[06/11/2009] News toscana

Fotovoltaico partecipato e paesaggio toscano

FIRENZE. «L'idea che abbiamo avuto è stata di coinvolgere i cittadini, le famiglie e gli imprenditori per finanziare il progetto. Si tratta della sottoscrizione di obbligazioni familiari, un'operazione popolare a partecipazione diffusa. Chi sottoscrive otterrà in cambio la copertura gratuita del proprio fabbisogno e avrà anche un ritorno monetario in quanto le obbligazioni renderano 1-2 punti in più rispetto agli investimenti più appetibili»: così, sulla "Nazione" di ieri, il sindaco di Casole d'Elsa Piero Pini ha spiegato il suo progetto per la realizzazione di un parco fotovoltaico partecipato nel comune valdelsano.

L'impianto, peraltro di taglia notevole (1 Mwp), dovrebbe essere realizzato entro la primavera 2010 su 2,5 ettari di un terreno situato nell'area industriale "Il Piano", con un investimento di circa 3,5 milioni di euro. L'elettricità prodotta sarà appannaggio delle famiglie e delle aziende locali, e il risparmio comparato di gas serra rispetto alla produzione di elettricità con energia fossile è stimato in 500 t/anno di CO2eq non immessa in atmosfera.

Se e quando l'impianto sarà realizzato si avrà quindi, sul territorio toscano, un vero e proprio modello di riferimento per la messa in opera di impianti a Fer (tra l'altro un'operazione del genere è già stata messa in atto dal Comune di Peccioli). E la realizzazione dell'impianto avverrà tramite il prestito obbligazionario, quindi con la partecipazione finanziaria della popolazione e delle aziende, e ciò a sua volta comporterà necessariamente l'instaurarsi di uno spontaneo processo di partecipazione civica riguardo all'impianto, cioè alla sua progettazione, realizzazione e gestione.

Due piccioni con una fava, potremmo dire: energie rinnovabili, messe in opera con un percorso partecipato. E, se a volte le pratiche partecipative possono essere di contrasto al processo di riconversione energetica, e in generale ai processi decisionali, non sembra proprio questo il caso: il legame di causa ed effetto tra partecipazione finanziaria e partecipazione "operativa" sembra, anzi, un ottimo veicolo per far sì che l'opera sia realizzata tenendo presente (e attraendo) anche il consenso della popolazione.

Pensiamo ad esempio ai problemi paesaggistici connessi alla messa in opera di un campo fotovoltaico così grande: nel momento in cui gli investimenti (anche) sul solare centralizzato (cioè sulle centrali a terra di grandi dimensioni) dovessero, come è sperabile e probabile, diventare la norma, è chiaro che il problema paesaggistico diverrebbe ben più significativo rispetto alla situazione odierna, che vede in regione i pannelli fv quasi esclusivamente montati su tetti di case o di impianti industriali.

Pur tenendo presente che l'impianto di Casole sarà realizzato in zona industriale, è utile osservare l'immagine, dove è visibile l'impianto centralizzato di Roccastrada (Grosseto), la cui potenza installata è pari a 994 kw, quindi analoga a quello previsto a Casole, e le cui dimensioni sono meglio comprensibili osservando il camion situato a destra dell'immagine.

E' abbastanza ovvio come, pur tenendo presenti le inderogabili priorità da seguire se puntiamo ad una vera riconversione energetica (e quindi anche ai compromessi da attuare, anche riguardo al rapporto tra paesaggio e impianti tecnologici), un problema paesaggistico si pone, e che esso è ben maggiore rispetto a quello dato dall'installazione di impianti fv sui tetti delle abitazioni. Ma, ad un problema effettivamente esistente, si affianca l'alterata percezione che la popolazione spesso ha nei confronti delle nuove energie, la diffidenza nei confronti delle novità, e anche una bassa informazione riguardo all'urgenza e alla necessità di evolvere la società in direzione di un altro modello di sviluppo, in primo luogo per quanto riguarda l'energia.

Un modello operativo partecipato (specialmente, come in questo caso, se la partecipazione si espleta in primo luogo sugli aspetti finanziari) può essere di sicuro apporto nell'affrontare i problemi sopra citati, perlomeno nei loro aspetti più legati all'ignoranza, alla diffidenza, al tradizionalismo, ma anche per affrontare il problema paesaggistico in maniera informata, matura e con cognizione di causa : nella stessa direzione vanno anche i progetti per i gruppi di acquisto per il solare (cfr. greenreport del 23 ottobre) e in un certo senso anche il progetto, di cui ha parlato più volte l'assessore Bramerini anche in riferimento al Pier, per la realizzazione di "orti sociali" per l'energia solare, destinati a quei cittadini che vivono nei centri storici e che (allo stato attuale della normativa) non possono installare impianti fv sui tetti.

Insomma, il fv toscano sta facendo passi da gigante (+614% in un anno, anche se il dato è condizionato dai numeri tuttora limitati, essendo salito da 5,6 Mw a 40), ma per fargli superare l'attuale condizione di sudditanza rispetto ad altre tecnologie a rinnovabili (es. eolico, anche se in Toscana il gap tra le due è in via di esaurimento in termini di potenza installata, poiché attualmente in regione sono installati 59 Mw di energia del vento) e non, occorre affrontare alla radice il problema paesaggistico, che sussisterà fino al momento in cui il progresso tecnologico non avrà risolto i problemi legati alla bassa capacità di trasformazione energetica che caratterizza i pannelli attuali.

E per affrontare il problema si può, certo, scegliere anche strade diverse, come ad esempio quella cui è ispirato il "Diamante" che è stato messo in opera nel parco di Pratolino (Vaglia-Firenze), ma occorre tenere presente che l'impianto in questione, sia pure esteticamente molto valido e ben inseribile in un contesto come quello toscano, ha una potenza installata di soli 11 kwp. E' ovvio che una strada non esclude l'altra, comunque, e va ricordato anche il ruolo che le cosiddette "tegole fotovoltaiche" potranno svolgere per districare questo ennesimo conflitto tra energia e paesaggio: ma quella della partecipazione civica (anche finanziaria) sembra essere, per quanto riguarda il fotovoltaico a terra, una strada da seguire con convinzione.

 

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