[30/11/2009] News

Finanziaria a impatto zero sostenibilità?

GROSSETO. La finanziaria 2010 in discussione in parlamento potrebbe essere ricordata la peggiore per quanto riguarda le tematiche ambientali. Nonostante, infatti, siano stati ritirati gli emendamenti governativi annunciati in tema d'incentivazione delle fonti rinnovabili la cui approvazione avrebbe comportato una consistente riduzione degli incentivi e soprattutto un clima di completa incertezza per gli investimenti in questo settore, adesso si legge l'annuncio che ci sarà una proroga al divieto - previsto dalla finanziaria 2007 a partire dal 1 gennaio 2010- degli elettrodomestici ad alta efficienza e sarà rimosso anche l'obbligo della scadenza della messa fuori commercio delle lampadine a incandescenza, che sarebbe dovuto scattare al 1 gennaio 2011.

A cui va aggiunto il quadro di indeterminatezza rispetto alle detrazioni fiscali che riguardano il risparmio energetico. Non sembra che verrà infatti ulteriormente prorogata (oltre la scadenza prevista per il 2010) la possibilità di usufruire di uno sconto del 55%, sui lavori che  riguardano l'efficienza energetica negli edifici: ancora oggi una tabella del sole 24 ore riporta, infatti, la possibilità di una proroga solo per gli sgravi del 36% previsti per le generiche ristrutturazioni, mentre non vi sono nemmeno certezze di una voce in finanziaria  in merito alla copertura delle risorse necessarie per far fronte agli sgravi fiscali di quest'anno per il 55%.  Un ridimensionamento già proposto lo scorso anno dal governo, da cui però dovette fare marcia indietro per la sollevazione che ci fu da parte di molti soggetti anche per gli straordinari risultati che la misura dello sgravio fiscale del 55% per le ristrutturazioni edilizie ha prodotto in termini di investimenti (nel 2007 e 2008 ha determinato 250mila investimenti per circa 3,8miliardi di Euro) e di risparmio energetico per le famiglie.

Incertezze che riguardano- come denuncia Legambiente- anche il futuro degli incentivi per il solare fotovoltaico che scadono alla fine del prossimo anno e sui sono state fatte diverse proposte di revisione da parte delle associazioni del settore.

Così come una situazione a dir poco confusa, si registra - denuncia ancora Legambiente- per i progetti degli impianti da fonti rinnovabili nell'intero paese, in tema di riferimenti normativi e per l'iter di approvazione, per le quali non esistono regole nazionali. Non sono infatti mai state  ratificate le linee guida per l'approvazione dei progetti previste dal Dpr 387/2003 e  complicare ancora di più il quadro è sopraggiunta una sentenza (166/2009 della Corte Costituzionale) che, di fatto, ha messo in dubbio anche  tutte le regole regionali. La Corte ha infatti ribadito, dando torto alla Regione Basilicata che aveva fatto ricorso, che non è consentito agli enti regionali provvedere autonomamente all'individuazione di criteri per il corretto inserimento nel paesaggio degli impianti da fonti rinnovabili. Questo compito spetta infatti al ministero dello Sviluppo economico di concerto con i ministeri dell'Ambiente e dei beni Culturali che però non ancora provveduto a farlo.

Le richieste di Legambiente, in vista anche degli impegni che sortiranno dal vertice di Copenhagen, sono quelle di cominciare a dare risposta ai problemi che, nel nostro Paese, impediscono ancora la realizzazione di uno sviluppo certo delle rinnovabili, anche nella prospettiva degli impegni vincolanti assunti a livello europeo al 2020, in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e di sviluppo delle rinnovabili.

«Chiediamo al Governo- ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente- un intervento immediato per superare la complicata situazione, denunciata da aziende e associazioni delle rinnovabili, che riguarda in particolare il quadro delle regole, l'incertezza sugli incentivi, i ritardi nella definizione degli obiettivi di sviluppo».

Un segnale che potrebbe essere una cartina tornasole del reale impegno che l'Italia vorrà assumere al prossimo vertice danese.

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