[07/12/2009] News

Trionfo di Morales in Bolivia, via alla nazionalizzazione delle materie prime

LIVORNO. Il socialismo energetico-ambientalista di Evo Morales ha vinto: è stato rieletto presidente della Bolivia con il 63% dei voti, mentre il principale candidato della destra, Manfred Reyes Villa, si è fermato al 23% ed è stato costretto a riconoscere subito un risultato elettorale che non lascia alcun dubbio sull'appoggio di cui gode il primo presidente indio dell'America latina. Le elezioni sono state giudicate democratiche e corrette a dall'Organización de Estados Americanos.

A dire il vero nel governo di sinistra boliviano c'è un pizzico di delusione, ci si aspettava un risultato ancora più schiacciante. Morales ha comunque subito ringraziato il popolo per l'ampia partecipazione ed ha confermato il suo impegno per la rifondazione del Paese e il riscatto della sua sovranità: «Oggi la Bolivia ha nuovamente dimostrato una vocazione democratica ed una rivoluzione democratica e culturale al servizio del popolo - ha detto davanti ai suoi sostenitori il presidente riconfermato - Con la vostra partecipazione a queste elezioni nazionali avete dimostrato  che è possibile cambiare la Bolivia in base al voto del popolo. Nuovamente il popolo boliviano fa la storia grazie alla sua coscienza».

Morales ha promesso che questo risultato servirà a dare maggiore impulso ai lavori per ottenere l'uguaglianza sociale della popolazione, che in Bolivia significa diritti delle etnie indie e nazionalizzazione delle materie prime, a cominciare dal gas e dal litio del salar andini. Due cose che la destra sconfitta voleva evitare ad ogni costo, minacciando anche la secessione delle "ricche" province "criolle" orientali.

Morales manda a dire all'opposizione che «Quello che oggi ha vissuto il popolo è come avanzare con un progetto politico, con un programma del popolo boliviano al servizio del popolo boliviano». Il Movimiento al Socialismo Instrumento Político por la Soberanía de los Pueblos (Mas Ipsp) ed i suoi alleati hanno trionfato anche nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento hanno vinto nei dipartimenti di La Paz, y Oruro, Potosí, Chuquisaca, Chaco boliviano, Cochabamba. La destra ha vinto sicuramente nelle sue roccheforti di Pando, Beni e Santa Cruz, e probabilmente in altri due distretti orientali, ma anche li la sinistra sarebbe andata avanti.

Il Congreso bicameral, come si chiamava il parlamento di La Paz, con queste elezioni cambia nome e si chiama Asamblea Plurinacional, per rispecchiare le rappresentanze delle diverse comunità e popoli indigeni della Bolivia che assurgono a ruolo di "nazioni".

«Fratelli e sorelle - ha detto Morales - ora abbiamo la strada aperta, un cammino di dialogo con i diversi settori per applicare la prima Costituzione che è stata approvata dal popolo. Sarà una via della quale beneficeranno i distinti settori. Aver ottenuto più dei due terzi dei deputati e senatori, ci obbliga ad accelerare il processo di cambiamento. Il trionfo in Bolivia, non è solamente dei boliviani. Questo trionfo dei boliviani è fondamentalmente un giusto riconoscimento ai presidenti, governi e popoli antimperialisti».

E rivolto agli oppositori ha detto: «Vengano a lavorare con me per servire il popolo boliviano, "primero esta Bolivia", al margine di qualsiasi rivendicazione di carattere settoriale, prima c'è la Boliva. Ancora una volta rivolgo un appello alle autorità che si rifiutano di lavorare con Evo Morales: venite a lavorare, perché noi siamo un governo del dialogo. Come sempre, abbiamo l'obbligo di rispettare i programmi del governo al di la che si sia votato per un partito politico o per una persona. Avremo un governo che sorge dal popolo. Nei quattro anni che ho esercitato la carica di Capo dello Stato si sono commessi diversi errori - ha detto alla folla -  però questi sono stati corretti da voi stessi».

Lo sconfitto Manfred Reyes Villa, del Plan Progreso Bolivia-Convergencia Nacional,  ha attribuito la disfatta dell'opposizione alla frammentazione dei partiti del centro-destra in 7 liste, ma ha iniziato un'autocritica per l'atteggiamento della destra boliviana che è stato percepito come antinazionale e pronto a svendere le risorse ambientali agli stranieri: «Al di là della dispersione dei voti, per la frammentazione dei voti della stessa opposizione, per qualche candidatura non abbiamo compreso che dobbiamo anteporre davanti a tutto l'interesse nazionale, prima degli interessi particolari, personali: 5 dipartimenti, con questa frammentazione, dicono no al partito di governo.  E' importante ringraziare tutte le famiglie boliviane che hanno appoggiato la visione di Stato che noi abbiamo rappresentato. E' stata una battaglia dura, la polarizzazione del Paese continua».

Per il terzo arrivato, l'imprenditore Samuel Doria, del Partido de Unidad Nacional, che ha preso il 9% dei voti, «La decisione del popolo boliviano è chiara; il popolo boliviano ha deciso di dare un'altra opportunità ad Evo Morales» e la destra non può che leccarsi le ferite di una pessima strategia politica elettorale e dei tentativi golpisti e secessionisti, visto che Evo è stato rieletto con la  partecipazione record per la storia delle elezioni boliviane: 5 milioni e 138.583 cittadini.

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