[02/12/2009] News

La lobby energetica scrive ai governi Ue: con il carbon market Ue aumenteranno i prezzi dell'elettricitą

BRUXELLES. La messa all'asta delle European union allowance units (Eua - le quote di emissioni Ue), a partire dal 2013, preoccupa i colossi energetici per il cambiamento epocale che comporterà l'Emissions trading scheme (Ets): la vendita di circa 10 miliardi di quote nell'Ue tra il 2013 e il 2020.

Gli industriali dell'elettricità, riuniti nella super-lobby di Eurelectric, saranno quelli più interessati dell'Ets, visto che rappresentano il 60% delle quote delle emissioni e che saranno l'unico settore industriale ad essere integralmente interessato a partire dal 2013. La preoccupazione è così forte che Eurelectric ha inviato una lettera aperta ai governi dell'Unione europea, sottolineando i rischi di un aumento del costo dell'energia a partire da ora e fino al 2013 a meno che le multinazionali europee non abbiano un accesso maggiore e più agevolato ai futuri carbon permits.

L'Ue ha messo a punto le regole per la vendita all'asta i permessi ad emettere CO2 durante la terza fase del carbon market Ue, L'Ets, che prevede che dal 2013 le industrie elettriche dovranno cominciare a pagare per i permessi di emissione per ogni tonnellata di CO2 che emettono producendo energia da combustibili fossili, che attualmente ricevono i permits for free.

Nella lettera si legge che «Eurelectric ritiene che le proposte di massima presentate dalla Commissione europea all'ultima riunione delle parti interessate aumentaranno significativamente il rischio di gravi perturbazioni del mercato del carbonio Ue, nei mercati dell'elettricità e del lead-in della fase III del sistema Ets. In particolare, il settore dell'energia elettrica è profondamente preoccupato per gli sviluppi in tre settori fondamentali: Early auctioning; Forwards/Futures auctioning; Centralised auctioning platform».

La lobby elettrica chiede che l'avvio della fase III avvenga a partire da metà 2011 e la possibilità di accedere ad ulteriori aste per poter superare le difficoltà, visto anche che «Entro la fine del 2012, le società elettriche dovranno aver acquisito da 1, 2 a 1,4 miliardi circa di quote di emissioni per coprire l'esposizione sulla CO2 dei loro contratti di energia elettrica, in anticipo sul 2013 ed oltre. Anche nello scenario più ottimistico, la domanda di Eua supererà fornitura di circa 450 - 650 milioni entro la fine del 2012».

Questo meccanismo comprende le Eua del periodo di negoziazione dal 2008-2012 al 2013-20; le quote New Entrants Reserve non utilizzate, le CEr units inutilizzate e le quote rilasciate a titolo gratuito nel 2013 e, di conseguenza, scambiate sul mercato del carbonio. «Questi squilibri inizieranno ad emergere all'inizio della metà del 2011» assicura la Eurelectric che evidenzia che i permessi dovrebbero essere acquistati già prima del 2013 e che «Senza una early supply di quote della fase III questo scenario è tale da mettere sotto una significativa pressione al rialzo i prezzi del carbonio: da 45 a 65 euro per la prima Eua entro la fine del 2012 - scrivono gli industriali nella lettera - C'è un serio rischio che il non affrontare questi problemi in modo tempestivo si tradurrà in prezzi del carbonio, e quindi in prezzi dell'energia elettrica, essendone il "driven higher". Secondo i nostri calcoli, c'è la prospettiva di un risultati più gravi ai quali i clienti europei dell'energia elettrica potrebbero far fronte, con costi aggiuntivi fino a 50 miliardi di euro entro il 2012».

Secondo Eurelectric sono ingiustificate le preoccupazioni di chi pensa che l'utilizzo di forwards/futures rischi di compromettere il carbon market Ue, anzi: «Le aste di forwards/futures garantiscono la continuità tra la fase II e la fase III, evitano high speculative premium costs e non hanno alcun impatto sulla sicurezza finanziaria». Secondo le grandi industrie energetiche «Un'asta comune e centralizzata a livello Ue, in cui gli Stati membri riuniscono le loro Eua, rappresenta la soluzione ottimale. Questa soluzione non comporta che gli Stati membri debbano rinunciare o limitare le entrate e l'accesso per le PMI. L'asta europea contribuirebbe anche a livello di liquidità e quindi a sostegno della stabilizzazione dei prezzi e farebbe diminuire i costi amministrativi. Se ciò non fosse possibile, i governi dovrebbero riconoscere che: Tra gli Stati membri ci saranno vincitori e vinti. Gli Stati membri riceveranno ricavi relativi al prezzo del giorno sulla piattaforma in questione e non un prezzo medio; Con il minor numero di aste, l'impatto della volatilità dei prezzi stagionali sui ricavi sarà maggiore per gli Stati membri più piccoli; Il calendario delle aste diventa fondamentale (sia in termini di tempi che di volumi) e devono essere definiti assolutamente nel dettaglio in assoluto, altrimenti il mercato può essere compromesso da un'estrema volatilità dei prezzi; Il non rispetto del calendario deve costituire un abuso di mercato da parte del venditore (al di fuori di eccezionali circostanze di "forza maggiore")».

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