[06/11/2009] News

Il G20 dei ministri delle finanze e il controvertice "Put People First". Le risposte che non arrivano

LIVORNO. Cominciano oggi a Saint Andrews, in Scozia, le riunioni dei ministri delle finanze del G20, cioè dei Paesi economicamente più importanti (e inquinanti) del mondo. Quella che doveva essere la novità che allargava, democratizzava e sostituiva un sempre meno efficace ed efficiente G8 si é quasi subito rivelata un altro rito di una grande burocrazia di alto livello che sembra saper riconoscere i problemi planetari che l'umanità ha davanti ma, proprio come il bistrattato e non rimpianto G8, sembra girarci intorno.

Il G20 scozzese ha naturalmente tra i suoi temi principali anche la crisi ambientale e climatica, ma comprende al suo interno proprio i Paesi che incarnano lo scontro e lo stallo che rischia di far fallire Copenhagen: da una parte gli Usa ed i loro alleati che non vogliono pagare dazio per le loro colpe storiche, dall'Altra India, Cina, Brasile, Sudafrica che non vogliono accollarsi la responsabilità di ridurre la loro crescita per salvare "i ricchi".

I summit del G20 si sono rivelati più tranquilli di quelli del G8 che ormai erano diventati una calamita sia di contestazioni pacifiche che di teppisti e violenti alla ricerca di un palcoscenico politico del quale non avrebbero goduto nell'isolamento politico che di solito li circonda, ma a quanto pare le cose stanno rapidamente cambiando anche per il G20 e forse (e speriamo) con maggiore consapevolezza della posta in gioco e maturità politica, altrimenti il movimento "no-global" non uscirà dalla sua crisi.

Decine di associazioni hanno convocato il contro-vertice "G20 Put People First" a Saint Andrews per il 7 novembre, per mostrare i ministri del G20 che hanno a cuore le decisioni che prenderanno in nostro nome.

I "People's Summit" discuteranno alla Westminster Central Hall di Londra di lavoro, giustizia, clima, alternative al G20... e per chiedere che la ricetta di uscita dalla crisi economica non si traduca nella vecchia e fallimentare ricetta del "business as usual" che quella crisi l'ha prodotta e che è parte essenziale delle altre crisi: una ambientale e climatica senza precedenti ed un'alimentare pericolosissima figlia delle prime due.

«Hanno salvato le banche con somme miliardarie, ed ora l'unica scelta che ci offrono è quella di pagare per i tagli che hanno fatto - dicono gli organizzatori del G20 alternativo - Gli interventi dei governi per realizzare un Green New Deal è sparito dall'ordine del giorno,eppure si sono formate forti alleanze tra ambientalisti e sindacalisti che sono a fianco della Vestas per salvare i grandi impianti eolici in Gran Bretagna».

La contro-conferenza "G20 Put People First", che riunirà scienziati, attivisti, militanti, sindacalisti, politici, vuole fare (e farsi) ai ministri delle finanze alcune domande che non hanno ancora avuto risposte concrete: «Da qui a Copenaghen, come possiamo ottenere un accordo globale sul clima che metta veramente al centro la giustizia climatica? Come possiamo rispondere alla crisi occupazionale ed alla crescente povertà in tutto il mondo? Come possiamo garantire il Global Green New Deal di cui il mondo ha bisogno? Come facciamo a dimostrare che i tagli non sono l'unica opzione, e dimostrare ciò che significa in realtà "Putting People First"? ».

Vedremo se il G20 sarà l'occasione per iniziare a dare le risposte che il G8 non voleva e poteva dare.

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