[25/11/2009] News

Gli oceani assorbono meno CO2

LIVORNO. Secondo uno studio pubblicato oggi da "Geophysical research letters", sembra che gli oceani della terra abbiano rallentato il loro ritmo di assorbimento della CO2, il che sarebbe un segnale veramente preoccupante per il d futuro climatico del pianeta e per il global warming prossimo venturo.

A queste conclusioni è giunto Jeffrey Park, direttore del Yale institute for biospheric studies, che ha utilizzato i dati raccolti negli ultimi 50 anni dalle stazioni di osservazione dell'atmosfera situate nelle Hawaii, in Alaska e nell'Antartide per studiare le relazioni tra le fluttuazioni delle temperature mondiali e l'abbondanza di CO2 su scala temporale interannua (da 1 a 10 anni).

Secondo lo studio: «Con un assorbimento da parte degli oceani di oltre il 40% del diossido di carbonio emesso dalle attività umane, la tendenza alla diminuzione potrebbe accelerare il ritmo del cambiamento climatico».

Un analogo studio di 20 anni fa era giunto alla conclusione che esisteva un "décalage" di cinque mesi tra i cambiamenti della temperatura interannuali e i cambiamenti dei livelli di CO2. Secondo Park «Questo spostamento è aumentato a 15 mesi.

La cosa avrebbe conseguenze non del tutto prevedibili, ma quel che è chiaro è che con un decalage più lungo, la CO2 non può più non può più pienamente regolare le fluttuazioni cicliche di temperatura prima dell'inizio del ciclo successivo, e questo significa che gli oceani hanno perso parte cella loro capacità di assorbire anidride carbonica dall'atmosfera. L'indebolimento dell'assorbimento potrebbe essere stato causato da un cambiamento della circolazione oceanica e da un aumento globale della temperatura della superficie della Terra.

Park sopiega il fenomeno molto semplicemente: «Gli oceani sono simili alla soda. La Cola calda contiene poca schiuma. E la stessa cosa succede quando gli oceani si riscaldano».

Nel secolo scorso si é evidenziata la tendenza dell'aumento dei livelli di CO2 a precedere gli aumenti delle temperature, sotto la spinta di contributi di origine antropica come l'utilizzo dei combustibili fossili e la deforestazione, che hanno influenzato il clima.

Park ha scoperto delle forti correlazioni tra le temperature della superficie del mare e il livelli di CO2 nelle regioni oceaniche tropicali e che in territori che ospitano folte foreste e altre biomasse in grado di assorbire la CO2, esiste un legame tra temperatura e carbonio su scala interannuale: «In questi luoghi, quali le vaste foreste dell'America del nord e dell'Eurasia, un grande ciclo di diossido di carbonio annuale é sincrono con la crescita stagionale e il decadimento delle piante. I ricercatori hanno utilizzato dei modelli climatici che dimostrano che gli oceani assorbono poco diossido di carbonio, tuttavia, si tratta del primo studio che ha per oggetto la valutazione dell'ampiezza del cambiamento attraverso osservazioni. Si rafforzano le proiezioni che prevedono che gli oceani non assorbiranno più molte emissioni di CO2 nel nostro futuro e che il ritmo dei futuri cambiamenti climatici sarà più veloce».

Sempre su "Geophysical research letters" era già apparso lo studio "Anthropogenic forcing dominates sea level rise since 1850" condotto da ricercatori britannici, danesi, finlandesi e cinesi che analizzava un altro aspetto della ricaduta delle attività umane sugli oceani: « Il tasso di innalzamento del livello del mare e le sue cause sono argomenti di un attivo dibattito - spiegano gli scienziati - Qui abbiamo utilizzato un "delayed response statistical model" per poter attribuire i forcing di variabilità del livello del mare degli ultimi 1000 anni a vari radianti naturali (vulcanica e solare) e di origine antropica (gas serra e aerosol). Questi ci dimostrano che fino al 1800 i principali fattori di cambiamento del livello del mare sono forcing radiativi di origine vulcanica e solare. Per gli ultimi 200 anni l'aumento del livello del mare è quasi sempre associato a fattori di origine antropica. Solo da 1,5 a 4 cm (il 25% del complessivo aumento del livello del mare) nel corso del XX secolo è attribuito a forcing naturali, quel che rimane tra gli 1,5 e i 14 cm è dovuto ad un rapido aumento delle emissioni di CO2 e di altri gas serra».

 

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