[09/12/2009] News

Nucleare, la responsabilità delle scelte delle localizzazioni sul territorio: l'emblematico caso del Veneto

FIRENZE. Quanto è successo oggi in Veneto è emblematico di quanto potrà accadere nei prossimi mesi in altre parti del Paese in merito alla questione del nucleare. Quando dall'enunciazione dei principi sulle opportunità di ritorno all'atomo, si dovrà passare alla scelta dei siti in cui realizzare le centrali, i politici di qualsiasi livello (espressione di quei territori), che appoggeranno la proposta del governo centrale cercheranno di tenere nascoste più possibile le loro conoscenze in merito e le loro reali intenzioni.

Su questa partita, si sa, è più facile perderlo il consenso che acquisirlo. L'opposizione ovviamente gioca le sue carte «I cittadini del Veneto hanno diritto di sapere quali decisioni stanno per essere prese dal governo sopra la loro testa: Galan dica come stanno le cose sul nucleare - ha affermato il deputato veneziano del Partito democratico Andrea Martella - Il presidente Galan ha in questo senso il dovere di dire la verità: esiste o no la possibilità che tra Chioggia e il Polesine venga costruita una centrale nucleare? Il Veneto viene vergognosamente tenuto col fiato in sospeso per una decisione che sarebbe gravemente lesiva per tutto il territorio. La piena sicurezza delle centrali nucleari che il governo vuole insediare non viene infatti garantita, visto che la tecnologia che verrebbe utilizzata sarebbe già vecchia. In più, siamo ancora lontani dal risolvere il problema dello smaltimento delle scorie. Elementi che da soli rappresentano un grave pericolo, ma a fronte dei quali il governo nazionale e regionale sembrano essere indifferenti. Galan, che nei mesi scorsi si era espresso favorevolmente all'ipotesi del nucleare in Veneto - ha concluso Martella - ora dica come stanno esattamente le cose».

Molto prudente sull'argomento il ministro per le politiche agricole Luca Zaia «Immagino che il Veneto farà la propria parte, ma con un principio che è quello di equità. In questo momento non ho accesso alle informazioni che ha il presidente della Regione. Però dico sì a dare disponibilità, ovviamente mantenendo fede alla volontà delle comunità e soprattutto, ricordiamolo, con criteri di equità nazionale. Ricordo che noi abbiamo sempre dato, per cui ogni ragionamento va fatto in termini di equità, che significa vedere cosa fanno gli altri».

Richiamando ad un generico criterio di equità che in termini astratti è pure condivisibile, la posizione del ministro non appare molto lucida: si fa riferimento a quanto già è stato dato (ma in merito a cosa?), e si richiama alla volontà della comunità che per ora non è nota (si fa un altro referendum?), per poi mettersi alla finestra. Allontanandoci dal Veneto, ma rimanendo nell'area di Governo più sicura appare il ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla «Su questo tema delle centrali nucleari è ora di cominciare veramente ad aprire gli occhi e prendere coscienza che siamo rimasti indietro. Abbiamo perso tanti e tanti anni, e questo ritardo lo paghiamo noi, lo pagano le nostre aziende. Adesso bisogna procedere senza arresti e senza indugi: ci sarebbe l'intenzione di costruire la prima centrale nel Nord Italia, vedremo se la sede sarà qui in Veneto o altrove. Non vedo come una centrale nucleare - ha concluso Brambilla - possa penalizzare il settore del turismo in una regione come il Veneto. Stiamo parlando di due cose completamente diverse».

L'importante è esserne convinti. Più tecnica e ragionata la posizione dei favorevoli che vengono dal mondo del lavoro «auspico che la scelta del luogo possa derivare da un giudizio di carattere soprattutto tecnico, che non guardi solo alla produzione in sé ma anche agli impatti ambientali ed alle convenienze di dislocazione, nell'ottica della migliore integrazione con la rete esistente- ha dichiarato Andrea Tomat presidente regionale di Confindustria. L'esperienza e i dati degli anni passati ci hanno dato una dimostrazione che il nucleare è una strada percorribile. Su questo piano ci dobbiamo muovere, perché energia pulita significa che dobbiamo superare progressivamente l'utilizzo dei combustibili fossili, e preparare il futuro. Su questi progetti - ha concluso Tomat - sono necessari dai 30 ai 50 anni per segnare delle trasformazioni e bisogna perciò iniziare a ragionarci ora». Per ora nulla di concreto in merito alle localizzazioni delle centrali è dato sapere, vedremo se chi lancerà il sasso avrà anche il coraggio di far vedere la mano come la responsabilità di governo a qualsiasi livello impone.

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