[28/12/2009] News

Non basta la protezione civile

PISA. I danni e i disagi provocati dal maltempo specie in Toscana ma anche in Liguria e in altre regioni richiedono naturalmente rapidi e adeguati interventi dello stato e delle altre istituzioni perché si possa al più presto tornare alla vita normale. Da più parti si è tentato di far passare la cosa come un evento eccezionale del maltempo rispetto anche alle più allarmate previsioni.

Disastri recenti a partire da quello tragico di Messina avevano però evidenziato che in particolare in talune zone del paese la questione non riguardava solo le previsioni metereologiche o la tempestività degli interventi della protezione civile.

A Messina ma anche in realtà salite alla ribalta di queste cronache annunciate era già emerso che dietro quegli eventi pure eccezionali vi erano precise e pesanti responsabilità di ‘governo' di quei territori delle cui situazioni idrogeologiche stato e altre istituzioni si erano altamente infischiate e non soltanto tagliando fondi indispensabili.

Per questo leggendo molti commenti giornalistici ma anche politico-istituzionali di questi giorni mi ha colpito che pur accennando talvolta anche alla scarsità di risorse per interventi preventivi che lo stato innanzitutto ha via via ridotto con effetti che sono purtroppo spesso sono sotto i nostri occhi, non si faccia riferimento alla legge preposta al protezione del suolo e alla gestione dei bacini idrografici; la 183.

Silenzio singolare se si considera che questa legge di cui il nostro paese si dotò anni fa fu considerata unanimennte o quasi tra le più avanzate anche in europa. I piani dei bacini idrografici affidati alle autorità di bacino avrebbero dovuto svolgere quella funzione preventiva inaugurando una gestione pubblica di territori in cui si sarebbe dovuto intervenire non più solo con dighe e cemento rivelatesi spesso più che un rimedio una concausa di effetti calamitosi. Ebbene quella legge alcuni anni fa è stata pesantemente mazzolata da una Commissione presieduta dall'allora ministro dell'ambiente Matteoli.

Quando i 24 membri della commissione decisero a maggioranza di strapazzarla anziché migliorarla, ad esempio affidando alle regioni una maggiore corresponsabilità di gestione dei bacini, pochi batterono ciglio.

Alla distrazione colpevole di ieri si somma quella di oggi tanto più grave perché è tutto il comparto ambientale ad essere oggi soggetto a restrizioni e non soltanto finanziarie ma anche normative. Visto che si parla e talvolta si straparla di riforme istituzionali e di federalismo non sarebbe il caso di pensare che Bertolaso non è una cura sufficiente?

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