[06/11/2009] News toscana

Il Faraone, la cicala e la formica

FIRENZE. I sogni faraonici sono ben duri a morire, come dimostra la vicenda del ponte sullo stretto di Messina, pervicacemente perseguito da questo Governo e dal suo capo, nonostante ciò che proprio a Messina è successo soltanto poche settimane fa.

Nonostante che in Sicilia per percorrere i 236 chilometri che separano Agrigento da Siracusa occorrano 4 ore tonde, salvo complicazioni. Nonostante le condizioni drammatiche dei circa 450 chilometri della Salerno-Reggio Calabria, un tratto autostradale in cui si passa da alcune gallerie sovradimensionate, extrailluminate e ultramoderne, modello Svizzera, ai moltissimi cantieri perenni che costringono a decine di cambi di carreggiata e la trasformano nella più pericolosa delle provinciali, così come fa il fondo, in tantissimi punti sconnesso. Nonostante l'irrimediabile gap infrastrutturale che attanaglia soprattutto il sud Italia. Nonostante il sottodimensionamento del trasporto merci su ferro a favore di quello su gomma. Nonostante che le autostrade del mare, in un Paese circondato per tre lati dall'acqua, non si sappia quasi cosa siano.

Insomma i sogni da Faraone sono duri a morire, nonostante le mille contraddizioni di questo Paese nelle scelte di politica ambientale e del modello di sviluppo a cui ispirarsi.

Prendiamo ad esempio la tutela del territorio. Qui buon senso ed esperienza consiglierebbero una politica da fomichine giudiziose, che con pazienza, costanza e buona lena, mettano da parte interventi in vista dell'inverno che - ormai dovremmo averlo imparato - anche a causa dei cambiamenti climatici, si presenta sempre più severo ed estremo ogni anno che passa. E invece no. Si preferisce fare le cicale spendaccione e spargere asfalto e cemento, limitandoci a lamentarci e a frinire di sdegno ogni qual volta il territorio va in tilt e produce guasti e vittime. Fanno le cicale tutto l'anno per un Faraone che sa quando serve stupire, mostrarsi vanamente grande e dannosamente munifico.

Di fronte a tutto questo, la Toscana continua ad essere caparbiamente ostinata e contraria, e sceglie di continuare a fare la formica. Abbiamo messo a disposizione di oltre 130 comuni su 287 risorse per 14 milioni di euro (che diventano 20 con i cofinanziamenti) per opere necessarie alla messa in sicurezza del territorio in seguito ai danni atmosferici dell'inverno scorso. E, non contenti, chiediamo al Governo altri 14 milioni di euro per finanziare interventi già avviati e per altri che giudichiamo di estrema urgenza per scongiurare disastri come quello di Messina.

Al Faraone e alle tante cicale che cantano nel suo coro, continuiamo a preferire le formiche. A proposito: avete mai pensato a quante Messine, a quanti Sarno, a quante Villar Pellice si eviterebbero, se si destinassero i soldi del ponte sullo stretto alla difesa e alla tutela del nostro preziosissimo territorio?

 * Marco Betti è assessore alla difesa del suolo ed al servizio idrico della Regione Toscana 

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