[16/12/2009] News

Le insostenibilitą dell'autotrasporto ricadono sulla collettivitą (ma va...!)

LIVORNO. «Basterebbe pensare che l'80% delle nostre merci viaggia su gomma per rendersi conto  del valore strategico del settore per la nostra economia». Siccome ogni punto di vista è una vista da un punto, appare interessante rileggersi al contrario la pagina che Italia Oggi dedica all'autotrasporto per incensarne l'efficienza, l'abnegazione, il sacrificio, e per lamentare poi la scarsa attenzione da parte delle istituzioni, che ogni anno solo  sul filo di lana evitano il fermo delle autostrade , concedendo ai tir una pioggia di milioni (quest'anno la trattativa è sui 400 milioni, gli stessi che sono stati negati, per esempio e dopo essere stati già dimezzati, alla banda larga e alla riduzione del digital divide).

A nessuno, né agli autotrasportatori, né alle associazioni di settore, né tantomeno a chi governa, s'accende la lampadina sul fatto che forse l'autotrasporto italiano ha ogni anno bisogno di massicce dosi di liquidità proprio perché la sua non competitività è data dal fatto che siamo il Paese con il record di utilizzo della gomma, a fronte degli investimenti che negli altri paesi sono stati fatti sul fronte ferroviario e dove possibile marittimo.

A dir la verità il redazionale di Italia oggi ammette  che «la vera alternativa sono le autostrade del mare sulle quali gli investimenti avviati stanno dando i primi frutti, ma su questa via i chilometri da percorrere sono ancora tanti», e ammette persino  che lo stanziamento di 400 milioni  sarebbe «una cifra considerevole soprattutto se rapportata alle difficoltà di copertura che altri settori stanno avendo», ma li giustifica  per alleggerire i costi «divenuti insostenibili per gli autotrasportatori» per concludere «non è il paese a essere sotto il ricatto dell'autotrasporto, ma sono gli autotrasportatori a essere vessati su più fronti senza che nessuno ne parli». E giù la lista della spesa: aumento dei costi di gasolio, di pedaggi autostradali, Inail, tassa di possesso, contributi sanitari...

Appunto. Ma non sarebbe meglio che invece che farle pagare a tutti i cittadini, queste inefficienze fossero riassorbite nel tempo da investimenti mirati a migliorare l'antidiluviano, anacronistico e dilapidatorio sistema logistico italiano, basato sulla gomma?

No. Meglio un uovo oggi che una gallina domani, e così di questi fantomatici 400 milioni che gli autotrasportatori rivendicano, soltanto 30 sono destinati a investimenti (e manca di sapere poi che tipo di investimenti!).

Alla fine diventa una guerra tra "poveri"(?) autotrasportatori e "poveri" cittadini costretti a ripianar le perdite del settore e per giunta anche condannati ad imprecare ad ogni sorpasso e ogni coda in autostrada, tanto che l'amara constatazione  del fatto che «sul fronte ferrovie si sta assistendo  a un vero e proprio smantellamento della rete cargo, e gli unici investimenti sono tutti orientati verso l'alta velocità passeggeri»,  viene liquidata con malcelata soddisfazione da Italia Oggi: «E a quanti si dicono contrari al trasporto su gomma e ne auspicano una forte riduzione a vantaggio dei treni, si mettano l'animo in pace».

Come se non fosse ovvio che se Ferrovie dello Stato è diventata una spa deve chiudere il bilancio in attivo e quindi investe laddove ritiene di avere ritorni garantiti. E come se non fosse ovvio che gli investimenti su trasporto pendolari e sul trasporti merci, essendo servizi pubblici o comunque al servizio del benessere collettivo, dovrebbero essere decisi dalle istituzioni. Che però preferiscono rattoppare le buche anno per anno invece di prendere decisioni dallo sguardo lungo, che permettano al sistema di non bucarsi più.

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