[05/01/2010] News toscana

Container affondati: ma si è fatto davvero il possibile per fare luce sulla vicenda?

LIVORNO. Le certezze sul caso dei container affondati sono molte, ma a questo punto della storia è forse il caso di fare anche un bilancio completo della vicenda, includendo nel ragionamento, anche i dubbi, le perplessità e i punti rimasti oscuri. Un'analisi che facciamo a indagini praticamente concluse - abbiamo atteso i risultati delle ricerche della Guardia Costiera - con la quale si vuole solo contribuire a dare una spiegazione di quanto avvenuto e fare un'ipotesi su quanto sarebbe potuto succedere se alcuni condizioni fossero state diverse.
Partiamo da ciò che sappiamo con sicurezza. Il 5 luglio scorso l'equipaggio della "MsThales", imbarcazione dell'associazione ambientalista Green-Ocean, avvista a largo dell'isola d'Elba la nave "Toscana" mentre scarica in mare alcuni container. Partita da Panama e dopo una sosta nel porto di Coronel in Cile, qualche ora prima di fare sosta a Livorno, la "Toscana" si sarebbe fermata a dieci miglia dalla costa per compiere l'operazione illecita. Le indagini per accertare i fatti denunciati, iniziano a fine settembre - dopo le rivelazioni del pentito Fonti - e si concludono a fine dicembre. Per perlustrare l'area, viene utilizzata la Scialoja, mezzo della Guardia Costiera dotato di sonar e di Rov. La procura di Livorno, intanto, apre due fascicoli, uno sul "caso dei contenitori", un altro sulle rivelazioni del già citato pentito di 'ngrangheta Francesco Fonti. Il 3 novembre, nel punto indicato da Groitl, a 120 metri di profondità, l'Alliance trova un oggetto lungo sei metri e largo 3. Dopo tre mesi, la Guardia comunica che non è stato trovato alcun container. E qui finiscono le certezze. 
Dopo la prima denuncia del 5 luglio, alcuni punti non sono stati chiariti. Secondo alcune indiscrezioni provenienti dagli uffici della Capitaneria, gli stessi uomini della Capitaneria di porto, ritengono da subito il compito affidato loro dalla procura non adeguato ai loro mezzi. In sostanza, i militari pensano che la Scialoja, motovedetta di appena 30 metri, costretta a fermarsi non appena un po' di libeccio increspa il mare, non sia adatta per questo tipo di ricerche. Anche per il sonar allestito sulla motovedetta, qualche problema c'è stato: a fine ottobre, nel bel mezzo di un'uscita con mare calmo e in assenza di vento, il piccolo siluro si rompe. La Scialoja si ferma per alcuni  giorni. E poi arriva, per la gran parte del mese di novembre, anche il maltempo che blocca le operazioni. La domanda è questa. Per evitare tutto ciò e rendere più veloci le verifiche, ma soprattutto, visti i dubbi degli stessi militari, non sarebbe stato meglio utilizzare una nave delle Marina militare, meglio attrezzata e non così soggetta alla prima brezza di maestrale?
Passiamo alla denuncia del comandante della nave ambientalista Thales, Robert Groitl. Sui fatti raccontati dall'uomo, testimone del presunto scarico a mare dei container, sembra che la procura abbia avuto quantomeno dei dubbi. I magistrati livornesi, oltre ad aver sentito l'uomo, hanno chiesto alla stessa Capitaneria di fare delle ricerche e delle verifiche sulla sua attendibilità. Nel porto di Marciana Marina, dove la scorsa estate la Thales è rimasta ormeggiata per alcuni giorni, sono stati sentite alcune persone che hanno conosciuto Groitl. L'obiettivo è stato quello di controllare la serietà delle persona.
Passiamo al capitolo Alliance. La nave del Nurc (Nato Undersea Research Center), sempre secondo alcune indiscrezioni, pare non abbia più commesse e sia vicina alla chiusura. Secondo alcuni, addirittura, avrebbe tratto un vantaggio dalla scoperta, il 3 novembre, di un oggetto con misure simili a quelle di un container. Non sappiamo se questo sia vero o meno, di certo un tempestivo intervento del ministero avrebbe impedito che alla già complicata storia, si sommassero altri elementi di incertezza.
Un "pasticciaccio" brutto insomma. Non vogliamo, quindi, arrivare a quelle che rischiano di essere delle elucubrazioni prive di fondamento, ma di certo possiamo dire che in tutta la vicenda dei contenitori i tempi esageratemente dilatati, i mezzi non adeguati e soprattutto i metodi poco coerenti non hanno contribuito a fare chiarezza.

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