[30/11/2009] News

Tra esortazione morale e analisi scientifica, tra conoscenza e testimonianza: chiuso il forum Greenaccord

FIRENZE. "Cristo, drogato da troppe sconfitte, cede alla complicità di Nobel, che gli espone la praticità di un eventuale premio della bontà" (F. de Andrè, "Al ballo mascherato" da "Storia di un impiegato", 1973). Si è chiuso ieri a Viterbo, con la presentazione dell'appello che sarà presentato al presidente dell'Ipcc Pachauri il 3 dicembre a Bruxelles, il VII forum dell'informazione per la salvaguardia della natura, organizzato da Greenaccord. La quattro-giorni di incontri ha visto la partecipazione di oltre 120 giornalisti provenienti dai quattro angoli del pianeta, oltre a 10 "testimoni del clima" che hanno raccontato le esperienze vissute sulla propria pelle in vari contesti a causa dei cambiamenti climatici (ha partecipato anche un allevatore italiano). L'appello, che secondo quanto dichiarato da Andrea Masullo di Greenaccord esorta i decisori politici che si riuniranno in Danimarca a perseguire «un accordo serio e vincolante per salvare il clima e risparmiare all'umanità futura le sofferenze che già oggi soffrono i testimoni che hanno raccontato a Viterbo le loro esperienze», è stato firmato dai giornalisti, dagli scienziati intervenuti e dai testimoni del clima.

In questi giorni si sono alternate relazioni scientifiche (tra cui quelle del climatologo Navarra del Cmcc, della ricercatrice Janet Larsen dell'Earth policy institute - vedi link in fondo alla pagina - e di William Rees, tra gli inventori della nozione di impronta ecologica) e interventi in cui, come detto, persone provenienti da varie zone del mondo hanno testimoniato la loro esperienza (la cui attendibilità è stata validata da un'apposita commissione di controllo) al fine di confermare il fatto che il global warming non è da considerarsi evento in procinto di avvenire, ma che sta già verificandosi: sono intervenuti, tra gli altri, alcuni sherpa himalayani, che hanno descritto l'inusuale presenza di laghi da scioglimento e crepacci a quote che negli anni scorsi erano perennemente ghiacciate (e quindi i pericoli aggiuntivi che caratterizzano adesso il loro lavoro), ma anche persone che hanno perso familiari a causa di malattie (la malaria, nel caso in questione) prima assenti nel luogo dove vivono, o che hanno perduto la propria casa, sommersa da alluvioni fluviali o dalla crescita del livello marino.

L'impostazione, e l'aspetto più interessante, del forum Greenaccord è proprio inerente all'alternanza di testimonianze "dal basso" da una parte e relazioni di alto valore scientifico dall'altra. Questa dicotomia può poi essere ampliata ai più generali ambiti di analisi: così come il dibattito sull'ambiente e (dagli anni '80 in poi) sulla sostenibilità si è in generale evoluto, negli ultimi decenni, passando da un'impostazione conservazionistica e basata sostanzialmente su un'esortazione di carattere morale ("proteggiamo l'ambiente perchè è giusto farlo") ad un'analisi di matrice più scientifica e più compatibile con le esigenze del motore economico della società, così sta avvenendo in settori più specifici, come ad esempio il vasto mondo dell'informazione riconducibile ad una matrice cattolica e/o cristiana.

Dall'esortazione di natura morale si sta passando quindi, anche nel mondo cattolico, ad una più scientifica, basata sulla quantificazione oggettiva (o perlomeno tendente il più possibile all'oggettività) dei fenomeni che avvengono sul pianeta in termini di flussi di materia, di energia, e di utilizzo delle risorse territoriali e naturalistiche. Dalla "salvaguardia" allo sviluppo sostenibile, quindi, e dall'esortazione morale all'evidenza scientifica basata non sul fatto che sia giusto o sbagliato agire per la protezione ambientale e la sostenibilità dello sviluppo, ma sul fatto che ciò sia necessario davanti all'evidente incompatibilità dei prelievi che effettuiamo dal capitale naturale con le risorse che esso produce nell'unità di tempo, cioè con la sua capacità di rigenerazione.

E questo aspetto è di grande importanza per tutti gli ambiti di dibattito sulla sostenibilità, ma soprattutto per quelli inerenti al mondo cattolico/cristiano, che se per vari aspetti (come testimoniano l'esistenza stessa e l'attività dell'associazione Greenaccord, ma anche in un certo senso la recente enciclica "Caritas in veritate") sta compiendo passi in avanti nell'evoluzione dall'esortazione morale all'analisi scientifica dei fenomeni, comunque continua a comprendere, alle sue ali estreme, ambiti di smaccata impostazione anti-ambientalista e comunque contraria alla nozione stessa di sostenibilità. E, in generale, parti anche non marginali dell'intera Chiesa ancora sembrano non aver superato in toto, nel loro approccio alle questioni ambientali, quello che William Rees ha chiamato come "Dualismo cartesiano", cioè la concezione che vede l'uomo come organismo separato dalla natura, e che secondo Rees «è sbagliata dal punto di vista ecologico».

Al di là di quanto sopra detto, che va a toccare ambiti di analisi più delicati e ampi di quanto possa essere qui discusso, va ribadito che il dibattito sull'ambiente, oltre a quello sul clima che ne è parte, hanno bisogno di superare sia l'anti-ambientalismo fine a sé stesso, sia l'eccesso di focus sull'esortazione morale, che non è certo da condannare in sé, ma che sconta per la sua stessa natura una soggettività che non dà ai decisori politici quelle certezze di cui essi necessitano per un'azione incisiva, sia in direzione del contrasto/adattamento al Gw sia verso la generale questione del governo dei flussi di materia e di energia che costituiscono il metabolismo economico.

Ciò non toglie che l'impostazione testimoniale ("dal basso"), che spesso pure è tipicamente parte significativa della pubblicistica e della convegnistica cattolico/cristiana sui temi di matrice scientifica e ambientale, riveste comunque un ruolo fondamentale: guardando negli occhi del testimone il dramma vissuto, è da una parte comunque più facile percepire l'urgenza di mettere in pratica azioni incisive di contrasto/adattamento ai mutamenti climatici. E, dall'altra parte, l'impostazione testimoniale può essere di supporto a quella scientifica nel momento in cui la comunicazione ambientale è diretta a persone non esperte del settore.

Insomma, ritornando al brano citato in apertura, possiamo davvero parafrasarlo sostenendo che, dal forum Greenaccord all'enciclica papale, "Cristo cede alla complicità di Nobel che gli espone la praticità di un'azione sul Global warming", al di là degli aspetti (pur determinanti) legati alla "bontà". E questa alleanza metaforica tra Cristo e Nobel, se saranno superate le criticità citate, è davvero da salutare come una "Santa alleanza", che potrebbe suscitare nei decisori politici che si riuniranno a Copenhagen una più forte determinazione a stipulare accordi significativi e vincolanti.

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