[07/01/2010] News toscana

Livorno, due progetti "green" alla Kayser

LIVORNO. Dal 1986 anni la Kayser Italia è leader a livello interazionale nella tecnologia aerospaziale. Un'azienda che dal 1995 è diventata di proprietà di Vilfredo Zolesi e che fin dalla sua nascita ha una sede - in via di Popogna - e opera nel nostro territorio. Ma in pochi conoscono l'attività e i progetti della Kaiser. Ce li ha illustrati lo stesso Zolesi che insieme ai due figli Sara e David si occupa di progetti di altissimo livello. Zolesi, oltre ad essere membro del Consiglio direttivo di Confindustria dove segue in particolare il settore terziario avanzato, è autore di pubblicazioni tecniche e scientifiche.

Ma partiamo dall'inizio: di cosa si occupa la Kayser?
«L'azienda si occupa prevalentemente di esperimenti nello spazio con particolare attenzione alle scienze della vita come la biologia e la medicina e alle tecnologie abilitanti. Il nostro lavoro, infatti, anche se è difficile da spiegare, ha come obiettivo l'applicazione delle nostre scoperte non nello spazio ma sulla Terra».  

In questo campo, le risorse per la ricerca sono adeguate?
«Le risorse per la ricerca sono molto limitate, tra pubblico e privato superano di poco l'1% del Pil.
In più c'è da dire che in un periodo di crisi come questo, la ricerca è diventata  una vera cenerentola. Nel nostro settore i risultati non sono immediati e quindi è molto difficile trovare i finanziamenti necessari e far capire la grande utilità delle nostre sperimentazioni».

Quali sono le vostre ricerche nell'ambito delle energie rinnovabili?
«Attualmente siamo coinvolti in progetti di "vele solari", cioè in vele spinte nello spazio dalla luce solare, come metodo di propulsione. Si tratta di strutture leggere in grado di muoversi grazie al vento solare. Le vele, infatti, non si muovono con il calore ma su spinta di particelle emesse dal sole. Una sperimentazione per la quale mancano applicazioni pratiche ma che può essere utile nel campo dello sfruttamento dell'energia solare».

Quali sono i prossimi vostri progetti?
«Di recente abbiamo realizzato dei sistemi di misura ottici per monitoraggio di inquinanti urbani. A partire dal nuovo anno, invece, abbiamo iniziamo un importante progetto per gli ambienti chiusi, cioè in condizioni estreme. Lo scopo è  di acquisire un modo di utilizzare le tecnologie e le conoscenze sulla Terra. Una ricerca complessa il cui punto di arrivo è la produzione di un raggio ultravioletto che viene intercettato da un un ricevitore posizionato a una distanza massima di 5 chilometri. Questo raggio, nel suo cammino, registra tutti i gas che incontra rilevando naturalmente anche le sostanze inquinanti come gli idrocarburi».

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