[09/11/2009] News

Politiche degli annunci, piani casa e rendite edilizie

GROSSETO. La politica degli annunci mostra le corde. Almeno per quanto riguarda il Piano casa, che secondo i proclami del Governo avrebbe fatto dato una grossa mano alla ripresa economica, e quindi da considerare come manovra anticiclica, di stimolo.
A leggere i dati del dossier presentato dal sole 24 ore è stato invece un vero e proprio flop.
«Se si dovesse guardare il piano casa con l'obiettivo iniziale del presidente del consiglio di ammortizzare la crisi - scrive nell'editoriale di oggi Giorgio Santilli - dovremmo concludere che siamo ormai fuori tempo massimo. Prima dell'estate 2010 non si vedrà granché sul piano della spesa effettiva, c'è da giurarlo. L'effetto reale del piano casa si vedrà quando la crisi sarà passata o almeno attenuata (si spera). Nessun beneficio anticongiunturale a breve, quindi».

Ma il problema secondo Santilli non sta nella errata intuizione del premier, quanto nell'immobilismo di cui questo paese è capace. «Resterà al piano casa e a Berlusconi - scrive infatti Santilli - il merito di aver dimostrato ancora una volta quale paese ingessato sia l'Italia, incline al campanilismo, alle decisioni lente, alla vittoria delle burocrazie. E anche il merito di aver buttato giù una parte di queste resistenze».

Nel senso che questo piano casa avrebbe fatto breccia anche in quelle regioni -vedi Umbria e Toscana- che per la compagine politico amministrativa sarebbero ostili all'attuale governo.
Ora proprio in queste regioni, tra l'altro la Toscana è stata la prima a varare la norma che permette gli ampliamenti delle villette (esclusivamente monoo bifamiliari, pensate come antidoto contro la crisi economica) la critica da parte degli edili è che le norme sono troppo stringenti e quindi nei fatti le richieste sono pari allo zero virgola. Quindi un risultato del tutto insoddisfacente per il troppo rigore non tanto per il fatto che in periodi di crisi non tanti hanno la disponibilità e la predisposizione emotiva ad allargare la propria abitazione.

Ma secondo i dati del Cresme, che aveva ipotizzato che il piano casa avrebbe potuto rappresentare sino al 35% del mercato dell'edilizia abitativa in Italia, sembra che i costruttori conoscano bene il proprio mercato di riferimento.

Il rapporto dell'istituto sulla produzione edilizia evidenzia infatti che l'abusivismo non conosce crisi economica e che quest'anno peserà per il 10%. I dati relativi al 2009, anticipati dal sole 24 ore, stimano infatti per l'anno in corso 27mila abitazioni illegali.

Secondo il presidente del Cresme, Lorenzo Bellicini, «le leggi regionali sul piano casa permetteranno di realizzare legalmente almeno una parte degli ampliamenti che oggi si fanno in modo abusivo, e sarà interessante vedere il loro impatto negli anni 2011-2013».

Ma appunto si tratterà di una parte, perché la storia insegna che è assai difficile che un abuso una volta realizzato venga poi demolito per la trafile burocratiche e legali necessarie, oltre al fatto che ci può sempre essere un condono in cui sperare, vista la loro quasi periodicità.

Lo stesso Cresme mette in evidenza che guardando i dati della serie storica, le punte di illegalità si concentrano proprio in concomitanza degli annunci di probabili condoni edilizi.
Sono stati 125mila gli immobili illegali l'anno predente al condono del 1984, il 28,7% del totale del costruito; hanno rappresentato il record del 29,5% nel 1994; l'11,5% nel 2003, l'8,3% nel 2007 e secondo le stime per il 2009 si manterranno attorno al 10% nonostante la contrazione del settore dovuto alla crisi.

Un dato preoccupante sia per quanto significa nei termini di ulteriore consumo di suolo sia per gli oneri necessari da parte della collettività per fornire a questi insediamenti illeciti i servizi essenziali.
Non ultima infine la considerazione che ogni costruzione fuori dalle norme significa allungare i tempi di raggiungimento di obiettivi quali una maggiore efficienza energetica, e un maggior ricorso all'uso di energie rinnovabili nelle abitazioni, sui quali proprio da un recente rapporto Cresme-Legambiente emerge che si stiano orientando le amministrazioni regionali, provinciali e comunali, con una eccezionale accelerazione normativa a tutti i livelli.

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