[09/11/2009] News

L'Ue dopo Barcellona e il G20

BRUXELLES. Dopo l'ennesimo ininfluente passettino dei Climate change talks di Barcellona e il nulla di fatto del G20 scozzese, la Commissione europea fa oggi il punto sui negoziati sul clima con una nota ufficiale che analizza il cammino fatto nei due anni della road map di Bali verso Copenhagen e su quanto è stato fino ad ora discusso per il post Protocollo di Kyoto nel 2012.

La Commissione afferma che «L'Ue sta premendo per un trattato internazionale globale, ambizioso e giuridicamente vincolante che impedisca al riscaldamento globale da raggiungere livelli pericolosi. Il global warming e l'aumento delle temperature devono essere mantenuti sotto i 2 gradi centigradi rispetto al livello pre-industriale per prevenire gli impatti più pericolosi del cambiamento climatico.

Le prove scientifiche dimostrano che le emissioni globali devono rimanere all'interno di una traiettoria che sia compatibile con il rispetto di questo limite della temperatura, i Paesi industrializzati devono ridurre le loro emissioni di gas serra del 25 - 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, mentre i Paesi in via di sviluppo devono limitare la rapida crescita delle loro emissioni a circa il 15 - 30% in meno rispetto ai livelli normali nel 2020. Le emissioni globali dovranno raggiungere il picco al più tardi entro il 2020, e ridursi di almeno il 50% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990 e continuarle a diminuire negli anni successivi.

L'Ue ha già dimostrato di impegnarsi senza riserve per ridurre le proprie emissioni di almeno il 20% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. E' l'attuazione del pacchetto clima ed energia, nonché di un programma di misure di efficienza energetica per conseguire questo obiettivo. Inoltre, si è impegnata ad innalzare i tagli di emissione l'emissione fino al 30%, a condizione che gli altri Paesi industrializzati siano d'accordo per fare riduzioni comparabili e che i Paesi in via di sviluppo diano un contributo adeguato ad un accordo globale.

Tuttavia, gli obiettivi di emissione proposti finora da parte dei Paesi industrializzati raggiungono riduzioni intorno al 10 - 17% entro il 20020 rispetto ai livelli del 1990, mentre i Paesi in via di sviluppo più economicamente avanzati hanno offerto poco in termini di azioni concrete per controllare le loro emissioni.

Il Consiglio europeo del 29-30 ottobre ha impegnato l'Ue e gli Stati membri a contribuire con una quota equa di circa 22 - 50 miliardi di euro supplementari di finanziamenti pubblici internazionali che i Paesi in via di sviluppo dovranno ricevere ogni anno entro il 2020 nell'ambito di un accordo ambizioso. Tutti i Paesi, ad eccezione di quelli meno sviluppati, dovrebbero contribuire a questa somma attraverso una accordo chiave per un contributo globale basato su livelli di emissione dei Paesi e sulla capacità di reddito. I livelli delle emissioni dovrebbero avere un peso considerevole nell'accordo e questo dovrebbe aumentare nel tempo.I Paesi in via di sviluppo dovrebbero essere beneficiari netti dei finanziamenti pubblici internazionali.

L'UE è inoltre impegnata a fare la sua parte di "fast-start' financing" per aiutare i Paesi in via di sviluppo a rafforzare le loro capacità di combattere i cambiamenti climatici per il periodo 2010-2012. Il contributo dell'Ue sarà deciso alla luce dei risultati dell'accordo definitivo. La Commissione europea stima che potrebbe essere necessari globalmente 5- 7 miliardi di euro ogni anno nei tre anni successivi ad un ambizioso accordo globale.

I progressi fatti nel corso dei cinque sessioni negoziali che si sono tenute quest'anno sono stati più lenti di quanto sperato. All'ultima riunione di Barcellona si sono avuti progressi nell'ambito dello snellimento del testo negoziale e su una serie di questioni tecniche. Tuttavia, è ancora necessario un lavoro considerevole e conseguentemente sono stati espressi dubbi sulla questione se un trattato a pieno titolo possa essere completato a Copenaghen, come originariamente previsto.

L'UE spera che questo sia ancora possibile, ma se non fosse così, il risultato minimo a Copenaghen deve essere un forte accordo quadro che riguardi le componenti essenziali di un nuovo trattato e un termine per completarlo. Gli elementi essenziali sono: una serie di impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni da parte dei Paesi sviluppati, compresi gli Stati Uniti; un'azione adeguata da parte dei Paesi in via di sviluppo per ridurre la crescita delle loro emissioni di crescita; un accordo finanziario per aiutare i Paesi in via di sviluppo a mitigare le emissioni e ad adattarsi ai cambiamenti climatici .

A Barcellona l'Unione europea ha sottolineato la sua disponibilità a fare di tutto per completare al più presto possibile un vero e proprio trattato a pieno titolo.

I negoziati internazionali vengono condotti su due "binari" paralleli. Su un binario le 194 Parti della Framework Convention on Climate Change dell'Onu, tra cui gli Stati Uniti, stanno discutendo di un'azione di cooperazione a lungo termine per combattere il cambiamento climatico. In un'altro binario altre 184 Parti del Protocollo di Kyoto, che non includono gli Stati Uniti, stanno discutendo li impegni di riduzione delle emissioni del 2012 i paesi industrializzati, ad eccezione degli Stati Uniti.

L'Ue ha dichiarato la sua preferenza per questo di condurre questo duplice approccio ad un unico trattato internazionale giuridicamente vincolante. Questo deve includere e valorizzare gli elementi essenziali del protocollo di Kyoto, come ad esempio la riduzione delle emissioni da parte dei Paesi industrializzati, i meccanismi basati sul mercato, le regole per contabilizzare le variazioni delle emissioni dovute all'utilizzo dei suoli del cambiamenti nell'uso dei terreni e delle foreste, e un forte regime di conformità.

Un unico trattato avrebbe il vantaggio di creare un quadro istituzionale unico per tutte le Parti che richiedono un processo di ratifica. Potrebbe anche portare tutti i Paesi sviluppati sotto un regime climatico internazionale. Il trattato deve essere ratificato in tempo per entrare in vigore il 1 ° gennaio 2013.

L'UE onorerà tutti gli impegni e gli obblighi del Protocollo di Kyoto, a prescindere dall'esito del processo di Copenaghen.
Come Paese ospite della conferenza di Copenaghen, la Danimarca terrà una riunione informale dei ministri da tutto il mondo a Copenaghen il 16-17 novembre per mettere a punto i preparativi per la conferenza.

Ulteriore incontri potrebbero anche essere tenuti, condotti dagli Usa, all'interno del Major Economies Forum, che riunisce le 17 principali economie che sono collettivamente responsabili di circa l'80% delle emissioni globali, ma nessuna data è stata fissata».

Torna all'archivio