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Traforo del Tambura: il Wwf ribadisce il suo no

FIRENZE. Dopo un preoccupante periodo di silenzio ecco riapparire lo spettro del progetto del Traforo del Monte Tambura.

Tra persone senzienti e coscienti dovrebbe essere inutile ripetere le ragioni dell'opposizione di tutte le associazioni, e tra queste il WWF, che fanno della salvaguardia dell'ambiente il loro principale obbiettivo nonché le ragioni di tutti gli amministratori che hanno a cuore la sorte di una tra le più peculiari aree delle Alpi Apuane e, non ultimo, anche la sorte di un fondamentale diritto dell'uomo: quello dell'approvvigionamento idrico, su cui tra l'altro si stanno addensando le oscure nubi della privatizzazione.

Reperita juvant, dicevano i latini, quindi per ricordare del perché il WWF si oppone al progetto, ricordiamo che la Conca della Carcaraia del Monte Tambura è una importantissima zona di assorbimento carsico. Che vuol dire tutto ciò? Vuol dire che le piogge, vengono lentamente assorbite nelle profondità di questo sistema e vengono poi rilasciate sotto forma di sorgenti che interessano gli acquedotti di molti piccoli e grandi centri afferenti a questa zona. Lo stesso discorso vale anche per le precipitazioni nevose.

Non stiamo qui a ricordare poi l'interesse scientifico che riveste la stessa zona con le sue cavità ed abissi che vanno da -100 mt. a -1350 mt., cavità ed abissi noti in tutto il mondo e che richiamano ricercatori e speleologi di fama internazionale.

Tutto ciò, però, sembra non valere molto! Recentemente infatti il ministro per le Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli ha assicurato che presto inizieranno i lavori. Ora ci chiediamo: <A chi giova tutto questo?>. Possibile che per risparmiare un po' di tempo per passare da una valle all'altra si debba compromettere le risorse idriche (come è stato fatto nel Mugello) di interi centri urbani e rovinare una preziosa area del Parco Regionale delle Alpi Apuane?

In una situazione di continuo rischio idrogeologico estesa a tutta Italia il denaro pubblico e privato dovrebbe essere indirizzato verso ben altre priorità come la messa in sicurezza degli alvei dei fiumi e dei torrenti, la messa in sicurezza dei versanti delle montagne e la protezione delle coste sempre più sottoposte all'attacco dell'erosione. Per non parlare della gestione dei boschi affidata quasi sempre e solamente alla buona volontà del Corpo Forestale di Stato a cui si tagliano in continuazione fondi per uomini, mezzi e ricerca.

E se ciò non bastasse ci preme ricordare l'alto valore naturalistico dell'area:

Parco Regionale, Sito di Importanza Comunitaria, Area a Vicolo paesaggistico, Area a più alta priorità di Conservazione del Progetto RENATO, Target di Conservazione del Piano Regionale della Biodiversità (accordo in corso tra Regione Toscana, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e WWF Italia al fine di individuare attività prioritarie, utili e necessarie, per contribuire ad arrestare la perdita di biodiversità in Toscana).

Il -NO AL TRAFORO- viene da semplici cittadini, da ambientalisti e non, e da amministratori pubblici che partendo da dati scientifici seri contestano questa stagione "delle grandi opere pubbliche" che provocherà altre ferite al territorio.

 

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