[22/12/2009] News toscana

Consumo di suolo e urbanistica, Legambiente risponde a Conti: «Costruire senza costrutto, questo č il problema»

FIRENZE.  Ancor prima di diffondersi sulla stupidità delle leggi e sulla relativa intelligenza dei piani, asserzione per la verità che meriterebbe non un articolo bensì un ampio saggio di diritto urbanistico, penso sia il caso invece d'intervenire su un'altra antinomia enunciata nei giorni scorsi dall'Assessore Regionale al Governo del Territorio Riccardo Conti. Ossia quella tra consumo di suolo versus densificazione urbana. Ora, ai nostri occhi questa antitesi pare alquanto singolare. In quanto non mette affatto in discussione l'assunto di fondo. Che si dà per scontato e ineluttabile. Che è il destino alla costruzione. Il permesso a costruire come totem infrangibile della contemporaneità, insomma! Ci perdonerà l'Assessore se stigmatizziamo invece esattamente questo assunto. Il problema non è se costruire tra i campi residuali della Piana o tra le palazzine anguste del Ponte di Mezzo, il problema sta invece nel costruire senza costrutto. "A prescindere", come direbbe il buon Totò. Le domande vere e pertinenti, in altri termini, sono: quanti alloggi sfitti abbiamo nel tessuto urbano delle nostre città e come potremmo virtuosamente (con opportune politiche incentivanti) rimetterli sul mercato dell'housing sociale? E ancora, passando al tema della produzione del reddito (istanza alla quale sappiamo sinceramente affezionato l'Assessore Conti): quanti capannoni vuoti avremmo da riusare, se monitorassimo davvero l'enorme sprawl di contenitori commerciali/industriali sottoutilizzati quando non del tutto abbandonati nelle nostre periferie?! E' qui il cuore del problema. In un riuso ecologico e sociale davvero schietto. Diradare, insomma. Non densificare. Fare spazio e costruire natura, non cementificare sempre e comunque. Al più demolire gli ecomostri, per poi ricostruire in termini di efficienza energetica e di grande qualità architettonica. Questo è il futuro della nostra urbanistica, se non vogliamo che divenga irreversibilmente schiava delle proprie vecchie e cattive abitudini.

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