[03/11/2009] News

L’aria complicata di megalopoli

ROMA. L'inizio del XXI secolo sarà ricordato anche perché per la prima volta nella sua storia, la maggior parte dell'umanità, oltre il 50%, vive in città, invece che in campagna. Stanno crescendo, in particolare, le megalopoli: le città con 10 milioni e più di abitanti. Erano 3 nel 1975, sono 19 oggi, saranno 27 nel 2025.

Questi enormi agglomerati urbani offrono molte opportunità, ma propongono anche molti rischi. Ivi inclusi quelli relativi all'inquinamento atmosferico e ai cambiamenti climatici, come ci ricordano due esperti ricercatori, l'americano David Parrish e il cinese Tong Zhu sull'ultimo numero della rivista Science. La crescita delle megalopoli è infatti accompagnata da una forte concentrazione nell'atmosfera urbana di particelle solide, liquide e gassose, con effetti misurabili sulla salute umana. Nelle megalopoli l'incidenza delle malattie respiratorie e delle malattie cardiovascolari è superiore a quella che si verifica non solo nelle campagne, ma anche nelle città più piccole. C'è una correlazione diretta, è ormai dimostrato, tra l'aria inquinata e l'aumento delle malattie respiratorie e cardiovascolari nelle megalopoli. Inoltre, sostengono Parrish e Zhu, molti di queste sostanze inquinanti giocano un ruolo importante nei cambiamenti del clima globale. Per cui la proposta è: puliamo l'aria delle megalopoli e avremo due effetti, uno locale e l'altro globale. Miglioreremo la salute delle persone che abitano megalopoli e miglioreremo la qualità della vita delle persone esposte all'aumento della temperatura media del pianeta.

Proposta giusta. Tuttavia non priva, a sua volta, di qualche rischio, avvisano altri quattro ricercatori, Almut Arneth, Nadine Unger, Markku Kulmala e Meinrat O. Andreae, sul medesimo numero di Science. Un'aria più pulita non è necessariamente un'aria più fresca. Perché le sostanze che inquinano l'aria localmente non hanno il medesimo effetto sul clima globale. Se l'ozono cosiddetto antropogenico (generato dalle attività umane) e il "black carbon", le particelle di carbonio, hanno un "positive forcing" sul clima, ovvero concorrono a riscaldare il pianeta, gli aerosol a base di zolfo hanno un "negative forcing", concorrono a raffreddare il clima.

Se pulisco l'aria delle megalopoli puntando solo o soprattutto su un drastico abbattimento dei solfati (gli aerosol a base di zolfo che contribuiscono ad abbassare la temperatura), ottengo a livello di cambiamenti climatici l'effetto opposto a quello desiderato: contribuisco ad aumentare la temperatura media planetaria. In conclusione: dobbiamo pulire l'aria di megalopoli. Su questo non c'è dubbio. Ma dobbiamo agire con giudizio. Puntando a un abbattimento almeno equilibrato degli inquinanti.  Ma, probabilmente, lo sforzo maggiore dovrebbe essere rivolto ad abbattere le emissioni urbane di "black carbon" che, secondo alcuni ricercatori, hanno un "positive forcing", fanno aumentare la temperatura del pianeta, pari alla metà di quello dell'anidride carbonica. In pratica: si prevede che il raddoppio dell'anidride carbonica in atmosfera rispetto ai livelli dell'era pre-industriale comporterà, entro il 2100, un aumento della temperatura compreso tra 2 e 4 °C. Se riusciamo ad abbattere il "black carbon" potremmo limare questo aumento di o,5 o addirittura di 1,0 °C. 

Se, nel medesimo tempo, riusciamo ad abbattere anche le emissioni di ozono antropogenico potremo permetterci a scala globale il "lusso" di abbattere anche i solfati e ottenere un'aria sia più pulita sia più fresca. 

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