[09/12/2009] News

Che fine faranno i parchi?

PISA. Nella domanda non c'è alcuna  forzatura polemica ma solo il bisogno di capire cosa sta succedendo e cosa bolle in pentola dopo una serie di sortite ministeriali ed anche parlamentari sul tema.

Va fatta però un premessa e cioè che in questo momento è tutto il complesso istituzionale a partire dagli enti locali e le regioni ad essere sottoposto ad una stretta micidiale. Insomma, mentre si annuncia a gran voce l'arrivo del federalismo i comuni e le province devono scendere in piazza se non vogliono chiudere i battenti. In compenso quel che sembra riservargli il nuovo Codice predisposto dal ministro Calderoli sono principalmente per non dire solo tagli e potature delle giunte, dei consigli a cui seguono abrogazioni a raffica a partire dalle Comunità montane ma senza un criterio o un disegno di riforma che rafforzi e non penalizzi il ruolo democratico delle assemblee elettive locali ed anche delle regioni.

Vediamo ora cosa sta succedendo invece per i parchi  dopo una serie di annunci che anche in questo caso sembrava preludere ad un  rilancio. Nella prima bozza del codice Calderoli appena citato aveva fatto la sua comparsa l'art 10 che abrogava gli enti parco regionali per passare le funzioni alle province. Doppia gaffe; una costituzionale perché non sta al governo decidere le sorti degli enti parco regionali, secondo perché se si scioglie l'ente parco le sue funzioni non passano a nessuno; il parco insomma non ha eredi. L'articolo è stato cancellato ma il ministro Prestigiacomo ha scritto al Presidente Errani nella sua veste di presidente della Conferenza delle regioni per chiedergli di fermare le macchine nelle varie regioni sui parchi di loro competenza in attesa di un riordino a cui stavano lavorando al ministero. Inusitata e sconcertante  richiesta che risultava ancor più stramba dopo che si sono conosciute le famose proposte romane ricalcate tutte su quelle degli enti locali; qualche rappresentante in meno di qua e di là con una piccola furberia in più e cioè i tagli riguardavano le rappresentanze  locali negli enti parco nazionale ma non quelli ministeriali.

E come se non bastasse ecco che i direttori sarebbero nominati direttamente e Roma e neppure sulla base della terna attualmente prevista. Nel frattempo -anche qui dopo annunci battaglieri- viene presentato al Senato un Disegno di legge di modifica della legge 394 che riguarda soprattutto il comparto più scalcinato dei parchi quello delle aree marine protette. Legittima l'attesa ed eccoti che la montagna partorisce il solito topetto centralista; le regioni saranno infatti totalmente tagliate fuori dal comparto delle aree marine. Se ne cambia anche la geografia perché la legge per le regioni fa attualmente  riferimento ai ‘tratti di mare prospicenti' il territorio regionale che ora viene cancellato, così le regioni risulteranno prive di tratti di mare prospicienti comprese quelle che gravitano nel Santuario dei cetacei. Chi nel frattempo aveva istituito come la Liguria proprie aree protette marine dovrà passare armi e bagagli allo stato che poi provvederà a darle in gestione ad altri soggetti ma non alla regione!

E meno male che siamo in tempi di federalismo!

E tutto questo mentre ai parchi vengono tagliati fondi che si accompagnano alle accuse di  spreco. Ora i parchi nazionali non possono comprare neppure qualche sedia se prima non chiedono l'autorizzazione al ministero, altro che ‘poltronificio', qui sono tutti posti in piedi. Che il ministero deve da oltre un decennio in base ad una legge dimenticata attrezzarsi per costruire un sistema nazionale di parchi non lo ricorda nessuno neppure in Parlamento.

Come nessuno ricorda che il nuovo codice dei beni culturali ha sottratto ai piani dei parchi il paesaggio. Del resto nessuno nel  Codice Calderoli si è ricordato del governo del territorio e poco e confusamente della gestione urbanistica. E il governo del territorio senza un ruolo forte anche dei parchi come dei bacini idrografici è come fare le nozze con i fichi secchi. In conclusione stando a quel che bolle per ora in pentola c'è poco da stare allegri. Speriamo che non lo dimentichino il parlamento e le regioni  visto che il governo sembra essersene ancora una volta  dimenticato.

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