[01/12/2009] News toscana

Per una nuova stagione politica ed amministrativa

La notizia è scivolata via, ma è di rilievo. IRPET in un convegno a Scandicci ha affermato che per produrre un piano strutturare ed un regolamento urbanistico occorrono mediamente 2237 giorni. Si può ipotizzare che le responsabilità siano delle indecisioni politiche, oppure della scarsità di risorse delle strutture tecnico-amministrative. Si deve forse riflettere anche su limiti o difetti del modello ridisegnato con la legge 1/05.

Questi ultimi peraltro erano già stati evidenziati in sede di formazione della legge, tanto per indicarne alcuni si può citare: la riduzione dei poteri conformativi, già limitati, dei PTC, la decadenza di verifiche di conformità o compatibilità di PS e RU al PTC ed al PIT; la malintesa sussidiarietà fondata sulla equipollenza di tutti i comuni (così che quello di Siena ha gli stessi oneri di quello di Capraia isola tanto per citare un piccolo comune).

Siamo al giro di boa elettorale e quindi all'apertura di una nuova stagione politica ed amministrativa, quindi non appare inutile proporre temi di riflessione che si auspica siano raccolti e in campagna elettorale e nella successiva attività di governo. Per sintesi e con il rischio di essere male intesi insito nel breve spazio di un articolo, tenuto conto che ci sono non solo ombre, ma anche luci:

  1. fare PS e RU può comportare solo apparentemente maggiore tempo rispetto al passato, ma è vero che se un PS è ben fatto ha un ciclo vitale molto più lungo di quello di un tradizionale PRG.;
  2. la generale e forse generica funzione d'indirizzo del PIT non risolve il problema del governo di temi, oggetti, problemi che hanno una palese rilevanza regionale come nel caso delle infrastrutture che non possono essere poste in competizione tra loro nell'ambito di un territorio che comunque , almeno per due terzi può essere considerato quasi una unica area metropolitana;
  3. l'introduzione della valutazione integrata, valore positivo, deve risolversi in un unico procedimento di valutazione ambientale strategica afferente solo PS ed RU, mentre ai piani attuativi deve essere richiesta una valutazione diversa diremo di tipo paesaggistico;
  4. recuperare i PTC come data base territoriale funzionale a razionalizzazione e organizzazione delle conoscenze territoriali e quindi alle procedure valutative che non possono essere agganciate solo a processi partecipativi, raccolta di sensazioni e pareri, ma devono essere correlate a verifiche rispetto a dati concreti senza escludere meccanismi di bilanciamento e compensazione;
  5. responsabilizzare il soggetto procedente, responsabile della produzione dello strumento di pianificazione o governo del territorio, sia con la definizione di modelli precisi di documenti di avvio del procedimento nei quali debbono essere esplicitati condizioni di stato e obiettivi che si intendono perseguire, ma anche reimpostando forme di  verifica di compatibilità o conformità ad altri strumenti (ad esempio PS verso PTC e PIT) superando il rischio di verifiche o concertazioni di esclusiva competenza politica;
  6. una rilettura del PIT e l'obbligo di una ridefinizione dei PTC per evitare una omogeneizzazione di territori che tali non sono;

Appare infine necessario correlare una rivisitazione dell'esperienza in relazione ad altri fattori come: la necessità di incentivare fortemente la ristrutturazione urbana, il recupero dell'esistente contro l'espansione dell'urbanizzato; la necessità di definire politiche di spesa, in vari settori, rinunciando a procedimenti concorsuali per l'accesso ai finanziamenti, procedimenti che quasi sempre finiscono per favorire i comuni più grandi ed  attrezzati, ma non sono funzionali alla concreta soluzione di problemi localizzati che  vanno via via individuati e risolti anche per non rischiare la formazione di sacche di marginalità.

Tutto questo inoltre deve essere correlato alle riflessioni svolte, per esempio da Cecchi, sulla toscana sostenibile, perché anche su questo c'è da superare schematismi e semplificazioni, una assuefazione alla competizione di mercato, a fronte di risorse limitate (ambientali e naturali, territoriali in genere) che per loro natura non possono che essere regolamentate anche rigorosamente.

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