[09/12/2009] News

Vivere con cura. PER COPENAGHEN. Un colorato scenario per la sopravvivenza...

COPENHAGEN. Aubrey Mayer era un musicista e compositore nato in Sudafrica e residente a Londra. Era, perché nel 1991 scoprì prima di molti altri quella che ormai è riconosciuta come la più grande sfida che l'umanità debba affrontare: quella climatica. E da allora, Aubrey non ha più fatto il musicista - se non in occasione di conferenze sul clima - e fondando il Global Commons Institute si è dedicato pienamente, quasi senza risorse e quasi da solo, a spiegare a delegati governativi e mondo dei movimenti la sua idea clou: Contrazione e Convergenza (C&C). Ovvero, Contrazione delle emissioni globali così da stabilizzare la concentrazione di CO2 in atmofera a un livello di sicurezza, e Convergenza delle stesse verso eguali emissioni pro capite, perché i cittadini di questo pianeta sono tutti uguali e non è giusto che un abitante dell'Italia incida sul clima quasi cento volte più di uno del Bangladesh (9 tonnellate di gas serra pro capite all'anno contro 100 kg!). Per capire cosa questo significhi, alleghiamo la figura che riassume la C&C. Chi la vuole ingrandita può scrivere a mari.liberazioni  yahoo.it. Riteniamo che essa sia particolarmente utile per spiegare a un pubblico diversificato il problema e le soluzioni.

Come si può vedere, le emissioni globali, che sono espresse sull'ordinata in Gtc ovvero gigatonnellate di carbonio ovvero miliardi di tonnellate di carbonio, all'anno devono al più presto scendere e tendere a zero nel 2050, a livello dei singoli paesi la situazione è variegata: quelli occidentali - storicamente e attualmente grandi emettitori pro capite - devono ridurre drasticamente le emissioni annue, mentre quelli del Sud possono ancora aumentarle per un po' (si vedano Cina e India ad esempio, e ancor più Africa e Bangladesh che adesso hanno responsabilità climatiche ridottissime). Così in pochi decenni si dovrebbe arrivare a uguali emissioni pro capite.

Aubrey ha portato questa idea, semplice e rivoluzionaria, in tutti i negoziati sul clima ai quali ha potuto partecipare come osservatore. Adesso la C&C è ufficialmente la politica di molti governi (magari con altri nomi, tipo giustizia climatica)., ma non è detto che nella pratica, ai negoziati di Copenaghen, ci si ispirino davvero. Ecco perché Aubrey Meyer ha scritto l'appello che segue:

"Non abbiamo altra scelta: dobbiamo risolvere il problema più rapidamente di quanto non contribuiamo tuttora a crearlo. Le concentrazioni di gas serra in atmosfera crescono perché là vanno le emissioni dalle attività umane e una grande parte di queste emissioni rimane là. Dobbiamo dunque bloccare le emissioni al più presto. Per evitare che una vasca debordi, dobbiamo chiudere il rubinetto. Occorre dunque che la Conferenza sul clima arrivi a stabilire un bilancio globale di emissioni che le faccia scendere intorno alle zero nei prossimi 40-50 anni. Finora le emissioni sono state proporzionali al reddito e i paesi ricchi lo sono diventati grazie al fatto che hanno mantenuto emissioni di gas serra molto al di sopra della media globale pro capite; così hanno scatenato la crisi climatica. I paesi più poveri,i più immediatamente vulnerabili di fronte ai danni climatici che già stanno avvenendo, hanno mantenuto emissioni costantemente più in basso rispetto alla media globale pro capite e non sono responsabili della crisi. Questo insieme di crescente povertà e danni climatici deve esserer corretto se il destino umano non vuole essere quello di una distruzione mutuamente assicurata. La giustizia climatica è quello di cui abbiamo bisogno. In uno scenario di contrazione delle emissioni, essa prevede una rapida convergenza verso uno standard di eque emissioni pro capite".

Il Protocollo di Kyoto del 1997 non aveva questo principio di base e quindi non prevedeva dove si dovesse andare, ecco perché - secondo Aubrey - ha fallito. Non c'è più tempo per un altro fallimento perché occorre agire nei prossimi anni.

 

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