[05/11/2009] News toscana

Rifiuti prodotti nelle navi, impianto di trattamento nel porto di Livorno

LIVORNO. La Legge 182 del 2003 recepisce la direttiva europea che regola le procedure per la corretta gestione dei rifiuti prodotti dalle navi, siano essi mercantili, da crociera o traghetti. Ogni porto dovrebbe dotarsi di impianti ad hoc e per questo motivo sabato sarà inaugurato a Livorno il nuovo impianto realizzato dalla Labromare per i rifiuti solidi, che si andrà ad aggiungere a quello già esistente e varato nel 2004 che tratta le miscele oleose, in pratica le acque di sentina.

Eugenio Fiore è l'amministratore delegato della Labromare, al quale chiediamo di spiegarci di che tipo di impianto si tratta.

«L'impianto che inauguriamo sabato ha diverse funzioni per ciascuna fase del suo ciclo. La prima fase è quella della selezione: i rifiuti prodotti nelle navi, che ci vengono conferiti secondo una tariffa standard particolarmente incentivante per evitare scarichi abusivi in mare come avveniva in passato, sono prima suddivisi per area di provenienza e quindi per tipologia: legno, carta, vetro e plastica vengono quindi separati e avviati alle imprese che ne effettueranno il riciclo. Si tratta in media del 25% del totale».

A cosa serve la divisione per aree geografiche?

«Secondo la normativa i rifiuti prodotti da nave che provengono da Paesi extra Ue oppure dalla Sardegna devono prima essere sterilizzati. Abbiamo quindi una seconda fase di sterilizzazione con i materiali che poi vengono uniti agli altri materiali suddivisi per tipologia».

Questo per il 25% dei rifiuti, il resto dove va?

«Quello che non riusciamo a differenziare va nella piattaforma di stoccaggio e quindi nell'impianto di triturazione e deferrizzazione che consente appunto di recuperare rottami ferrosi da avvire al riciclo. Il triturato non recuperabile viene quindi compattato e destinato a smaltimento finale che avviene nella discarica di Scapigliato a Rosignano».

Quindi nel vostro impianto non c'è recupero energetico o altri processi combustivi?

«No, infatti il sistema di filtraggio per l'abbattimento dei fumi interviene in una situazione di già basse emissioni. Inoltre abbiamo cercato di essere il più efficienti possibili dal punto di vista energetico: il calore prodotto dall'impianto di sterilizzazione per esempio, viene riutilizzato per l'acqua calda sanitaria delle docce degli spogliatoi. Poi trattiamo tutte le acque che utilizziamo e ne recuperiamo a uso industriale almeno il 70%. E infine abbiamo sia un impianto solare termico sia un impianto fotovoltaico su 340 metri quadri di tetti da 48Kw, che produce una media di 52mila kilowattora l'anno».

Qual è la capacità dell'impianto e sarà possibile utilizzarlo anche per altri scali, come per esempio quello di Piombino?

«Il nostro impianto è in grado di trattare 3 mila tonnellate di rifiuti l'anno, leggermente sovradimensionato come l'altro impianto che abbiamo per le acque di sentina. Ma mentre per quest'ultime abbiamo un accordo con l'autorità portuale di Piombino e ci vengono inviate a noi, per i rifiuti solidi non c'è alcun accordo, anche perché forse loro hanno minori traffici extra Ue».

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