[14/12/2009] News

Pseudo erotismo oltre natura: in prima serata tv la fusione tra documentario, real tv ed erotismo soft

FIRENZE. «Nella natura, le dimensioni contano. Eccome, se contano»...l'espressione, piuttosto pecoreccia, è spesso oggetto di doppio senso, e non ne sono mai stati immuni anche i documentari naturalistici. Ma riveste un carattere di novità, almeno per la televisione italiana, se a usare quest'espressione è un'avvenente presentatrice, che camminando in abiti (molto) succinti per sentieri (finto) selvaggi allieta, tra doppi sensi e pillole di saggezza, l'alternarsi di video a tema naturalistico dal montaggio forsennato e con colonne sonore heavy metal (!).

Heavy metal e combattimenti rituali tra foche. L'eroico salvataggio del povero cagnolino nel terribile naufragio dello yacht. Ippopotami? Questi assassini. Il torero incornato che vola a 7 metri di altezza. Questi alcuni dei filmati presentati.

E poi la scena clou, proprio quella presentata come una questione di dimensioni. E' la "vendetta" (almeno, così è presentata nella sequenza degli eventi) di un branco di bufali prima attaccati da delle leonesse. I bufali, in gruppo, sembrano attaccare i cuccioli di leone, appunto per vendicarsi del precedente attacco.

Il montaggio è parossistico, le immagini accelerate, troneggia l'alternanza di soggettive e immagini dall'alto, ricostruzioni tridimensionali e sovrapposizioni di immagini virtuali su quelle reali, come in un videogame di guerra.

Stiamo parlando di "Wild-oltrenatura", la trasmissione che ieri sera, tra un'edizione straordinaria del tg e una pubblicità di merendine, ha inaugurato il suo ciclo di trasmissioni (ne sono previste quattro in totale) su una delle reti Mediaset. Il modello televisivo cui si ispira è visibilmente quel "real tv" che da metà anni '90 in poi (per certi versi anche prima) ha importato in Italia un format visivo decisamente improntato all'estremo: la morte in diretta, la "brutta esperienza", l'esaltato a 300 all'ora. La rapina ripresa da telecamere fisse, la rissa in strada, l'incidente spettacolare.

Roba da americani dieci anni fa, roba "da italiani" oggi. Anzi, forse uno dei più significativi "cavalli di Troia" per il successivo avvento del reality show, che di quella "real tv" costituiva (e costituisce) solo un'immagine di maggiore dettaglio: dalle immagini dall'elicottero, alle immagini dei "ragazzi della casa" del Grande fratello, il passo è stato breve.

E c'è un particolare significativo: l'evidente venatura voyeuristica di trasmissioni ispirate a questo modello è stata, negli anni, amplificata da un progressivo cambiamento nella presentazione stessa dei vari filmati. Se i primi "real tv" mancavano, cioè, di un presentatore "fisico", ed erano introdotti e commentati solo da una voce fuori campo, l'evoluzione successiva è stata quella di far presentare i filmati da donne (molto) procaci e (molto) svestite. Un modo ovvio di fare televisione nel modo in cui oggi la si fa, aggiungendo una sollecitazione voyeuristica ad un'altra, in attesa del successivo stacco pubblicitario.

Ed eccoci quindi, oggi, alla fusione fredda tra cinema naturalistico e tutto questo pastone di nani, ballerine, musica elettronica, guardoni e video choc. Certo, l'impressione non è buona. E' svilente, sia detto in sincerità, vedere come la divulgazione scientifica (o quasi) possa essere "catturata" e messa al servizio di un meccanismo comunicativo sì efficace, ma anche squallido, come quello adottato in questa trasmissione. Siamo di fronte all'incontro tra gli hot-pants, le allusioni erotizzanti e il documentario naturalistico, in poche parole.

Certo, non è tutto fango ciò che è opaco. Due sono gli elementi degni di un'analisi che vada al di là delle critiche: anzitutto, occorre considerare che quello descritto è uno dei linguaggi della contemporaneità. Al di là dell'aspetto puramente voyeuristico, e della presenza di presentatrici più o meno vistosamente agghindate, è indubbio cioè che buona parte delle giovani generazioni si trovi a proprio agio con questo tipo di format comunicativo. Il richiamo costante ai videogames e ai video musicali, la colonna sonora, la stessa scelta delle immagini da mostrare, sono visibilmente fattori di attrazione per il pubblico giovane e/o per quello più ingordo di comunicazione del tipo "trash". Una comunicazione che, giusto o sbagliato che sia, ha la caratteristica di attrarre un pubblico vasto, nell'Italia di oggi.

E in questo senso è comunque da salutare con letizia il sapere che per un giorno, invece che immagini estreme di morti, velocità e dolore umano, il telespettatore interessato al genere trash abbia potuto comunque imparare qualcosa di più sui meccanismi propri del mondo animale. E' anche così, cioè, che si permette al grande pubblico di accedere a qualcosa che, se presentato nella tipica impostazione didattica ed enciclopedica dei documentari "ufficiali", resta confinato in una nicchia di ascolto.

E poi, va detto anche che la "natura" vista dagli autori di "Wild" è sì grottesca, sì spettacolarizzata, ma è comunque credibile, nel disegno che se ne fa. O si ritiene, cioè, che la "natura" sia un bucolico insieme di immagini rassicuranti, in cui tutti gli esseri viventi svolgono come formichine il loro quotidiano lavoro di formazione di un'armonia, oppure si propende per una visione caotica, impietosa e feroce di questa natura. Ed è proprio questa la visione - appunto per certi versi realistica - che, anche se con risultati modesti e con mille trucchi di basso livello finalizzati a catturare l'attenzione morbosa del telespettatore, è stata e verrà (nelle previsioni) presentata ogni domenica sera (cioè in un momento di forte audience, poiché precedente alle trasmissioni calcistiche) nelle prossime settimane.

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