[21/07/2009] News

Giannutri e il paradosso del Parco dellŽarcipelago toscano

GIANNUTRI (Grosseto). Arrivati con il traghetto si rimane storditi dall´azzurro del mare e del cielo che esalta il verde di una vegetazione inusualmente rigogliosa per le piccole isole. Giannutri (Comune Isola del Giglio, Provincia di Grosseto) è abitata da oltre 500 persone in estate e poco più di una decina d´inverno. Ha una superficie di 2,41 Kmq ed è la più meridionale dell'Arcipelago Toscano. Dista circa 16 km dall'isola del Giglio e 12 km dall'Argentario. Ha una forma a mezzaluna lunga circa 2,5 chilometri, con tre piccole alture, Poggio Capel Rosso (88 m.), Monte Mario (78 m.), Poggio del Cannone (68 m.)

E' un'isola calcarea, ondulata, con una fascia di terreni pianeggianti che precipitano in ripide scogliere alte una trentina di metri. La costa è quasi tutta rocciosa, con due piccole spiagge di ghiaia a Cala dello Spalmatoio e Cala di Maestra, che sono gli unici approdi dell'isola.
A sud sorgono i caratteristici Grottoni, e ad est si aprono le grotte di Cala dello Spalmatoio.

L'intera isola e gran parte del suo mare sono inseriti all'interno del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano.
Giannutri è una Zona di Protezione Speciale, un Sito di Interesse Comunitario ed un Sito di Interesse Regionale ed è compreso nelle misure di Rete Natura 2000 dell'Unione Europea e nel MAB dell'Unesco. Inoltre è stata classificata come biotopo dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR, Programma di ricerca territoriale sulle aree naturali da proteggere. La carta dei biotopi, 1971).

Ma la piccola isola è abbandonata aduna crescente aggressione turistica "mordi e fuggi" divenuta insostenibile per un ambiente così limitato.
I problemi di Giannutri scaturiscono dal fatto che non esiste un piano di gestione e non vi sono controlli nè visibili nè invisibili di nessun genere.

I pochi abitanti dell'isola (esistono delle seconde case che vengono utilizzate solo nel periodo estivo) vengono lasciati a loro stessi.
Non esistono servizi pubblici, i turisti sono costretti a dar sfogo ai loro bisogni fisiologici come possono e dove possono, carcasse di animali ovunque (gabbiani, conigli, ecc..), le acque reflue vengono scaricate direttamene in mare, i rifiuti ingombranti ( frigoriferi, lavatrici, ecc...) ammassati in un area assolutamente inadeguata (nella foto), e quelle poche infrastrutture esistenti sono curate e pagate dagli abitanti. Possibile che le amministrazioni pubbliche non si siano ancora accorte del problema e non se ne facciano carico in nessun modo?

Nel dibattito sui parchi italiani c´è chi sostiene che essi debbano essere destinati prima di tutto alla fruizione turistica e poi alla tutela di aree di particolare valore ambientale, e c´è chi sostiene l´opposto. A Giannutri si è prodotto il paradosso per il quale sia la prima che la seconda sono mortificate dalla assoluta assenza di regolamentazioni, pianificazioni e controlli.

Siamo dell´opinione che l'accessibilità ad aree delicate come Giannutri dovrebbe essere governata secondo la prioritaria esigenza di tutela. Anzi, la presenza dell'Area protetta potrebbe e dovrebbe garantire il godimento da parte dei turisti, ma in maniera controllata, per impedire che l'eccessiva pressione antropica comprometta la stessa possibilità di fruizione.

Eppure questo vulnus è già in corso.

Continuando così come si sta facendo a Giannutri, si rischia di distruggere le bellezze e le particolarità di territori consumando in poco tempo le risorse ambientali per le quali l'isola ed il suo mare sono famosi.

Giannutri consentirebbe, proprio perché quasi disabitata, dove non vi sono particolari strutture commerciali (un solo ristorante, un bar ed una piccola boutique) e quindi interessi che potrebbero opporsi alla sua protezione, di attuare progetti di conservazione e di tutela in modo da garantire il necessario equilibrio fra conservazione e fruizione.

Insomma, mentre l´aggettivo sostenibile è oramai inscindibilmente adoperato per indicare uno sviluppo durevole, una piccola isola di un Parco Nazionale sta sperimentando, al contrario, uno sviluppo insostenibile fatto di turismo insostenibile che non lascia altro che sporcizia, inquinamento, pesca illegale e fondali arati dalle ancore delle barche.

In un ambiente come quello di questa isola l'unica via possibile è quella della conservazione, della valorizzazione delle risorse e di un turismo contingentato, informato, orientato e consapevole.

Le possibilità di intraprendere questa strada esistono certamente: speriamo che i nuovi organismi dirigenti del Parco dell´Arrcipelago toscano prendano velocemente coscienza dei problemi e li sappiano affrontare in tempi ravvicinati e rappresentare al meglio alle istituzioni competenti. Comune e Provincia compresi.

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