[16/12/2009] News

Il Movimento Water justice lancio il suo appello ai governi riuniti a Copenhagen

FIRENZE. Parlare di risorsa idrica quando si affrontano i temi che riguardano il destino del pianeta terra (formato prevalentemente da acqua), dovrebbe essere scontato. Purtroppo non è cosi: i negoziati in corso non affrontano l'interrelazione tra crisi del clima e crisi dell'acqua e non sottolineano a sufficienza che gli effetti del cambiamento climatico avranno conseguenze dirette sull'agricoltura e sulla sicurezza alimentare di miliardi di persone.

Il settore agricolo, che assorbe circa il 70% delle risorse idriche globali, non solo è colpito dal cambiamento climatico ma può anche contribuire a mitigarne gli effetti. Ma l'acqua è vista innanzitutto come una risorsa da sfruttare per produrre energia e anche il ritorno al nucleare ha un forte impatto negativo sulle risorse idriche. Infine la presa di coscienza del fallimento totale inerente il tentativo di realizzare "gli obiettivi di sviluppo del millennio" con una strategia basata sulle regole del mercato per assicurare l'accesso all'acqua potabile ad almeno il 50% dei poveri dell'acqua entro il 2015. Questa è parte dell'analisi che ha condotto tutti i Movimenti di Water Justice provenienti da ogni parte del mondo, da Cochabamba a Plachimada, da Hasankeyf e Narmada Valley, dalla Colombia al Sud Africa e alle Filippine, a chiedere ai leader mondiali riuniti a Copenhagen un preciso impegno.

I principi fondamentali dei Movimenti sono quelli confermati anche al recente Forum alternativo dell'Acqua di Istanbul: l'acqua è un diritto umano fondamentale e inalienabile, è un bene comune essenziale per il sostentamento degli ecosistemi ed ogni forma di vita esistente. La democrazia dell'acqua è elemento centrale per la risoluzione delle crisi dell'acqua. Partendo dalla condivisione di questi principi i Movimenti di Water Justice chiedono che i Governi partecipanti alla Conferenza di Copenhagen sul Clima mettano l'acqua all'ordine del giorno dei lavori e adottino strategie integrate di adattamento e mitigazione per proteggere gli ecosistemi.

Inoltre i Movimenti, nel documento-appello inviato a Copenhagen, chiedono che i Governi diano vita a un gruppo di lavoro che predisponga un Accordo mondiale sull'Acqua vincolante per tutti i Paesi, sotto l'egida delle Nazioni Unite, da presentare e approvare entro la fine dei negoziati nel 2012. «Tramite l'Assemblea delle Nazioni Unite, sulla base delle conclusioni della Conferenza di Copenhagen, chiediamo che venga istituita un'Agenzia mondiale dell'Acqua che sostituisca l'illegittimo World water forum.

Tale Agenzia deve essere un vero e proprio strumento per l'azione e cooperazione globale nel campo delle risorse idriche, indipendente dai grandi interessi finanziari, economici e commerciali privati, e dotata di poteri adeguati per la prevenzione e soluzione dei conflitti». Su queste basi i promotori dell'appello che sarà presentato all'interno della Conferenza inter-governativa chiedono sostegno ai cittadini del mondo per avere maggior peso nella vertenza. Purtroppo il "clima" in terra danese, ad oggi, non appare dei più favorevoli nemmeno per i temi ritenuti da tutti centrali al Vertice Cop 15.

 

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