[12/01/2010] News

State of the World 2010: dal consumismo alla sostenibilità

LIVORNO. Il titolo di State of the World 2010 del Worldwatch Institute è significativamente  "Transforming Cultures: From Consumerism to Sustainability" e segna una specie di età di passaggio, una strada sull'abisso sulla quale possono ancora passare, se faranno una rivoluzione culturale prima che tecnologica, gli esseri umani e l'intero pianeta.

«Come uno tsunami - spiega la presentazione del libro - il consumismo ha travolto le culture umane e gli ecosistemi della Terra. Con un indirizzo sbagliato, si rischia un disastro globale. Ma se si incanala questa onda, trasformando consapevolmente le nostre culture mettendo al centro la sostenibilità, non solo eviteremo la catastrofe, ma potremo inaugurare un'era di sostenibilità che consenta a tutte le persone di  crescere e nel contempo anche di tutelare e ripristinare la Terra».

State of the World 2010 - che in Italia verrà pubblicato da Edizioni Ambiente e sarà nelle librerie dal 17 marzo - ospita i contributi di 60 noti ricercatori e professionisti che descrivono come possiamo utilizzare le principali "istituzioni" del mondo, dall''istruzione ai media, dalle imprese agli enti pubblici, dalle tradizioni ai movimenti sociali, per riorentare le diverse culture del pianeta verso la sostenibilità.

Un discorso che riguarda soprattutto i "ricchi" che consumano, o meglio sprecano, le risorse e le materie prime del pianeta e lasciano ai poveri disperate briciole. E' qui che il motto che fa da sottotitolo a  State of the World 2010, dal consumismo alla sostenibilità, deve diventare pratica culturale quotidiana, é qui che gli individui devono riuscire a spogliarsi dal ruolo di mero consumatore, "informato" dalla pubblicità, che il mondo globalizzato ci ha assegnato.

Un consumismo disperato almeno quanto la penuria, una bulimia di merci a perdere, ad obsolescenza programmata, che finisce per generare disuguaglianze, miseria, impoverimento culturale nel resto del mondo, promuovendo ingiustizie, invidie, ambiti ed invidiati modelli distorti di sviluppo insostenibile e soprattutto per intaccare i servizi ambientali che sostengono la stessa rete della vita sul pianeta.
State of the World è da un quarto di secolo la pubblicazione di punta del Worldwatch ed è diventato un punto di riferimento essenziale per ricercatori, studenti, giornalisti, politici, e cittadini interessati alle tendenze dello  sviluppo sostenibile, fornendo indicazioni sui rischi mas anche prospettive e iniziative per superarli.

Un libro che ormai viene tradotto in 36 lingue e che in questi anni si è occupato (e formato l'opinione pubblica più avvertita) di questioni che vanno dalla crescita della popolazione, all'energia, all'agricoltura, passando per l'utilizzo delle materie prime, la salute, le politiche commerciali.

Argomenti sempre trattati da un punto di vista globale, con particolare attenzione alla complessità, all'innovazione ed alla risoluzione dei problemi.

Una vera e propria miniera di informazioni per media, politici, Ong di tutto il mondo, per l'affidabilità delle analisi e la documentazione accurata delle sue argomentazioni, uno strumento di lavoro utilissimo per chi lavora per accelerare la transizione globale verso un mondo sostenibile.

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