluzione culturale.

Essa ci obbliga a ragionare in maniera transdisciplinare, a tenere conto del  fatto che la realtà è un qualche cosa in continuo divenire e che tale realtà, a seconda di chi la osserva e la vive (da uno scienziato in laboratorio a un politico, da un giornalista ad un operaio, da un pigmeo della foresta tropicale dell'Africa centrale ad un aborigeno australiano, da un pastore mongolo ad un pescatore delle coste malesi) può essere vista, vissuta e considerata in tante maniere diverse, adottando, inoltre, scale differenti.

Non esiste pertanto nessuna "ricetta" definita per applicare la sostenibilità. Non abbiamo dei trattati da seguire o delle linee guida valide dappertutto. Perseguire la sostenibilità costituisce una continua ricerca adattativa che ha certamente come obiettivo principale quello di evitare di indebolire la vitalità, l'adattabilità, la flessibilità e la capacità di apprendimento dei sistemi naturali e dei sistemi sociali.

La sostenibilità cerca di mantenere le capacità evolutive dei sistemi, la loro possibilità di mantenere vive le opzioni possibili per il futuro e di non vedersele ridurre o annullare. Oggi tutta la cultura scientifica si trova in una situazione di autentica "ebollizione", i confini disciplinari sono sempre più labili, la percezione della nostra incapacità di comprensione della realtà è sempre più elevata, la consapevolezza che la natura non si possa comprendere con semplici relazioni di causa ed effetto è ormai acquisita.

Nel mio volume "Manuale della sostenibilità. Idee, concetti, nuove discipline capaci di futuro" (Edizioni Ambiente, seconda edizione 2008) ho cercato di dare conto dello straordinario avanzamento che si è avuto, in questi ultimi decenni, in tante discipline diverse, delle loro reciproche contaminazioni, del loro agire nel concreto e fornire quindi gli elementi e gli stimoli necessari per intuirne la portata e approfondirne i contenuti.

Proprio a cavallo della seconda metà degli anni Novanta ed i primi anni del Duemila la scienza della sostenibilità è scaturita dagli ambiti scientifici più autorevoli a livello internazionale che studiano le interrelazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali, a cominciare dai quattro grandi programmi di ricerca internazionali sul cambiamento globale - International Geosphere Biosphere Programme (IGBP), International Human Dimensions Programme on Global Environmental Change (IHDP), World Climate Research Programme (WCRP), World Programme on Biodiversity Science (Diversitas) - , dall'operato dell'International Council for Science (ICSU), che raccoglie tutte le associazioni scientifiche internazionali di settore, dall'InterAcademy Panel delle accademie scientifiche mondiali, dalla Third World Academy of Sciences, dalla Resilience Alliance e da tante altre organizzazioni scientifiche mondiali. Si è verificata una vera e propria accelerazione nelle ricerche, nelle analisi e nelle riflessioni che hanno condotto ad un vero e proprio Consortium on Science and Technology for Sustainable Development, il cui obiettivo è la promozione ed il coordinamento degli sforzi esistenti in tutto il mondo per far contribuire scienza e tecnologia alla concreta attuazione di percorsi di sostenibilità dei nostri modelli sociali ed economici. 

Il geologo Paul Reitan dell'Università di Buffalo ha definito la scienza della sostenibilità come  l'integrazione e l'applicazione delle conoscenze del sistema Terra, ottenute specialmente dalle scienze di impostazione olistica e di taglio storico (come la geologia, l'ecologia, la climatologia, l'oceanografia), armonizzate con la conoscenza delle interrelazioni umane ricavate dalle scienze umanistiche e sociali, mirate a valutare, mitigare e minimizzare le conseguenze, sia a livello regionale che mondiale, degli impatti umani sul sistema planetario e sulle società. Mi sembra una definizione ampiamente condivisibile.

La conoscenza e l'approfondimento della scienza della sostenibilità sono ormai molto importanti per chiunque  desideri essere cittadino di questa travagliata ma affascinante epoca .Consiglio perciò  vivamente il lettore a consultare, con regolarità, alcuni siti internet fondamentali per seguire questo affascinante dibattito, in particolare il sito dell'Earth System Science Partnership che riunisce i più autorevoli programmi di ricerca internazionali sul cambiamento globale qui citati,  (http://www.ess-p.org)  dal quale è possibile accedere a tutti i programmi di ricerca, alle loro newsletters, ai loro piani annuali, a molte interessantissime pubblicazioni, ad un incredibile quantità di altri siti di ottimo livello scientifico, al sito dell'International Council for Science (http://www.icsu.org) , ricco di informazioni ed aggiornamenti, al sito dedicato Forum su scienza e tecnologia per la sostenibilità dell'American Association for the Advancement of Science (AAAS) e dell'Università di Harvard (http://sustainabilityscience.org) , al sito della Resilience Alliance, (http://www.resalliance.org)  l'alleanza dei migliori scienziati e centri di ricerca internazionali  sulla resilienza e la sostenibilità, ricco di aggiornamenti, documenti ed informazioni  che si collega direttamente al sito della rivista online sottoposta a peer-review  "Ecology and Society", (http://www.ecologyandsociety.org), una delle riviste più affascinanti su questi argomenti nonché quello di un'altra pubblicazione on line sottoposta a peer-review che è "Sustainability: Science, Practice & Policy" (http://ejournals.nbii.org). Ricordo infine anche il sito della Commissione sullo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (http://www.un.org/esa/sustdev) .

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