[07/12/2009] News toscana

Il rigassificatore Olt affogherą in una bolla?

LIVORNO. L'Italia va a gas. Non completamente ma abbastanza da essere dipendente molto più da questo combustibile fossile che dal tanto, e giustamente, criticato petrolio. Il problema è che sul gas politici di ogni colore e industriali hanno puntato molto perché questa fonte fossile ha supportato la riconversione profonda delle strutture energetiche nazionali (costruzione delle ormai famose centrali a ciclo combinato).

Negli anni passati si è fatto di tutto per far arrivare quanto più gas possibile, costruendo una fitta rete di gasdotti e favorendo in maniera vergognosa la costruzione di rigassificatori. Per vincere le resistenze delle popolazioni preoccupate per gli effetti sul territorio e sulla salute si sono gonfiate le previsioni dei consumi, si sono minacciati fantomatici black-out, si è ricorsi, insomma, alla solita politica dell'emergenza che ormai è un utile strumento per cercare di far passare tutto.
Ma i nodi vengono sempre al pettine.

La crisi economica che attanaglia il sistema capitalistico da un paio di anni ha provocato una diminuzione drastica dei consumi facendo saltare le previsioni gonfiate presentate negli anni passati come "verità assolute" e indiscutibili. Fra l'altro ci si è messo pure il clima con un autunno fra i più caldi che si ricordino.

Insomma, siamo in piena "bolla del gas": in Italia (dati MSE al 31/10/2009) i consumi sono calati del 10,6% rispetto al 2008, ritornando ai livelli precedenti a quelli del 2004, ma la tendenza è generale. Secondo il "World energy outlook 2009", redatto dall'Iea, Agenzia internazionale per l'energia, si va verso "un forte eccesso nell'offerta di gas nei prossimi anni" tanto da prevedere una "capacità inutilizzata di ben 200 miliardi di metri cubi nel periodo 2012-2015".

La domanda sorge spontanea: ma allora tutti questi rigassificatori che si stanno costruendo che fine faranno? La risposta di governo e Confindustria è che si vuol fare dell'Italia un hub, punto di raccolta, del gas da immettere nelle reti europee. Ma questo progetto che fa business sulle spalle dell'ambiente e della salute dei cittadini appare oggi irrealistico perché il gas che arriverà in eccesso difficilmente potrà essere piazzato su altri mercati, saturi anch'essi.

In presenza di una bolla del gas dai contorni giganteschi come quella che si preannuncia, il gas continuerà ad arrivare dai gasdotti a causa dei particolari contratti che vigono nel settore. In poche parole: i contratti detti "take of pay" prevedono che se l'acquirente non ritira il prodotto deve pagare per il quantitativo non ritirato. L'acquirente può solo non ritirare subito il prodotto pagato, riservandosi di riceverlo successivamente. L'altro mercato quello che spesso viene ricondotto ai rigassificatori, detto "spot" perché fondato su contratti a breve termine, è quasi inesistente in Europa e non si sviluppera certamente in presenza della "bolla".

A questo proposito ci pare interessante riferire l'opinione di un consultente del Ministero dello Sviluppo Economico, il prof. Urban, rilasciata all'agenzia AGI Energia il 17 novembre: «n Italia abbiamo decine di terminali LNG, di cui si prevede o si auspica la costruzione nei prossimi anni. Molti di questi non hanno né contratti di supply del gas naturale né contratti di vendita dello stesso sul mercato interno... si tratta molto probabilmente di cattedrali nel deserto».

Siamo arrivati al nocciolo della questione. Il rigassificatore offshore che, molto faticosamente per la verità, la Olt cerca di realizzare con il sostegno di politici di destra come di sinistra (le eccezioni si contano sulle dita di una mano), della Confindustria e dei sindacati confederali, non ha ancora concluso alcun contratto di approvvigionamento del gas liquefatto. Alla luce della "bolla del gas" è difficile prevedere che riuscirà a farlo nei prossimi anni. Insomma, quello di Livorno sembra essere il caso modello di "cattedrale del deserto" di cui parla il consulente del MSE.

Rimarrebbero comunque i danni all'ambiente provocati dalla costruzione della conduttura marina, i divieti alla navigazione e alla pesca, i pericoli di collisioni.

L'avventura della Olt continua ma il fallimento è dietro l'angolo!

* Comitato No Offshore

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