[08/01/2010] News

"State of the world's forests": solo la buona politica salverā le foreste

LIVORNO. L'ottava edizione biennale dello "State of the world's forests" della Fao è dedicata al futuro delle foreste e della forestazione, su scala continentale, sub-continentale ed internazionale, e i basa sugli ultimi studi del settore. Il rapporto esamina le possibili incidenze dei cambiamenti demografici, economici, istituzionali e tecnologici sulle foreste.

«Tenuto conto della globalizzazione e del miglioramento delle comunicazioni - spiega la Fao - gli scenari regionali saranno sempre più interconnessi. Alcuni Paesi e certe regioni sono però più in grado di rilevare le sfide e di cogliere le nuove opportunità che si presenteranno, mentre altri non hanno ancora preso disposizioni istituzionali, giuridiche ed economiche necessarie per gestire le risorse».

La situazione forestale più preoccupante sembra quella dell'Africa. Il continente sta affrontando immense sfide a causa dei bassi redditi, della mancanza di politiche efficaci e della debolezza istituzionale. «Lo sviluppo demografico e l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dei costi dell'energia aggraveranno la situazione - dice la Fao - soprattutto nella misura in cui l'aumento degli investimenti nelle infrastrutture apre nuovi territori. Ci attentiamo che il progresso verso una gestione sostenibile delle foreste sia lento, perché è probabile che la deforestazione proseguirà al ritmo attuale». Un ritmo insostenibile: in Africa tra il 2000 e il 2005 sono spariti 4 milioni di ettari di foresta. Una situazione che peggiorerà a causa dei cambiamenti climatici, con ricadute sulla frequenza delle siccità e la diminuzione delle risorse idriche.

Le prospettive del settore forestale saranno fortemente dipendenti dell'evoluzioni politiche ed istituzionali: miglioramento dell'efficienza e rendicontazione del settore pubblico; rafforzamento dell'inclusività, della competitività e della trasparenza delle istituzioni di mercato; capacità del settore informale di offrire ai più poveri delle possibilità di miglioramento dei loro livelli di esistenza. «Lo sviluppo dei prodotti e servizi indispensabili a livello locale e internazionale così come il consolidamento delle istituzioni locali sono dei mezzi importanti per mettere un freno all'esaurimento delle risorse forestali - si legge su "State of the world's forests" - Gli sforzi che vanno in questa direzione devono fondarsi sulle conoscenze e l'esperienze locali in material di gestione comunitaria sostenibile delle risorse integrando l'agricoltura, la forestazione e l'allevamento».

Va molto meglio nella ricca Europa: «Secondo le previsioni, le risorse forestali continueranno ad accrescersi in Europa a causa di una minore dipendenza nei confronti della terra, dell'aumento dei redditi, delle preoccupazioni per la protezione dell'ambiente e del quadro politico ed istituzionale ben stabile. La fornitura di servizi ambientali dovrebbe rimanere una delle principali preoccupazioni, in particolare nell'Europa occidentale, e standard e regolamenti ridurranno la competitività nella produzione di legno in rapporto ad altre regioni. Come in passato, la gestione forestale risponderà ad un largo ventaglio di obiettivi. E' probabile che la sostenibilità economica resterà problematica, soprattutto per i piccoli proprietari forestali, ma l'aumento della domanda di legna da ardere potrebbe cambiare la situazione. L'industria forestale, soprattutto in Europa occidentale, potrebbe vedere Calare la sua competitività in rapporto ad altre regioni nei settori a forte intensità di manodopera, ma ha tutte le possibilità di conservare il suo posto come prima produttrice di prodotti di alta tecnologia. All'interno della regione, le differenze tra le foreste dell''Europa dell'est e dell'Europa dell'ovest potrebbero venir meno, a causa dell'accelerazione della crescita economica dell'Europa orientale».

Per quanto riguarda il Medio Oriente e l'Asia centrale, le prospettive delle foreste non sono buone: «tenuto conto dell'aumento dei redditi e della crescente urbanizzazione - dice il rapporto - la situazione potrebbe migliorare o rimanere stabile in alcuni Paesi, ma il quadro sarà più scuro in diversi Paesi a basso reddito, fortemente tributari dell'agricoltura. Le foreste continueranno a degradarsi in dei Paesi relativamente ricchi, ma dove le istituzioni non sono sufficientemente sviluppate. Nell'insieme, una bassa priorità viene accordata agli investimenti pubblici nel settore forestale. Delle condizioni vegetative sfavorevoli limitano le prospettive di produzione commerciale di legname. L'aumento rapido dei redditi e la forte crescita demografica fanno pensare che la regione resterà dipendente dalle importazioni per soddisfare la domanda della maggior parte dei prodotti legnosi. La fornitura di servizi ambientali resterà la principale giustificazione della forestazione, in particolare per lottare contro il degrado dei suoli e la desertificazione, per proteggere i bacini idrici e per migliorare l'ambiente urbano. E' necessario rafforzare le istituzioni, in particolare a livello locale, per promuovere un approccio integrato alla gestione delle risorse naturali forestali in maniera sostenibile».

La realtà e gli scenari forestali dell'Asia-Pacifico si presentano molto più frammentati, vista la grande diversità politica, ambientale ed economica dei Paesi. Secondo il rapporto «La superficie forestale si stabilizzerà ed aumenterà nella quasi totalità dei Paesi sviluppati ed in alcune economie emergenti, ma continuerà a diminuire nei Paesi a basso e medio reddito in cui la copertura forestale è abbondante» La foresta continuerà ad arretrare davanti all'avanzata dell'agricoltura e della produzione di bio-carburanti, contemporaneamente, e parallelamente alla crescita demografica e dei redditi, nell'area aumenterà la richiesta di legna da ardere e di prodotti legnosi. «La spinta della domanda di prodotti primari, legati all'industrializzazione rapida delle economie emergenti, dovrebbe tradursi in una riconversione forestale in altri Paesi, tanto all'interno che all'esterno della regione - sottolinea però la Fao - Anche se la regione Asia-Pacifico registra il tasso più elevato di piantagioni forestali, non resterà meno tributaria del legname fornito da altre regioni, le disponibilità legate alla terra e all'acqua limitano le possibilità di autosufficienza in legno e e prodotti legnosi. La domanda di servizi ambientali aumenterà mano a mano e a misura dell'aumento del rialzo dei redditi e una più grande importanza sarà senza dubbio data alle iniziative di salvaguardia fondate sulla partecipazione delle comunità locali».

Anche nell'area America Latina e Caraibi, pur con chiaro-scuri, le cose dovrebbero andar meglio per foreste e forestazione grazie al ritmo di diversificazione economica e per la minore dipendenza dalla terra. «In America centrale e nei Caraibi, dove le densità delle popolazioni sono elevate, l'urbanizzazione crescente prenderà il sopravvento sull'agricoltura, la deforestazione diminuirà e la foresta riguadagnerà alcune zone disboscate. Tuttavia in America del sud, malgrado la bassa densità di popolazione, la deforestazione rischia di non rallentare in un prossimo futuro. I costi elevati s dei prodotti alimentari e dell'energia inciteranno a proseguire il disboscamento per liberare delle terre per l'allevamento e la coltivazione di derrate alimentari, di foraggio e prodotti trasformabili in biocarburanti, al fine di rispondere alla richiesta mondiale. La gestione sostenibile delle foreste costituirà ancora una sfida in più Paesi dove I diritti fondiari non sono chiaramente definiti».

Però l'America Latina ed i Caraibi sono ben messi per beneficiare dell'espansone della domanda di mondiale di beni pubblici prodotti dalle foreste, in particolare per quel che riguarda la cattura e lo stoccaggio di CO2, «Ma occorrerà, per questo, rivedere profondamente il quadro politico ed istituzionale. La superficie delle foreste piantate progredirà, promossa dagli investimenti privati e e dal mantenimento della domanda internazionale di internazionale di legname e prodotti legnosi asiatica. E' tuttavia poco verosimile che l'intensificazione delle piantagioni sarà sufficiente a compensare la deforestazione persistente».

A breve termine, il futuro forestale dell'America del nord (soprattutto negli Usa) dipenderà dalla rapidità con la quale il sub-continente uscirà dall'attuale recessione economica e dal suo impatto sulla domanda di legname e prodotti legnosi. Il rapporto Fao sottolinea che «Il settore forestale dovrà anche trattare dei problemi legati al cambiamento climatico, che si traduce, tra l'altro, nell'aumento della frequenza e gravità degli incendi boschivi e dei danni provocati dalle specie invasive. La domanda di legno come fonte di energia progredirà, soprattutto se la produzione di biocarburanti da cellulosa diventeranno una soluzione commerciale percorribile; in questo caso, gli investimenti dedicate alle piantagioni forestali saranno rafforzati».

La superficie forestale rimarrà più o meno stabile negli Usa e in Canada, anche se la vendita di estese aree boscate appartenenti a grandi società forestali potrebbe cambiare il loro modo di gestione. Diversa la situazione del Messico, dove ilò tasso di deforestazione si modificherà in base alla velocità della trasformazione dell'attuale economia agricola in economia industriale. Secondo la Fao «La redditività economica dell'industria forestale potrebbe fluttuare ed anche calare, ma la fornitura di servizi ambientali continuerà ad essere importante, grazie all'interesse pubblico».

Torna all'archivio