[19/11/2009] News

Chiuso il Vertice Fao, ora si pensa al dopo

Sia l'appuntamento istituzionale che quello della società civile si sono conclusi e possiamo provare a tirare un bilancio e anche a ragionare sul futuro. Rispetto all'istituzionale credo che le parole dello stesso direttore della Fao, Jacques Diouf (Nella foto), abbiano sottolineato i limiti e le problematicità vere.  Sicuramente un vertice dove l'assenza dei leader, capi di Stato e di Governo, è stata marcata riducendo di fatto la discussione al solo livello tecnico, e non permettendo così di discutere di aiuti allo sviluppo e problematiche ad essi correlati. Non si è affrontata la lotta alla fame con un approccio anche sociale, economico, finanziario e culturale. E' mancata pure la possibilità di andare a verifica sulle decisione prese dall'ultimo G8 aquilano e che avevano riguardato la messa a disposizione dai 20 ai 22 miliardi di dollari senza però obiettivi quantificati né scadenze precise. Se il Vertice si proponeva di creare un quadro di dibattito per arrivare a soluzioni condivise di fronte a sfide di livello globale e poi di concordare qualcosa, forse la dichiarazione finale approvata all'unanimità un piccolo risultato l'ha portato. Un fermo impegno a raddoppiare gli sforzi per raggiungere gli Obiettivi del Millennio, l'impegno a rinforzare il coordinamento internazionale e la governance della sicurezza alimentare mettendo in atto una profonda riforma del Comitato per la sicurezza alimentare (Csa), l'impegno a invertire la tendenza verso una diminuzione dei finanziamenti nazionali e internazionali. La decisione di promuovere nuovi investimenti per aumentare la produzione e la produttività agricola soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, il tutto però reso molto evanescente dall'assenza di termini temporali precisi e di una concreta quantificazione delle risorse disponibili. Il dopo, vuol dire anche affrontare il fatto che nei 31 Paesi africani concentrati nella regione orientale del continente i prezzi delle derrate alimentari sono ancora troppo alti e rischiano di affamare 20 milioni di persone, che la maggior parte delle quali a oggi sopravvive solamente grazie agli aiuti di emergenza della comunità internazionale. Sul fronte parallelo la Dichiarazione del Forum della Società Civile, oltre 600 delegati tra contadini, pescatori, indigeni e lavoratori della terra, sul quale Greenreport ha scritto bene e ampiamente ieri, ha marcato la differenza con quella del Vertice sia per gli impegni concreti assunti e le proposte concrete avanzate per la lotta contro la fame, sia per il metodo partecipato e democratico che ha condotto alla sua approvazione. Le decisioni finali sono state adottate con un vero dibattito anche quando si e' dovuto mediare tra le opinioni espressione della diversità delle organizzazioni presenti.
Oggi una delle prime sfide è l'implementazione della riforma del Comitato per la Sicurezza Alimentare della FAO con la quale le Ong e le altre organizzazioni della società civile sono formalmente ammesse a partecipare negli ambiti e nei processi decisionali delle politiche alimentari e agricole globali, ma sicuramente come giustamente sottolineato anche dal segretario generale Onu Ban Ki Moon presente al Vertice della Fao, non potrà mai esserci sicurezza alimentare senza sicurezza climatica. E quindi è indispensabile un accordo globale a Copenhagen che fornisca un fondamento solido per un accordo legalmente vincolante sui cambiamenti climatici. Commercio internazionale, sovranità alimentare e clima sono legati a doppia mandata ed è per questo che dobbiamo guardare con attenzione in forma collegata all'appuntamento appena conclusosi, a quello di fine mese del WTO a Ginevra, ed infine alla Cop15 di Copenaghen a dicembre. Per ultima, ma non per ordine di importanza, la preoccupazione concreta che l'assenza dalla Dichiarazione finale del Vertice per la Sicurezza alimentare di una condanna esplicita alle speculazioni dell'agrobusiness sui prezzi degli alimenti sia una "dimenticanza voluta" per approvare senza ostacoli nel prossimo vertice ministeriale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio una liberalizzazione del mercato agricolo che si rivelerebbe sanguinosa per i piccoli e medi produttori, nel Nord come nel Sud del mondo. La Dichiarazione finale del Vertice ha infatti rilanciato l'impegno degli Stati Membri a limitare gli strumenti di supporto ai mercati interni e domestici ai soli sostegni ammessi dalla Wto, senza però contestare la politica promossa dall'Organizzazione di non colpire i sussidi distorsivi all'export promossi sotto mentite spoglie da Stati Uniti ed Europa, quello che si definisce dumping in agricoltura.

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