[13/01/2010] News

Vivere con cura. Belli e sfruttati da adottare a distanza (*)

RIETI. "Li abbiamo visti rassegnati ai colpi della frusta nel tiro delle bighe imperiali, sfiancati sotto il giogo crudele delle carrozze, nel traino delle diligenze attraverso deserti infuocarti, su per i dirupi dei monti e nei luoghi impervi. Li abbiamo visti stramazzare agonizzanti sotto il peso estenuante della legna e delle pietre. Abbiamo visto ronzini vecchi, malati e stanchi spremuti a migliaia fino all'ultimo fiato e quelli condannati allo stillicidio delle macine e dei mulini. Li abbiamo visti stremati tirare l'aratro sotto il sole tagliente dell'estate con la schiuma alla bocca. Li abbiamo visti squartati dalle lance e dalle bombe con le viscere sparse sui campi di battaglia (...) Chiediamo in nome della giustizia e della civiltà la fine delle loro millenarie torture".

Questa poesia di Franco Libero Manco è dedicata a una categoria di animali in Italia scomparsa o quasi, ma altrove presente a decine di milioni, concentrati nei paesi impoveriti: gli equini da lavoro, asini, muli e cavalli da tiro. Sulle strade e nelle fabbriche di mattoni, nei campi e in montagna, a trasportare o trascinare pesi pesanti per lunghissime ore senza talvolta riposo né acqua, e troppo poco fieno. Simbolo eterno di fatica e mansuetudine, gli equini di lavoro hanno accompagnato con il loro sudore quello degli umani, ai quali sono sempre stati molto utili. Ricevendo ben poco in cambio.

Recita uno degli indovinelli di Leonardo Da Vinci, tuttora attuale: "Le molte fatiche saran remunerate di fame, di sete, di disagio e di mazzate e di punture" riferendosi agli asini. Gli stessi "datori di lavoro" degli equini da fatica sono spesso poverissimi e non hanno a disposizione strutture di cura né banalmente i basti giusti.

Tuttora gli equini da fatica sono anche dei salvavita. Basta leggere le notizie riguardanti le numerosissime emergenze planetarie: nei posti più sfortunati, montani, irraggiungibili, in caso di terremoti o carestie gli aiuti spesso arrivano solo con colonne di muli o asini. Quando poco prima delle bombe nel 2001 gli afgani lasciarono a centinaia di migliaia il loro paese, lo fecero spesso aiutati dai loro animali. E a Gaza, asini sono serviti durante la guerra perfino come ambulanze... le uniche disponibili.

Poi c'è, in Etiopia, una piccola piccola biblioteca itinerante trainata da asini, trasporta favole e testi didattici nelle zone più emarginate e povere del Paese. Per insegnare ai bambini la magia e l'importanza della lettura. Forse è anche per questo che provocatoriamente due anni fa il simbolo della fiera del libro Galassia Gutemberg a Napoli fu una bella tempera ritraente un asino seduto che legge. E ha trovato ispirazione negli asini anche l'associazione Asinitas (www.asinitas.org) che cura centri interculturali per e con i migranti: "Ci ritroviamo nella testarda perseveranza dell'asino, nella sua semplicità e immediatezza. Ci ritroviamo nelle sue orecchie, orecchie lunghe e mobili d'asino per ascoltare, nei suoi occhi umidi e profondi, nella sua bocca forte...nel raglio afono e penetrante che non si può far a meno di sentire".

Adottare un animale da lavoro a distanza
In Italia gli appassionati di asini sono molti. Chissà se qualcuno non è interessato a sostenere economicamente associazioni che prestano cure agli animali che tuttora lavorano nel mondo.

L'associazione inglese Brooke Hospital (www.thebrooke.org) esiste da 75 anni e attualmente soccorre con team mobili di veterinari locali oltre 700.000 equini da lavoro ogni anno in 10 paesi fra i quali Afghanistan, Pakistan, India, Egitto, Etiopia, Giordania. Carichi all'inverosimile, arrancanti su terreni difficili, lavorano dall'alba al tramonto con pesi come pietre e mattoni, legna e derrate; poco riposo e poca acqua. I veterinari e gli operatori del Brooke prestano cure agli animali e formano i loro "padroni". Aiutano le comunità a costruire abbeveratoi e basti migliorati, suggeriscono le norme minime di trattamento. Obiettivo del Brooke è, se ne avrà le possibilità economiche, raggiungere due milioni di animali all'anno. Attraverso il sito si può contribuire con donazioni a partire da pochi euro, ricevendo un ringraziamento personalizzato, ottimo anche come regalo alternativo.

In Etiopia, dove gli asini sono comunissimi, l'università di Addis Ababa porta avanti progetti di assistenza veterinaria con l'aiuto dell'inglese Donkey Sanctuary (www.thedonkeysanctuary.org.uk). E in Gran Bretagna una sua organizzazione "sorella", la Elisabeth Svendsen trust for children and donkeys, si avvale degli asini per aiutare bambini e anziani con problemi e inabilità. La terapia con gli asini (molto adatti a questo scopo) si chiama onoterapia.

Tornando in Italia, è anche possibile, se si hanno almeno 2.000 metri quadrati di terreno e si è abbastanza stanziali, prendere in affido un asino ex lavoratore o maltrattato (o figlio di) fra quelli che vengono accolti dal Rifugio degli asinelli (www.ilrifugiodegliasinelli.org) di Sala Biellese. Oppure con soli 20 euro all'anno si adotta a distanza uno degli asini del Rifugio aiutando così quest'ultimo ad accogliere sempre altre presenze (soprattutto dai paesi dell'Est).

(*) dedicato a mia nonna Mariannina che molti anni fa, guardando un trattore sulle erte colline del Monferrato dove visse e lavorò in campagna per tutta la vita, confessò: "Sono stata contenta dell'arrivo dei trattori, perché mi facevano troppa pena quei poveri cavalli e buoi così carichi su queste salite". (Gli asini là non si usavano)

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