[03/11/2009] News

Le medicine non sono una merce (almeno in Ecuador)

GROSSETO.  Fedele agli impegni presi con i suoi elettori, il presidente ecuadoriano Rafael Correa, ha annunciato che l'Ecuador produrrà medicine senza tenere conto delle limitazioni imposte dai brevetti internazionali «nel nome del diritto alla salute». Il governo ha infatti emanato un decreto che elimina i brevetti su più di 2mila farmaci e istituisce un sistema per potenziare la produzione nazionale farmaceutica, includendo anche vari prodotti agrochimici.

L'Istituto Ecuadoriano della Proprietà Intellettuale ha precisato che il provvedimento si basa sull'accordo dell'Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) riguardante i diritti sulla proprietà intellettuale nel commercio.

«Le medicine non sono una merce. Tutte quelle che possiamo produrre in Ecuador o copiare, lo faremo» ha detto il presidente Correa.

La spinosa questione dei Trip (Trade Related aspects of Intellectual Property rights), ovvero  i diritti di proprietà intellettuale che garantiscono alle società farmaceutiche brevetti ventennali sui farmaci era stata affrontata al Doha round del Wto. Negli accordi raggiunti sui Trip si prevede  che, in caso di emergenza sanitaria, un paese possa produrre in proprio i farmaci senza chiedere l'autorizzazione e pagare i diritti al titolare del brevetto (licenze obbligatorie) oppure importarli come generici a prezzi inferiori (importazioni parallele).

Cosa più facile a dirsi che a farsi, perché Big Pharma ha cercato sempre di trovare il modo di rendere questi accordi lacunosi. È il caso del  Sudafrica e del Brasile che quando hanno fatto leva su queste  clausole per ottenere, a un prezzo accessibile a un'ampia fascia di popolazione, i farmaci contro l'Aids, hanno suscitato la reazione delle multinazionali produttrici che cercavano di opporsi.

Mentre è ormai opinione condivisa che la progressiva esclusione dei poveri dalle cure mediche è data proprio dalla inaccessibilità ai farmaci, per l'alto prezzo che questi hanno. Le statistiche mondiali indicano che il 75% della popolazione ha a disposizione solo il 15% dei farmaci in commercio, (che scende all'1% in Africa)  contro il 42% del solo Nord-America . Nelle aree più povere del pianeta oltre il 50% della popolazione non ha accesso neppure ai farmaci definiti "essenziali", siano essi generici o brevettati.

Una situazione che è andata migliorando negli ultimi anni per quanto riguarda, ad esempio,  l'accesso alla terapia antiretrovirale per l'Aids: secondo i dati forniti da Medici senza frontiere, nei Paesi a basso e medio reddito, nel 2008, il 42% dei circa 9,5 milioni di persone che necessitavano di cure avevano accesso alla terapia, rispetto al 33% del 2007.

I maggiori progressi sono stati raggiunti in Africa Subsahariana, la regione in cui si verificano due terzi dei contagi da HIV nel mondo, dove negli ultimi anni, i prezzi dei farmaci antiretrovirali sono diminuiti in modo significativo, contribuendo a una più ampia diffusione delle cure.

Ma nonostante questi risultati, l'accesso alle cure non è sufficiente rispetto alla domanda e la crisi economica globale ha sollevato ulteriori preoccupazioni. Di questi temi si è occupata anche  la Commissione sui Diritti di Proprietà intellettuale, l'Innovazione e la Sanità pubblica (Cipih) dell'OMS)  per elaborare una strategia globale e un piano d'azione che serva a contribuire a dare una risposta più efficace alle esigenze particolari dei paesi in via di sviluppo nell'ambito della ricerca e della produzione di nuovi medicinali e vaccini e a garantire che l'accesso a questi medicinali venga migliorato. Ma senza esiti troppo lungimiranti, perché la questione di fondo rimane la giustificazione da parte delle aziende farmaceutiche che il ricorso al brevetto e alle royalties è fondamentale per poter garantire che vada avanti la ricerca e l'innovazione sui nuovi farmaci.

Un giustificazione che a molti appare esagerata tra cui Thomas Pogge, l'ideatore del progetto Patent 2, un progetto per cambiare il regime internazionale dei brevetti secondo un principio di equità dell'accesso alle cure. Ad essere privilegiati dovrebbe cioè essere i paesi più poveri, che non possono permettersi di pagare le licenze sui farmaci e che spesso sono tra quelli che maggiormente soffrono delle cosiddette malattie dimenticate, quelle cioè che non hanno un mercato nei paesi ricchi.

L''idea di Patent2 è quella di impostare un sistema di incentivi a livello globale che premi chi investe nelle malattie più diffuse e permetta a tutti di fruire delle scoperte senza avere un ritorno economico diretto. Ovvero la cancellazione del brevetto sui farmaci che hanno una valenza medica globale, dove la produzione e la vendita libera del prodotto avverrebbe in cambio di incentivi finanziari, garantiti da trattati internazionali, proporzionati all'impatto medico globale del  farmaco.

Con questa opzione, farmaci per malattie che colpiscono principalmente i paesi poveri potrebbero diventare l'obiettivo di ricerche che promettono profitti alle aziende farmaceutiche. Ma intanto l'Ecuador, seguito anche dal Venezuela, forza i tempi e la nuova strada per la produzione dei farmaci la mette in pratica senza attendere che progetti come questo si realizzino.

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