[17/11/2009] News

I ritardi della centrale nucleare di Bushehr dividono Teheran e Mosca

LIVORNO. Secondo l'agenzia stampa iraniana Mehr, il capo della Commissione esteri del Parlamento di Teheran, Alaeddin Borujerdi ha definito «inusuali e frettolose le dichiarazioni dei russi riguardo il rinvio dell'apertura del centrale di Bushehr (Nella foto), nonostante il pre-avvio della centrale avvenuto nei mesi scorsi». Gli iraniani sembrano preoccupati del nuovo atteggiamento degli "amici" russi che li hanno premurosamente assistiti nello sviluppo della loro industria nucleare, soprattutto perché, sottolinea il sito della radio-televisione iraniana Irib, «il responsabile del nucleare russo Sergei Kiriyenko aveva annunciato l'entrata in funzione della centrale di Bushehr per il 2009, ma l'apertura dell'impianto è già stata rinviata altre volte. Shmatko ha spiegato che i motivi del ritardo sono esclusivamente tecnici. Intanto l'Iran ha chiesto ulteriori chiarimenti a questo riguardo».

Oggi è intervenuto personalmente Serguei Lavrov il ministro degli esteri russo, per dire che «Non c'è alcun legame tra quel che succede nei negoziati con l'Iran sul suo programma nucleare e la questione del cantiere della centrale nucleare di Bushehr. Non esiste nessuna politica, siamo di fronte a un normale procedimento dei lavori. I due Paesi governano dei problemi tecnologici ardui con l'obiettivo di giungere alla qualità di lavoro necessaria e garantire il funzionamento efficace della centrale».

Ma tra Teheran e Mosca qualcosa sembra essersi davvero incrinato, oltre dei ritardi ormai storici della consegna dell'ambita centrale nucleare, l'Iran accusa la Russia di non onorare da 6 mesi il contratto di fornitura dei sistemi antiaerei S-300, utilissimi in caso di attacco israeliano a Bushehr

Intanto il nucleare iraniano è stato uno dei pochi elementi di divisione riscontrati nei colloqui tra Barack Obama e il presidente cinese Hu Jintao. Il presidente Usa ha detto che «l'Iran ha il tempo per dimostrare che le sue ambizioni sono pacifiche, ma se non riesce ad approfittare di quest'occasione dovrà affrontare le conseguenze. Abbiamo chiesto alla Repubblica islamica dell'Iran di dare garanzie alla comunità internazionale sulle proprie attività nucleari. Il suo programma nucleare deve essere pacifico e trasparente».

Hu deve barcamenarsi tra il rapporto petrolifero-gasiero sempre più stretto con Teheran e non mollare il problematico alleato nordcoreano, quindi ha detto a Obama che i dossier nucleari dell'Iran e della Corea del Nord «Devono essere risolte attraverso il dialogo. Un fatto questo che favorisce gli interessi comuni della Cina e gli Stati Uniti e tutte le altre parti interessate».  

Obama non può mantenere la linea dura, ma l'ultimo rapporto dell''Agenzia per l'energia nucleare dell'Onu (Iaea) evidenzia ancora una volta che le nuove ispezioni sui siti nucleari iraniani non hanno rivelato nulla che faccia pensare alla realizzazione di armi atomiche, anzi le attività nucleari sono state definite dal direttore generale uscente dell'Iaea, Mohamed Baradei «regolari e ripetitive» ed ha chiesto agli Stati membri dell'Iaea di mettere fine a questi tipi di rapporti «ripetitivi e noiosi».

Ne ha approfittato subito l'ambasciatore dell'Iran all'Iaea, Ali Asghar Soltanieh, che ha riconfermato che «La Repubblica Islamica opera senza soste per ottenere i suoi diritti, compreso l'utilizzo dell'energia nucleare pacifica e l'arricchimento dell'uranio, perseguendo allo stesso tempo la sua cooperazione con l'Iaea». 

Ieri Parviz Davoudi,  uno dei più autorevoli consiglieri del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, ha detto che «L'Iran è d'accordo a ricevere intanto l'uranio ad alta densità dall'Occidente e di inviare in seguito il suo uranio a basso tenore di arricchimento sul mercato interno e straniero - ha detto all'agenzia ufficiale Irna - Se raggiungeremo un accordo durante i negoziati nucleari con l'Occidente, intanto riceveremo il carburante arricchito al 20% e in seguito invieremo il carburante al 3,5% all'estero».

L'Iran sembra quindi accettare un compromesso rispetto alla sua precedente posizione e Davoudi cerca di rafforzarla evidenziando che «C'è stato un tempo in cui gli occidentali (fateci caso: non cita mai russi e cinesi, ndr) non tolleravano nemmeno l'esistenza di qualche centrifuga in Iran, ma oggi riconoscono il diritto dell'Iran ad arricchire il suo carburante nucleare».

Infatti, secondo il documento dell'Iaea reso noto da El -Baradei in Iran «il 2 novembre, 3.936 centrifughe erano alimentate a esafluoruro di uranio (UF6) e 4.756 nuove centrifughe erano in costruzione». Dal febbraio 2007 ad oggi l'Iran ha utilizzato 9.956 kg di esafluoruro di uranio nelle centrifughe ricavandone 839 kg  di UF6 debolmente arricchito. A dire il vero El Baradei ha anche detto che le spiegazioni presentate dall'Iran sulla vocazione del secondo impianto dell'uranio a qualche chilometro da Qom, la cui esistenza è stata rivelata solo due mesi fa,  «devono essere chiarite» e l'Iaea ha scoperto che l'installazione nucleare non risale affatto al 2007 come hanno detto gli iraniani, ma è stata iniziata nel 2002, sospesa nel 2004, riavviata nel 2006 e dovrebbe essere pienamente funzionante nel 2011.

Il 21 ottobre l'Iaea aveva proposto a Teheran di trasferire gran parte del suo uranio in Russia e in Francia, per ricevere in cambio combustibile nucleare da utilizzare per scopi civili. Il ministro degli esteri della Turchia, Ahmet Davutoglu, ha rinnovato la proposta all'Iran per risolvere l'impasse nucleare mettendo a disposizione il territorio turco per avviare l'uranio iraniano in Occidente,  ed ha spiegato all'Hurriyet Daily News, che aspetta una risposta da Teheran.  Di cosa si tratti lo ha spiegato il ministro dell'Energia turco, Taner Yildiz «Non c'è problema da parte turca per stoccare l'uranio debolmente arricchito. Non possiamo dire no. Nessuna domanda ufficiale è stata presenta ad Ankara, la questione è ancora in discussione».

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