[26/11/2009] News

Saluggia, il trickling down dell'eredità nucleare italiana non si ferma

GROSSETO. Nello scenario del ritorno dell'Italia alla produzione energetica nucleare cui il governo sta lavorando, voci ricorrenti danno come probabile la scelta di Trino, in Piemonte, per ospitare una delle centrali che si vogliono realizzare. Trino è a pochi chilometri da Saluggia, sito nucleare dove nei giorni scorsi è stata verificata una fuga radioattiva, vicinissimo alla Dora Baltea, che è il più grande affluente del Po e ad appena un chilometro e mezzo a monte del più grande acquedotto del Piemonte, quello del Monferrato, che ha i suoi pozzi proprio a valle degli impianti nucleari.

A Saluggia sono infatti presenti l'impianto Eurex-SO.G.I.N. all'interno del Centro ricerche dell'Enea, il Complesso Sorin e il Deposito Avogadro. Eurex-SO.G.I.N. è un impianto per il ritrattamento di elementi di combustibile irraggiato ad alto arricchimento in Uranio 235 (U-235) di tipo M.T.R. (Material Testing Reactor).

L'impianto attualmente non è più in esercizio ma nel corso della sua attività ha prodotto un grosso quantitativo di rifiuti radioattivi sia solidi che liquidi attualmente stoccati all'interno dell'area. Ed è a Saluggia che verrà costruito un impianto di solidificazione dei rifiuti radiaottivi liquidi (processo Cemex) e un deposito temporaneo di manufatti di III categoria dell'impianto Eurex.
Il deposito temporaneo (D3) dovrà essere costruito accanto all'impianto di solidificazione; nei progetti di Sogin avrà un volume di 8 mila metri cubi (lungo 35 metri, largo 17, alto 13) e dovrebbe ospitare le scorie ad alta attività (1120 fusti da 440 litri ciascuno) fino a quando non sarà stato realizzato il deposito nazionale.

Nel complesso Sorin si producono preparati farmaceutici che contengono radioisotopi a breve tempo di dimezzamento destinati alla diagnostica in campo medico, ridotte a partire dal 2004. Nell'insediamento è anche presente un'area destinata a deposito temporaneo di rifiuti radioattivi solidi di II categoria.
Mentre il Deposito Avogadro è un deposito per elementi di combustibile nucleare irraggiato, stoccati nella piscina riadattata allo scopo, del reattore di ricerca Avogadro-RS1 la cui attività è cessata nel 1971.

«In esso si legge sul sito dell'Arpa Piemonte - sono attualmente contenuti 164 elementi di combustibile nucleare irraggiato dei quali 101 provenienti dalla centrale nucleare di Trino (VC) e 63 dalla centrale nucleare del Garigliano, situata nel Comune di Sessa Aurunca in provincia di Caserta», combustibile che dovrà essere trasferito all'estero a partire dal prossimo anno.
Recentemente l'Arpa Piemonte ha rilevato la presenza di terreno contaminato da radioattività (vedi greenreport del 24 novembre) per la perdita di uno degli impianti presenti sul sito, la condotta del deposito Avogadro e per analizzare la situazione e il da farsi si è riunita in seduta aperta al pubblico, la commissione comunale Ambiente e nucleare.
In questa seduta è stato ribadito che sulla base delle valutazioni tecniche dell'Ispra e della relazione dell'Arpa Piemonte, l'inquinamento è risultato circoscritto e non presenta alcun rischio per la popolazione. Ma è stato anche rilevato che essa non è assolutamente trascurabile dal punto di vista della tutela dell'ambiente.
Si è inoltre confermato che il terreno maggiormente contaminato dallo scarico dovrà essere considerato esso stesso un rifiuto radioattivo, che dovrà essere raccolto e conservato in un idoneo deposito nucleare.

Nella riunione è stato poi stabilito che Sorin effettuerà una più estesa campagna di monitoraggio, su indicazione dello stesso Ispra lungo l'intero percorso della condotta per lo scarico autorizzato degli effluenti radioattivi verso la Dora.

Il condotto di scarico del deposito Avogadro è infatti di proprietà di Sorin, e serve a portare nel vicino fiume Dora Baltea gli scarichi radioattivi effettuati durante il normale funzionamento del deposito. Nel suo normale funzionamento, il deposito Avogadro è autorizzato a scaricare ogni anno sostanze radioattive equivalenti a 37 miliardi di Becquerel di Cesio 137 e nell'ultimo anno di attività (2005) sono stati scaricati nel fiume, attraverso il condotto, ben 14 miliardi di Bq. Da allora non sarebbe stato scaricato più nulla di radioattivo e quindi la contaminazione riscontrata dalle analisi dell'Arpa risalirebbe a parecchi anni fa.
Lo stesso condotto pare serva anche a scaricare nel fiume gli scarichi civili del complesso Sorin - Avogadro.

In merito alla gestione del condotto di scarico, Gian Piero Godio, responsabile energia di Legambiente Piemonte e membro della Commissione ambiente di Saluggia, ha espresso «parecchie perplessità» e ha proposto che l'amministrazione comunale «assuma tutte le necessarie iniziative al fine di verificare le responsabilità legate a: autorizzazione, progettazione, realizzazione, manutenzione e controllo». Godio ha anche chiesto una verifica in merito alla legittimità del doppio utilizzo (per scarichi civili e nucleari) della condotta.

«Resta poi da chiedersi - ha aggiunto Godio- quale sarà il deposito nucleare in cui si dovrà conservare il terreno il terreno dell'area maggiormente contaminata dallo scarico che dovrà essere considerato a tutti gli effetti un rifiuto radioattivo».
In conclusione del dibattito, il sindaco di Saluggia, Marco Pasteris ha ricordato che, entro la fine dell'anno, l'assessore regionale convocherà il semestrale tavolo di trasparenza e che in quell'occasione sarà comunicato un nuovo aggiornamento della situazione che sarà costantemente monitorata.

 

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