[05/01/2010] News

Russia – Bielorussia, fratelli coltelli nella guerra del petrolio e dell'elettricità

LIVORNO. Nemmeno la riunione di fine anno tra Russia e Bielorussia a Mosca è riuscita a trovare l'accordo sulle modalità del commercio bilaterale del petrolio nel 2010. Minsk consuma tra i 4 e i 5 milioni di greggio russo all'anno e ne Esporta circa 20 milioni di tonnellate sul mercato internazionale, una "manna" alla quale il dittatore Lukashenko (quello molto amato dal popolo secondo Silvio Berlusconi) non vuole e non può rinunciare .

Il ministro per l'energia russo, Igor Setchin, nei giorni scorsi ha annunciato che se l'accordo sulle forniture petrolifere 2010  alla Bielorussia non verrà firmato, Mosca imporrà da subito il pagamento della totalità del petrolio esportato.

Il 2 gennaio un rappresentante del governo autoritario di Minsk ha detto che le proposte del governo Putin mettono a rischio l'Unione doganale appena nata tra Bielorussia, Russia e Kazakistan: «C'è il rischio di edificare un'Unione deforme nella quale la Bielorussia non vedrebbe proprie prospettive. L'Unione, esclude il prelievo di diritti doganali, così come restrizioni qualitative negli scambi intercomunitari a tre».

A dicembre Setchin aveva detto che Mosca, «Tenuto conto dei rapporti fraterni» aveva proposto a Minsk la fornitura delle 5 o 6 milioni di tonnellate all'anno di greggio senza pagare diritti doganali, mentre il resto doveva pagare quanto previsto «La Bielorussia nel 2009 ha importato circa 21 milioni di tonnellate di petrolio russo attraverso pipeline, e da 4 a 5 milioni su ferrovia e su gomma».

Le minacce bielorusse  rischiano di interrompere le forniture di petrolio russo verso l'Europa e i fornitori russi stanno lavorando per impedirlo. Minsk non vuole pagare diritti su nulla mentre Mosca è disposta a togliere i diritti doganali solo sul petrolio per consumo interno. Come ritorsione, la fraterna dittatura di Minsk ha minacciato la sorella russa di interrompere il trasporto di elettricità verso la regione russa di Kaliningrad, l'enclave sul Mar Baltico circondata da Polonia e Lituania.

Secondo l'impresa bielorussa Odu, che fa parte della società Belenergo, «Il volume di transito non autorizzato ammonta già ora a 39,5 milioni di kWh di elettricità. Queste azioni da parte russa costringono la Bielorussia a predisporre misure destinate a tagliare a breve il trasporto commerciale di elettricità non autorizzata attraverso la rete del sistema energetico bielorusso, il che può rimettere in causa l'approvvigionamento stabile in elettricità dei consumatori nella regione di Kaliningrad, soprattutto della popolazione».

Siamo all'assedio medioevale di rappresaglia, fatto utilizzando le nuove armi di cui dispongono i Paesi di transito dell'energia russa. Se Mosca si illudeva di salvarsi dalla guerra del gas con l'Ucraina spostandosi verso la fedele Bielorussia, è stata subito servita.

La Inter RAO EES, la società di russa di export-import di elettricità, ha inviato ai suoi partner bielorussi le sue proposte per il transito di elettricità ma aspetta ancora una risposta ed il prossimo giro di negoziati è previsto per l'11 e 12 gennaio.

Un portavoce dell'azienda russa ha detto a Ria Novosti: «Inter RAO EES si conforma strettamente agli accordi quinquennali d'export-import di elettricità firmati tra Mosce e Minsk».

Per ora il transito di petrolio verso l'Ue non ha subito nessuna riduzione ed il consorzio Belneftekhim che raggruppa le imprese petrolifere bielorusse ha smentito ieri le informazioni diffuse da diversi media che erano state bloccate le forniture di petrolio russo alle raffinerie bielorusse.

Il governo di Mosca sembra mantenere la calma, ma già a novembre la Bielorussia aveva annunciato di voler diversificare i suoi itinerari di forniture petrolifere importando greggio dall'Azerbaigian attraverso il territorio ucraino. Il presidente Alexander Lukashenko (Nella foto con Putin) si fece intervistare dall'agenzia azera Trend per mandare a dire ai fratelli russi che «Benché  la Russia sia uno Stato amico, noi abbiamo bisogno di diversificare le nostre forniture di idrocarburi per non dipendere da un solo Paese. Abbiamo attentamente studiato gli itinerari di fornitura di petrolio via Ucraina con il presidente di quel Paese, in particolare durante il nostro ultimo incontro. Potremmo trasportarlo con petroliere fino alla costa ucraina del Mar Nero ed in seguito su ferrovia verso le nostre raffinerie. Un altro itinerario passerebbe per l'oleodotto Odessa-Brody. A mio avviso, è del tutto possibile».

I russi non avevano preso troppo sul serio gli avvertimenti del dittatore bielorusso contando sul suo isolamento nell'Ue (rotto dalla visita ammirata di Berlusconi) e sul cordone ombelicale politico-storico che lega i due Paesi e il regime putiniano al governo autoritario di Minsk. Avevano fatto male i calcoli: i dittatori e gli uomini forti sono sempre inaffidabili, soprattutto quando c'è di mezzo il petrolio e la loro sopravvivenza politica.

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